13 dicembre 2006

Intellettuali e coerenza

Interessante dibattito tra teste pensanti e intelligenze scomode su coerenza e diritti d'autore in un recente post su Satisfiction di Gian Paolo Serino. L'argomento è il collettivo di scrittori Wu Ming che, pur avendo spesso pubblicato libri sul copyleft, si fa pubblicare da noti editori ed esige i dovuti diritti d'autore laddove ci sia scopo commerciale.
Io non ci vedo nulla di male, ma la cosa non piace a tutti.
Con la partecipazione straordinaria di un caustico Massimo Del Papa.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Mah, più che caustico mi sembra arrogante, ignorante e privo di argomenti...

Arimondi ha detto...

Nel frattempo il dibattito (spesso battibecco)sul post è continuato e continua. Al di là dei toni, mi sembra molto interessante perché a un osservatore esterno quale il sottoscritto mostra una visione dialettica interna al mondo letterario/giornalistico comunque vivace.

Certo Del Papa non gode di grande popolarità. Non risparmia giudizi e aggettivi. La sua coerenza va a braccetto con la sua intransigenza. Mentre la prima ha di solito connotati positivi, la seconda, anche solo per il prefisso "in" che nega appunto la "transazione", sottintende uno scontro continuo e cercato, su temi a volte anche molto più delicati di questi.

Il suo intevento sul numero di Dicembre del Mucchio, in particolare la seconda parte, è di una intensità particolare. E' una analisi spietata e abbastanza disperata di un certo mondo (che premetto non conosco bene)e la presa di coscienza lucida della marginalità a cui conduce questa coerenza/intransigenza. Non deve essere facile.

C'è comunque bisogno di persone che mettano in discussione lo status quo e perché no, anche lo status quo nel mondo culturale. In questo caso si può non apprezzare il tono, ma non si può certo negare che l'autore non si esponga in prima persona.
Ma mi interesserebbe capire cosa intendi per "privo di argomenti".
ciao
Arimondi

Anonimo ha detto...

Intendo dire che nel dibattito che linkavi ha ripetuto sempre le stesse due-tre cose, condite da nomignoli e insulti, anche quando gli interlocutori erano andati più in là. La discussione parte da alcuni presupposti che il Wu Ming, rispondendo e fornendo documentazione, dimostra non essere veri. Inoltre c'è una plateale mancanza di informazione e comprendonio su cosa siano copyleft e analoghi strumenti per permettere la libera circolazione di un'opera. A me sembra che la pacatezza di tono di Wu Ming e la sua pazienza certosina nello spiegare, documentare, riassumere e fornire spunti - cosa che ben pochi avrebbero continuato a fare così a lungo: è stato molto bravo a ignorare insulti e provocazioni -abbiano dato spessore al dibattito e mostrato come davvero poca cosa, e piatta, e banale, quella che tu chiami la "intransigenza" di questo Del Papa, che più di "wu minghia" e "mezza calzetta" e "pulire il culo ai terroristi" non è stato in grado di spiccicare parola o articolare un concetto che fosse uno. Vedo, leggendo la prosecuzione del dibattito, che buona parte di chi è intervenuto condivide questo mio parere e la cosa non mi stupisce, è davvero evidente la sproporzione di mezzi intellettuali e anche solo retorici tra quello che in teoria doveva "difendersi" e invece mi sembra abbia fatto una vera e propria incursione nel campo dei suoi detrattori e mandato questi ultimi a gambe all'aria. E pensare che i libri dei Blisset/Wu Ming neppure mi piacciono!

Unknown ha detto...

Fantastico! non leggevo un flame così da non ricordo più nemmeno io quanto tempo; grazie, grazie, grazie.
Non voglio tediare nessuno con la mia posizione - non è interessante. Vorrei però portare la testimonianza del mio comportamento: ho iniziato a leggere tutti i post su Satisfation con attenzione, ad un certo punto mi sono stancato degli insulti gratuiti e spesso pretestuosi e ho letto solo i contributi di Wu Ming1. Infine ho mollato l'osso anch'io quando Wu Ming ha - per sfinimento - gettato la spugna.
Con questo indendo dire che non può esserci ragione per chi attacca alla cieca.
Non ho certezze quindi pongo la mia domanda: qual'è il senso di mantenersi duri-e-puri se poi si cerca la rissa ad ogni costo?

Arimondi ha detto...

Gianni, hai ragione nel dire che i commenti di Del Papa qui erano poco argomentati e più tesi a provocare in modo pesante. Come ti dicevo in altre occasioni sono stato colpito dal suo andare in controtendenza.
Lo leggerò certamente con più attenzione in futuro per vedere sui che basi poggia la sua fenomenale carica polemica.

Hai letto che poi la cosa è continuata (con altri interlocutori che non erano intervenuti prima) sul blog di Seia Montanelli?

Filippus, onorato leggerti qui.
Potrebbe essere forse perché se sei un "rompicoglioni" testardo, duro e puro, la cosa più semplice che possono farti è emarginarti culturalmente? E per sfuggire all'emarginazione e, come dicevo prima, alla marginalità, forse puoi solo gridare di più, pena l'oblio?

