24 dicembre 2006

Buoni auspici

Dopo l'acquisto dei regali per gli altri, alla vigilia di Natale decido di farmi un regalo. E lo faccio in un luogo dove non entravo da almeno 20 vent'anni. Quel Disco Club di Via S. Vincenzo a Genova di cui ho riletto di recente e che mi ha riportato alla memoria le decine, forse centinaia di pomeriggi passati a sognare su grandi copertine colorate di album in vinile, indeciso su quale scegliere e dove spendere quei pochi biglietti da mille lire che allora avevo in tasca.

Ho trovato tra gli scaffali e subito comprato la riedizione arricchita con demo tracks di Ramones, primo album del 1976 dell'omonimo gruppo newyorkese, disco seminale per tutto il Punk, la New Wave e l'Alternative rock a venire.

Ma la cosa più straordinaria è stata sentire commentare con sorpresa dal gestore: "Però! Questo è l'album più richiesto del giorno".
In pratica, alla vigilia del Natale 2006, Disco Club aveva venduto ben tre - ripeto 3 - copie di Ramones.
Evidentemente l'album più natalizio che ci si possa immaginare!

Mi piace credere che domani qualcun'altro ascolterà, scartando i regali, Blitzkrieg Bop e Let's Dance al posto di Jingle Bells e Bianco Natale!

Intanto mio figlio piccolo che mi accompagnava nel negozio guardava interessato lo scaffale con gli album dei Green Day.

Se questo non è già un buon auspicio per il 2007...


20 dicembre 2006

Behind Blue Eyes

No one knows what it's like
To be the bad man
To be the sad man
Behind blue eyes.

(Behind Blue Eyes, The Who da Who's Next, 1971)

14 dicembre 2006

Cani sciolti e reti

Cani sciolti, ovvero pregevole descrizione del sentimento di "non appartenenza" espressa in un post di Franco Zaio nato dopo una conversazione tra amici.

Al contrario, il mondo e l'Italia sono pieni di esempi che mostrano la corsa a partecipare al bar sport della professione e dell'esistenza.


Stamattina Beppe Severgnini, commentando i giornali a Prima Pagina di Radio Tre, affermava con naturalezza - seppur in un contesto più ampio - che tutti oggi appartengono o vogliono appartenere a una lobby.

Altra parola magica di questi anni è networking, la rete di conoscenze che permette di muoverti nel mondo del lavoro sapendo che "se io aiuto te, tu aiuti me". Se non fai parte del network sei out, non sei protetto dai mali del mondo (anche se nella parola networking c'è la parola "rete", che collega ma anche ti tiene prigioniero).

Scopro l'acqua calda? Il solito snob?

In verità, anche io provo ad essere conviviale e compiacente.
Un conoscente mi ha invitato a entrare in Linked In, comunità professionale in rete che ti mette in comunicazione con experienced professionals e dove "relationships matter!". Tra 8,5 millioni di professionals non ne ho trovato ancora uno che faccia un lavoro uguale al mio (e non faccio l'astronauta).
Mi conosco e fra un pò mi vedrete su My Space, "a place for friends", per vedere che effetto fa raccattare quanti più Friend Space possibili. Bene. Tanti amichetti.
Tra un mese poi mi iscriverò alla comunità di Second Life dove mi creerò una seconda vita virtuale inverandomi in una blatta digitale e cercando di fare networking con la comunità degli scarafaggi virtuali. Una lobby contro il DDT umano.

Insomma, io ci provo a essere intellettuale, essere pecoreccio, essere fine, essere comunista, essere massone, essere cattolico, essere bravo papà che frequenta gli altri papà, essere diessino, ruffiano, paraculo, tecnologico, naturalistico e biologico, arrivista, alternativo, estremista, apocalittico, integrato, qualunquista, coerente; perfino a parlare di calcio (argh). Che fra un pò magari provo anche a essere gay.

Ma è inutile. O non ci riesco o non mi vogliono.

Stellone???

