30 ottobre 2006

Ascolta che ti passa

Chi vive oggi in una città come Milano e si muove con i mezzi pubblici ha un insostituibile compagno di viaggio: un lettore mp3 che macina bytes tra un semaforo e l’altro, tra un clacson e l’altro, tra un’ascella a tre centimetri dal naso e l’altra. Un insostituibile ausilio alla sopravvivenza urbana (se si è depressi) o un meraviglioso oggetto adeguato alla rutilante vita moderna (se si è un po’ su di giri, come l'Ernesto Calindri del Cynar qui sopra).
Parlo della metropoli solo perché non ho altre esperienze: non so che uso se ne faccia in provincia o in campagna o nelle nevose valli del Trentino. A Genova lo usano facendo windsurf o passeggiando nei vicoli?
Sta di fatto che a Milano (dove si è SEMPRE più avanti...) in ogni carrozza della metropolitana ci sono almeno trenta individui cuffiati.

Il lettore mp3. Oggetto simbolo che distingue e che omologa allo stesso tempo.

Detto per inciso, le mie cuffie sono nere. Non amo quelle cuffie bianche che fanno tanto “mela”, quasi sempre taroccate.
Ogni tanto comunque non manco di tirarlo fuori molto snobisticamente in pubblico: l’iPod, un vecchio e simpatico 40Giga della terza generazione di cui vado molto fiero. Regalo di mio padre.

Sono un maniaco delle Playlist. Il mio iTunes ne contiene a decine. E non mi vergogno a dire che dedico qualche ora a settimana al loro mantenimento e aggiornamento. Amo soprattutto quelle smart (che cioè si alimentano automaticamente di canzoni in base ai parametri impostati). E sono in continuo work in progress.

L’argomento mi sta a cuore: le playlist sono come uno specchio dell’anima. Si plasmano quotidianamente, si modificano con i nostri gusti, con il nostro presente e si basano anche sul nostro passato, su come abbiamo vissuto. Sulle persone incontrate. Giorno dopo giorno mi piace immaginare che si avvicinino al perfetto ritratto musicale di noi stessi. Come se si potesse fare un ritratto che viene ogni giorno perfezionato da una pennellata.

Mi piace immaginare che un giorno il mio iTunes conterrà il perfetto mio ritratto musicale, un ritratto sfaccettato, simile ad un quadro cubista o a un'opera di Giuseppe Arcimboldo e che, pure ascoltato in tutte le sue dimensioni, darà un’immagine reale di me.

I Joy Division accanto a Pierre Boulez, Fabrizio De André con Ivano Fossati, Aimee Mann con i Sonic Youth, i Flying Burrito Brothers con i Turin Brakes, la mia “Lester Bangs playlist” accanto ai “Children Favourites” dei miei figli…

Stasera navigando su siti che parlano di playlist ne ho trovato una che mi stuzzica:
-
Non meno di cinque stelle di punteggi
- Ascoltate più di tre mesi fa.
Dovrebbe fornirmi musica che amo, ma ascoltata tanto tempo fa da farmela ormai mancare.
Da ascoltare rigorosamente in shuffle.

1 commento:

Franco Zaio ha detto...

Beato te che trovi il tempo per questi piaceri della vita! Io sono ancora fermo al lettore cd portatile, uno alla volta :-(
Pubblica sul blog qualche playlist, almeno a fine anno quella dell'anno passato, mi raccomando.
Ciccio