Anonimo ha detto...

E se la realtà fosse rovesciata? Se il tizio si fosse emarginato da solo a furia di sbraitare? Sono andato a dare un'occhiata sul suo blog e di invettive e ingiurie di quel genere ce ne sono svariate. Ma poi io mi chiedo: servono davvero a qualcosa i "duri e puri"? In "Germinale" di Zola l'unico personaggio duro e puro è poi quello che, pensando di colpire i padroni, fa saltare in aria la miniera... coi minatori dentro. Insomma, i duri e puri spesso hanno la logica del muoia Sansone con tutti i filistei, non gliene frega nulla di costruire, vogliono solo provocare e fare casino. Secondo me chi cerca un compromesso onorevole che faccia avanzare una buona causa anche solo di un centimetro è meglio di tutti i duri e puri che giocano a chi è più immacolato e intanto non spostano niente.

Unknown ha detto...

Giusto! e poi siamo proprio sicuri che chi fa il duro-e-puro ad oltranza non abbia proprio nulla, nulla, nulla da nascondere? Domanda retorica senza risposta fin dai tempi in cui un profeta disse "chi è senza peccato scagli... ecc ecc".


ps: per profeta intendo l'aggettivo con cui Gesù di Nazareth è stato definito da tutte e tre le religioni monoteiste, null'altro.

Arimondi ha detto...

Certo senza la volontà di negoziare e di raggiungere un accordo non si va avanti, così come la parola "compromesso" non deve essere demonizzata. Chi lavora nel mercato sa quanto questo si inevitabile, pur nella volontà di mantenere un codice etico. Tuttavia personalmente ho stima di chi ha il coraggio di dire quello che pensa senza timore di mettersi in gioco. Per esempio amo il giornalismo d'inchiesta britannico: è un giornalismo certo molto documentato e al contempo molto più libero dai condizionamenti del potere politico e delle lobby.

Non escludo che ci sia un pò di romanticismo in questa mia visione, ma non pensate sia legittimo essere un pò stanchi di cinico realismo?

Anonimo ha detto...

Mah, questo Del Papa coi suoi conati di bile mi sembra quanto di più lontano dal giornalismo britannico si possa immaginare... In ogni caso non credo sia proprio calzante parlare di "cinico realismo" se qualcuno si preoccupa più di ottenere risultati e conquiste che di mettersi in mostra come "duro e puro" senza però ottenere nulla. Ad esempio, non credo sia "cinico cinismo" quello del commercio equo e solidale: certo è un compromesso (che a me pare molto onorevole) col mercato, ma senza il mercato come le fai vivere quelle persone che coltivano terre in cooperativa percependo salari adeguati? Quelle sono persone che, invece di fare inutili invettive di quelle che si fanno a pancia piena e con il culo all'asciutto, hanno dato vita a progetti concreti, messo pane e companatico sulle tavole di gente che prima crepava di fame e dato un minimo di dignità al loro lavoro. I "duri e puri" dov'erano?
(sono sempre io, Poretti)

Arimondi ha detto...

Se ci siete ancora, Poretti e Filippus, e bazzicate ancora nel post vorrei tirare le fila dell’utile scambio di vedute. Non per voler per forza concludere, ma perché queste parole mi piacerebbe servissero anche per mettere meglio a fuoco le cose di cui si parla. Sennò che ce stiamo a fa'?
Scusate il lungo intervallo, ma le feste sono fatte anche per prendersi una pausa a volte lontano dal computer.

Dunque, ricapitolando, i Wu Ming escono bene dalla polemica. Serino ha chiuso il post dichiarando di aver inconsapevolmente dato voce a chi “per frustrazione personale o professionale, ha colto l'occasione per esprimere rancori personali che nulla hanno a che vedere con l'oggetto della discussione”, prendendosela senza citarlo con il solito Del Papa (che diventa anche capro espiatorio). Secondo me, dicendo ciò Serino non ammette di aver innescato una polemica un po’ gratuita e mal argomentata seppur molto interessante.

Concordiamo sul fatto che non ci piacciono quelli che fanno i “duri e puri”. Troppi errori commessi in nome di un rigido ideale.
Del Papa non ha contribuito a rendere il dibattito più interessante (se non per quelli cui piace il sangue).
Tuttavia confermo che apprezzo chi si indigna e che lo fa controcorrente, magari anche un po’ sopra le righe, ammesso che ciò sia argomentato con valide motivazioni. In fondo se siamo qui a scrivere è perché qualcuno ha dato un po’ di fuoco alle polveri.

Il “cinico realismo” di cui parlavo non era naturalmente quello del commercio equo e solidale che è stato citato, ma quello dei molti compromessi imposti dal mercato cosiddetto liberista.
Certo, Poretti (a proposito… chi sei?) ha portato il discorso su un altro piano e di fronte al volontariato e all'impegno fattivo per gli altri, tutto ciò di cui stiamo discutendo - Wu Ming, Del Papa, Copyright, Creative Commons, circoli intellettuali - scompare e diventa piccolo piccolo.