Ieri sul Brennero due treni si sono scontrati. Raccontano i quotidiani che su uno dei due convogli era presente una sostanza tossica - simile a quella che causò il disastro di Bhopal in India - che avrebbe potuto provocare un grave incidente ecologico e forse umanitario. La sostenza non era segnalata e i soccorritori non ne conoscevano l'esistenza.

Il responsabile della Protezione Civile Guido Bertolaso dice che "se non c'è stato il botto è perché uno stellone ci ha protetto".

Ma vi rendete conto? Uno "stellone"... La variante astronomica dello Spirito Santo.

Un mio conoscente, perito nei processi per incidenti sul lavoro, sosteneva in base alla propria esperienza che TUTTI gli incidenti sul lavoro sono evitabili. Basta prendere le dovute precauzioni, ovvero rispettare le norme di sicurezza.
Forse in manera un pò radicale, il perito esperto non contemplava la sfortuna.

Qui ci parlano di "stellone"...

Per pietà delle nostre istituzioni, speriamo che sia una montatura giornalistica e che il treno trasportasse solo polvere di bicarbonato.

13 dicembre 2006

Intellettuali e coerenza

Interessante dibattito tra teste pensanti e intelligenze scomode su coerenza e diritti d'autore in un recente post su Satisfiction di Gian Paolo Serino. L'argomento è il collettivo di scrittori Wu Ming che, pur avendo spesso pubblicato libri sul copyleft, si fa pubblicare da noti editori ed esige i dovuti diritti d'autore laddove ci sia scopo commerciale.
Io non ci vedo nulla di male, ma la cosa non piace a tutti.
Con la partecipazione straordinaria di un caustico Massimo Del Papa.

Nineteensixtyfive


1965 ca.

02 dicembre 2006

Compagni d'autostrada

A volte è usurante questo rovistare continuo negli scaffali audio digitali alla ricerca di un suono nuovo che faccia drizzare le orecchie e battere il cuore.

A volte ci si sente un po’ stanchi di ravanare nel baule della memoria sonora degli Anni ‘Anta in cerca di emozioni legate al passato.

E allora fa molto piacere scoprire un disco ascoltato per caso, uscito nel 2006, che subito mi ha colpito e frequenta ora assiduo le mie playlist settimanali.

Non credo sia perché Tom Petty con quel suo viso lungo lungo e biondissimo mi è sempre stato simpatico. Il fatto è che questo Highway Companion, con il suo rock chitarristico limpido e discreto, un pò blues, un pò dylaniano, è piacevole dall’inizio alla fine, e fa battere il piede.
Vabbé, la copertina è imbarazzante, tuttavia non vedo l’ora di infilarlo nel lettore CD dell’auto perché deve proprio suonare bene on the road, non solo perché così promette il titolo.

27 novembre 2006

Corsia preferenziale e sentimentale

Ci sono canzoni che ti capitano tra capo e collo, anzi direttamente sul timpano, mentre pratichi lo shuffle tornando a casa, tra Afterhours e Attacchi Frontali

(Strano, solo musica italiana nel mix casuale di stasera)

Canzoni che non sapevi esistessero, nascoste dentro al CD regalato da una persona cara e che per uno strano incrociarsi di priorità e di mancanza di tempo non avevi mai ascoltato.

Una di queste canzoni è Gildo di Giorgio Gaber, scoperta stasera all'uscita della metro.

Canzoni che ti piombano in una realtà che avevi rimosso ma che non hai dimenticato, canzoni che ti fanno rivedere volti lontani, che hanno nomi ma non cognomi. Remo.

Volti legati a qualcosa di molto fisico e la cui memoria fa male, ma fa anche sorridere. Perché adesso che ne sei fuori, sai che grazie a loro forse hai imparato anche a “saltare il piano”.

19 novembre 2006

Occhi al cielo

Per chi come me ha avuto l'adolescenza (e il resto dell’esistenza) segnata nel bene e nel male dalla musica, in particolare dal rock, è sorprendente osservare un giovane preadolescente come mio figlio appassionarsi a qualcosa di non trasgressivo, che non manifesta rifiuto verso il "potere" degli adulti e che anzi, ha tutti i crismi del “corretto", dell’ecologico, incontestabilmente integrato: il Birdwatching

La musica servì per affermare che dentro di me c’era qualcosa di “altro” rispetto all’educazione che avevo ricevuto, che c’era un “individuo” dietro alla faccia di ragazzino brufoloso protetto dai genitori. Sono meccanismi molto noti. Con il rock, con il punk, con l’immagine di trasgressione che questa musica offriva, con la possibilità di farla, cominciai a frequentare il mondo là fuori, con l’illusione che fosse “cosa mia”.

Certo, l’adolescenza dei miei figli è ancora dietro l’angolo ed è facile immaginare che troveranno altri modi trasversali per esprimere la loro voglia di crescere e di esser unici opponendosi all’ordine genitoriale. Lo faranno sorprendendomi, sicuramente.

Viceversa oggi la certezza è che ancora una volta imparo qualcosa da loro, capaci di trasmettermi l’energia di una nuova scoperta, cristallina e pienamente condivisa.

Dopo una domenica passata insieme ai ragazzi di Torino Birdwatching, un gruppo di birder di età compresa tra i 16 e i 40 anni, rimango affascinato di fronte alla leggerezza e purezza di questa attività, che mette in pratica il rispetto per la terra (e l’aria), non ha controindicazioni (neanche l’influenza aviaria, visto che si chiama birdwatching e non birdtouching), non protesta rumorosamente contro alcuno, non sfodera buffe masse muscolari né debordanti tanga con tatuaggio su natica, non pretende di vincere alcunché e invece si diletta nel produrre dettagliati elenchi di avvistamento, gioisce per la visione di tre Pivieri Dorati e per l’inaspettato passaggio di centinaia di gru a causa dell’improvviso abbassamento della temperatura del 1 Novembre scorso (foto © Mario Bocchi).

Io che non so distinguere un fringuello da un passero, mi ritrovo a inchiodare l’auto in mezzo alla statale all’urlo di mio figlio che annuncia che sul fiume parallelo alla strada è apparsa una Nycticorax nycticorax, cioè un Nitticora, cioè una specie di airone tozzo e un po’ gobbo.

Ma spesso sono ricompensato con visioni di questo tipo.

Giorni fa parlavo con un amico che sosteneva che per un adolescente oggi fare birdwatching può facilmente essere più trasgressivo della frequentazione del rock. Come se la Natura fosse molto più cool del ormai classico sex, drugs & rock’n’roll.

L’argomento è stimolante e apre un discorso molto ampio sulla capacità oggi da parte della musica di colpire la fantasia delle nuove generazioni. Ma di questo magari vi ammorbo un’altra volta.

Per quanto riguarda il mio piccolo, per distinguersi dal babbo rocker eterno adolescente potrebbe sempre rischiare di diventare un seguace del Twitching, versione competitiva, un po’ fanatica ed estrema del birdwatching.

A me non resta fargli ascoltare Surfin' Bird dei Cramps, sperando in un rigurgito di “sana” e sonica ribellione adolescenziale.

16 novembre 2006

Cinque


16 Novembre 2001

12 novembre 2006

Freddo Sporco negli Ottanta

Come scrive Tommaso Labranca nel suo Il piccolo isolazionista (Castelvecchi, 2006) (courtesy Franco), il messaggio che il Synthpop dei primi Anni Ottanta - da lui definito il Freddo Pulito degli Anni Ottanta - lanciava ai piccoli seguaci adolescenti, chiusi nelle loro camerette, era: "Uscire da qui per raggiungere l'orizzonte. E superarlo" (p. 65). Il suono era linare, sintetico, spesso glamour. New Order, Depeche Mode, Tears for Fears per intenderci. Il tono era dettato dall'eleganza e dal distacco ed è il sound da cui si sviluppò in seguito tanto British pop da classifica.

Al contrario, il messaggio di noi altri che frequentavano (anche noi nelle nostre camerette) il Freddo Sporco degli Anni Ottanta era: "E' inutile che ti agiti, tanto non c'è futuro".
Era un suono le cui trame erano intessute di rumori elettrici, sporchi e sudati e il tono era il nero, un nero essenziale e radicale. Joy Division, Wire, Television. Poca classifica (e molto snobismo).

Fu forse questo estremismo eccessivo unito ad una vena caratteriale realista a salvare noi "Freddi Sporchi" da quegli Anni Ottanta o solo l'essere nati in una famiglia borghese e protettiva?

E poi, siamo davvero salvi?

photo © The Button Museum 2002

03 novembre 2006

Cervelli in fuga

Frequento da lettore il blog del sito di Sergio Messina aka Radio Gladio da circa un anno, benché conosca Sergio da molto più tempo. Lui è uno che ha sempre il cervello acceso, capace di instillare il dubbio nelle certezze apparentemente più solide, senza il timore di essere scomodo e provocatorio.

Si può essere spesso d'accordo con lui, altre volte si può dissentire radicalmente; a volte lo si ammira per l'acutezza e spietatezza con cui è capace di liquidare la stupidità con una battuta sferzante, altre volte magari si rabbrividisce sapendo quanto le sue parole possano creare scompiglio nell'ordine costituito, a volte anche nel tuo ordine costituito, sia reale sia psicologico.

Da qualche giorno ha scritto che probabilmente lascerà l'Italia perché non ha trovato la possibilità di dare sbocco alla sua proposta intellettuale. Al contrario, altri luoghi d'Europa si dimostrano più ricettivi.

Questa per me è una brutta notizia, una brutta notizia per la cultura italiana, e non solo quella underground.

E' un ulteriore segnale di come vanno le cose qui da noi. Ricercatori restano precari tutta la vita senza poter svolgere liberamente il proprio lavoro, intellettuali brillanti emigrano altrove, strutture sempre più ingessate, poca lungimiranza, paura diffusa.
Anche Beppe Grillo dà pesanti segni di cedimento.

Quindi? Quindi eccoci qua a tenere botta. Cominciando a coltivare in sé, lentamente, la coscienza che si deve poter far qualcosa. Magari nel piccolo, magari cominciando dal proprio universo di conoscenze. Trasmettendo messaggi ai figli, per esempio, o parlandone con chi condivide questi pensieri. Certamente accettando l'instabilità come stimolo per il cambiamento.

Solo ottimismo? Forse.

31 ottobre 2006

Most played... on the Web

Sempre in argomento Playlist, visto che qualcuno me l'ha chiesto, queste le canzoni più ascoltate degli ultimi mesi.

Dalla lista si evince una sorprendente e quasi inarrestabile deriva verso la West Coast, altro che Belle and Sebastian...


Ma la playlist è occasione anche per provare a pubblicare un documento in rete accessibile a tutti, attraverso Google Docs & Spreadsheets e per valutare i pro e i contro dei primi vagiti di Web 2.0.

In sintesi.
Pro
Con Google Docs & Spreadsheets i miei testi e i fogli elettronici risiedono su un server da qualche parte del mondo e non più sul mio hard-disk; di conseguenza se il fido disco rigido va in crash non devo preoccuparmi. Posso pubblicare testi come la playlist qui sopra rendendoli accessibili a chiunque con un click, o ancora posso scrivere testi a più mani, facendo collaborare nello stesso momento più persone residenti in luoghi diversi. C'è chi conserva addirittura i propri file musicali in qualche remoto sito Web...
Contro
Se viceversa, come accade ahimé molto più spesso, è la Telecom che ti lascia a piedi (per quanto mi riguarda, black-out da Internet per tre giorni interi la settimana scorsa), con Web 2.0 sei semplicemente fottuto.

30 ottobre 2006

Ascolta che ti passa

Chi vive oggi in una città come Milano e si muove con i mezzi pubblici ha un insostituibile compagno di viaggio: un lettore mp3 che macina bytes tra un semaforo e l’altro, tra un clacson e l’altro, tra un’ascella a tre centimetri dal naso e l’altra. Un insostituibile ausilio alla sopravvivenza urbana (se si è depressi) o un meraviglioso oggetto adeguato alla rutilante vita moderna (se si è un po’ su di giri, come l'Ernesto Calindri del Cynar qui sopra).
Parlo della metropoli solo perché non ho altre esperienze: non so che uso se ne faccia in provincia o in campagna o nelle nevose valli del Trentino. A Genova lo usano facendo windsurf o passeggiando nei vicoli?
Sta di fatto che a Milano (dove si è SEMPRE più avanti...) in ogni carrozza della metropolitana ci sono almeno trenta individui cuffiati.

Il lettore mp3. Oggetto simbolo che distingue e che omologa allo stesso tempo.

Detto per inciso, le mie cuffie sono nere. Non amo quelle cuffie bianche che fanno tanto “mela”, quasi sempre taroccate.
Ogni tanto comunque non manco di tirarlo fuori molto snobisticamente in pubblico: l’iPod, un vecchio e simpatico 40Giga della terza generazione di cui vado molto fiero. Regalo di mio padre.

Sono un maniaco delle Playlist. Il mio iTunes ne contiene a decine. E non mi vergogno a dire che dedico qualche ora a settimana al loro mantenimento e aggiornamento. Amo soprattutto quelle smart (che cioè si alimentano automaticamente di canzoni in base ai parametri impostati). E sono in continuo work in progress.

L’argomento mi sta a cuore: le playlist sono come uno specchio dell’anima. Si plasmano quotidianamente, si modificano con i nostri gusti, con il nostro presente e si basano anche sul nostro passato, su come abbiamo vissuto. Sulle persone incontrate. Giorno dopo giorno mi piace immaginare che si avvicinino al perfetto ritratto musicale di noi stessi. Come se si potesse fare un ritratto che viene ogni giorno perfezionato da una pennellata.

Mi piace immaginare che un giorno il mio iTunes conterrà il perfetto mio ritratto musicale, un ritratto sfaccettato, simile ad un quadro cubista o a un'opera di Giuseppe Arcimboldo e che, pure ascoltato in tutte le sue dimensioni, darà un’immagine reale di me.

I Joy Division accanto a Pierre Boulez, Fabrizio De André con Ivano Fossati, Aimee Mann con i Sonic Youth, i Flying Burrito Brothers con i Turin Brakes, la mia “Lester Bangs playlist” accanto ai “Children Favourites” dei miei figli…

Stasera navigando su siti che parlano di playlist ne ho trovato una che mi stuzzica:
-
Non meno di cinque stelle di punteggi
- Ascoltate più di tre mesi fa.
Dovrebbe fornirmi musica che amo, ma ascoltata tanto tempo fa da farmela ormai mancare.
Da ascoltare rigorosamente in shuffle.

17 ottobre 2006

Joy

Ieri sera su YouTube ho trovato in tre secondi un video di Transmission che cercavo da anni.

Guardatevelo e rabbrividite nel constatare quanto Ian Curtis appaia qui assolutamente indifeso, da tutto.



Poi, per fortuna, al mondo esistono anche persone capaci di sdrammatizzare e smitizzare.
In fondo c'è anche il lato "Joy", giusto?

Il Karaoke al tempo di YouTube

Il Karaoke spopolava a fine Anni Ottanta e soddisfava le aspirazioni di tutti coloro che, dotati di un pò di vena esibizionistica, immaginavano di avere una qualche dote canora.

Annoto da Wired News che oggi il Lip Sync autoprodotto spopola in rete e promette lo stesso brivido protagonistico.
Guardate qui per un assaggio.
Si tratta di video amatoriali depositati in particolare su YouTube, in cui i creatori del video cantano in sincrono con un brano di successo mimando il cantante e gorgheggiando più o meno scherzosamente in play-back (che per altro è il termine che si usa da noi per tradurre il termine americano lip sync).

Qui il protagonismo non è canoro ma di tipo mediatico. Il brivido di immedesimarsi con una canzone, con un cantante, di auto-prodursi, di giocare e soprattutto di mostrarsi in video.
Con la piccola differenza che questa volta non si tratta del pubblico di un pub o, se va di lusso, di un pubblico televisivo alla Fiorello, ma di un potenziale di qualche milione di spettatori della rete.

Il fenomeno è già enorme: migliaia lip sync in linea, il video di due simpatiche ragazze che cantano i Pixies già visto più di dieci milioni volte, l'attenzione dell'industria dell'entertainment.
Non è difficile pronosticare il successo crescente del fenomeno, uno dei molti nuovi modi espressivi e decentralizzati che le rete offre in questi tempi.

Quando li vedo mi vergogno un pò per loro, ma si sa, sono uno maledetto snob.


16 ottobre 2006

E come Hegel

Nel vagare tra le playlist del mio fidato lettore mp3, mi sono imbattuto in Hegel di Lucio Battisti e Pasquale Panella ed è vari giorni che l'intero l'album risuona in cuffia.

Oggi passo da Ricordi e nello scaffale delle novità più vendute trovo il cofanetto contenente i cinque famigerati album "bianchi" di Battisti/Panella (
Don Giovanni, L'apparenza, La Sposa Occidentale, CSAR e, appunto, Hegel) (in realtà il primo è giallo). Quelli che, usciti dopo E già, non facevano che far storcere naso e orecchie agli appassionati di "Una donna per amico" e di "Con il nastro rosa".

A parte compiacermi del mio essere inconsapevolemente trendy, più lo ascolto e più mi dico che aveva ragione lui e che questo album del 1994 che suona così bene anche oggi, era avanti. Facile ora, no?


A volte esser nemici facilita, piacersi è così inutile.
Hegel (Battisti - Panella), da Hegel, Numero Uno, 1994.

11 ottobre 2006

MP3 no grazie? A volte conviene



Alcuni giorni fa parlavo con un compositore di musica contemporanea che lavora in Francia, in particolare all'IRCAM di Parigi, dove dagli Anni Sessanta si effettuano ricerche sul suono.

Si diceva di come l'MP3 abbia trasformato radicalmente i modi di ascolto del pubblico.
Come compositore, a proposito di questo e degli altri metodi di compressione del suono, dava invece un parere assolutamente negativo dal punto di vista estetico e mi faceva un esempio molto semplice ma illuminante e più efficace a mio avviso del parere di molti audiofili.

Ascoltando un brano di musica pop o di classica compresso in MP3, se il mio udito è sensibile, potrò molto probabilmente percepirlo diversamente da come suonerebbe su un CD audio e avvertire la mancanza di alcune frequenze. Tuttavia i parametri generali melodici armonici e in gran parte dinamici restano inalterati. Potrò sostenere, giustamente, che non suona bene come l'originale, ma non potrò dire che non sia riconoscibile.

Nella musica elettronica colta, viceversa, gran parte del lavoro del compositore è dedicato alla creazione di un suono di sintesi volutamente diverso da quanto si ascolta tra le sonorità degli strumenti tradizionali o in natura. Si tratta di suoni complessi, studiati a tavolino, dove tutti i parametri acustici sono analizzati attentamente con strumenti sofisticati.
Nel caso del suono di sintesi, ciò che il compositore ha voluto creare è quel suono e basta. Un suono dal quale non si può eliminare nulla.

Quindi un metodo come l'MP3 che comprime questo suono, togliendo delle frequenze, semplicemente lo snatura, lo rende qualcos'altro. Ascoltare un'opera di musica elettronica contemporanea in MP3 corisponde a questo: ascoltare semplicemente un'altra cosa.
Come dire che invece di una Sonata di Beethoven sto ascoltando un Quartetto di Bartok, invece di Belle & Sebastian, James Brown.

I miei CD di musica elettronica contemporanea mi guardano dallo scaffale e mi implorano di essere masterizzati e trasferiti su Itunes. Non sanno che non avrò mai più il coraggio di farlo.

10 ottobre 2006

E allora mi lancio

A pochi giorni dall'apertura del blog, sono molti gli spunti, gli scambi di idee con altri, i dubbi e i ripensamenti. Per ora si tratta di parole, chiacchiere con amici e conoscenti. Forse più in là si svilupperanno sul blog. Magari no.

Per ora mi sono preso scherzosamente del "vecchio moralista complessato" (moralista e complessato va bene, ma vecchio non ancora , dai!), qualcuno mi ha detto di trovarmi cambiato, altri semplicemente tacciono.


Certo, nel Blog è insita una forma di
narcisismo: nel momento in cui affido i miei pensieri non più a un diario privato ma ad uno spazio "pubblico", dò per scontato che ci possa essere qualcuno interessato a quanto scrivo al di fuori di me. Mi aspetto, in modo anche un pò presuntuoso, che qualcuno legga.

Il rischio più grande è quello del "saluto tutti quelli che mi conoscono" televisivo. Sta a chi scrive evitare la chiacchiera da bar o il libro Harmony, così come il soliloquio snobistico.


C'è senza dubbio una desiderio di espressione creativa. Un'espressione
discreta e ben lontana dall'"artistico" e tuttavia permeata da un "sentimento estetico". Che si può esprimere con la parola scritta ma anche, perché no, attraverso la scelta delle immagini, della grafica e in futuro con ciò che Web 2.0 ci metterà a disposizione.

Rispetto al diario, è evidente, non c'è assoluta libertà di scrittura. Qui si applicano quelle regole del senso comune che impongono di usare il pensiero critico pur cercando di non offendere nessuno. Cercando per altro di cogliere l'aspetto positivo di non poter indulgere nella autocommiserazione di solito autorizzata dalla forma diaristica.


Questo Blog non è anonimo. Il fatto che qui io utilizzi uno pseudonimo è anche questa una scelta di tipo estetico. In questo luogo io sono
Arimondi. Questa è la parte "calda" di me, quella che nella vita di tutti i giorni si è portati a mettere spesso da parte.

E allora forse va delineandosi il profilo di queste parole. Degli appunti di viaggio, da condividere con chi abbia voglia di condividerli. Un promemoria di quanto colpisce la mia immaginazione, uno spazio dove fermarmi a ragionare, a volte in breve, altre volte con maggiore dettaglio, su ciò che di solito ronza nella mia testa e si ferma lì.

Se non funzionerà, tornerà a ronzare solo nella mia testa. Per ora mi butto.

08 ottobre 2006

© Gianni Berengo Gardin

03 ottobre 2006

Yellow



Look at the stars,
Look how they shine for you,
And everything you do,
Yeah, they were all yellow.
Yellow, Coldplay





But if you sing, sing, sing, sing sing
For the love you bring wont mean a thing
Unless you sing, sing, sing.
Sing, Travis

25 settembre 2006

Tutto cambiare perché tutto rimanga com'è


Il Principe, che aveva trovato il paese immutato, venne trovato invece molto mutato, lui che mai prima avrebbe adoperato parole tanto cordiali; e da quel momento, invisibile, cominciò il declino del suo prestigio.
Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, Feltrinelli, 1969 [1957] - LXXXVI edizione Universale Economica 2006, pag. 79.

Molti problemi che apparivano irrisolubili al Principe venivano risolti in quattro e quattr'otto da don Calogero; liberato come questi era dalle cento pastoie che l’onestà, la decenza e magari la buona educazione impongono alle azioni di molti altri uomini, egli procedeva nella foresta della vita con la sicurezza di un elefante che, svellendo alberi e calpestando rane avanza in linea retta non avvertendo neppure i graffi delle spine e i guaiti dei sopraffatti.
Ibidem, p.143

I palermitani sono dopo tutto degli italiani, sensibili quindi quanti altri mai al fascino della bellezza ed al prestigio del denaro.
Ibidem, p. 216

Mi sembra di conoscere questo libro da sempre, tanto contiene il nucleo del pensiero di un modo di essere non solo siciliano, ma in generale italiano, mediterraneo. Il tema della perdita del potere di chi si mostra troppo umano, la forza naturale di chi viene dal nulla rispetto a chi sente su di sé il peso e il dovere di una tradizione, la nostra eterna dipendenza dall'estetico e dall'ostentazione del benessere. Pur di origini ligure-piemontesi, pur vivendo a Milano, non posso fare a meno di riconoscere tutto questo nel mondo che mi circonda ma anche naturalmente in me stesso, profondamente italiano.

21 settembre 2006

Dexy's Zapatero


In cuffia i Dexy's Midnight Runner. 1980. Searching for the Young Soul Rebels.
Un album unico. Un'esplosione di fiati. Non mi vengono in mente dischi di soul bianco così convinti e convincenti. Non parlerei di allegria per questa musica, quanto di pura energia sonora, di fisicità incontenibile. Il disco non è commerciale pur essendo godibilissimo. Radicale pur non smettendo di farti muovere il piede. Incazzato ma capace di farti sorridere e ridere ascoltandolo.

Splendide
Burn it down (conoscuta anche come Dance Stance) e There there my Dear. Bellissime Tell me when my light turns green e la strumentale The Teams that meet in Caff's.

Infine
Geno. Scalò le classifiche. Evidentemente dedicata a mio cognato Gino.

************


Stasera visto
Viva Zapatero di Sabina Guzzanti.
Al di là della sacrosanta difesa della satira, soprattutto per ricordare a chi fosse distratto quanto la gran parte della stampa italiana sia poco propensa a muoversi in modo indipendente, per nulla desiderosa di difendere la propria stessa ragione di esistere: la libertà di espressione. E inoltre smascherare lo sporco gioco delle querele miliardarie lanciate da imprese contro chiunque osi avanzare un pensiero critico pericoloso nei loro confronti.

Mitico Beppe Grillo che al processo in cui gli vengono chiesti 500.000€ di danni per diffamazione, dice sorridendo ironico ai giornalisti: "ho detto solo quello che dovreste dire voi".

E le 15.000 persone a vedere live la Guzzanti dopo che il programma fu purgato dalla RAI? Non ricordo che questa notizia abbia avuto molta risonanza.


L'intimidazione e il ricatto del potere contro chi osa parlare. Mi ricorda qualcosa di vicino.

20 settembre 2006

Arimondi

Arimondi.
Un nome che contiene come un invito ad immaginare non uno, ma molti, moltissimi luoghi migliori. Ari-mondi. Non un "mondo", ma più "mondi", anticipati anche da un prefisso "ari" che è un rafforzativo.
In realtà è solo un caro, carissimo nome di famiglia, ma a mi piace vestirlo di queste etimologie immaginarie, quale buon auspicio per uno pseudonimo o, più precisamente, un "nome di battaglia".

Comunque, anche scrivendo poche righe di fronte a pochi lettori ci si mette in discussione, eccome.

Cose che fanno bene










Prima...











...dopo.


Queste è un esempio delle cose che ti fanno sentire bene in senso umano e civile. A prescindere, si badi bene, dal soggetto religioso.

19 settembre 2006

Luce, pieghe, leggerezza





Mi piace cominciare così.
Lineare e luminoso come vorrei il mio pensiero qui.

Ma anche ricco di
nuances e complesso, oltre all'orizzonte o dietro alle rocce aguzze.
E pur tuttavia morbido e leggero alla pari di queste nuvole, come amerei che fosse questa scrittura, non troppo mediata dall'auto-controllo.

Benvenuto

Era tempo che volevo farlo. E stasera, dopo alcune ore trascorse a navigare tra blog di amici e sconosciuti, scopro che l'apertura di un blog è cosa semplice.
Dunque eccomi qui.


Saranno brevi pensieri, accenni a ciò che mi accade intorno, a ciò che ci accade intorno. Cercando di utilizzare al meglio quel poco di pratica alla scrittura di cui ho fatto esperienza prima che la Vita - nel senso meraviglioso e reale di "vivere" - me ne distogliesse.