27 dicembre 2007

Estetico (III)

- segue dal post precedente

Nella vita di noi tutti esiste qualcosa di più del rapporto che lega il nostro lavoro alla retribuzione, del nostro mirare al consenso o all’ottenimento di un successo “popolare”, qualcosa che va oltre i nostri doveri di padri e genitori occupati a gestire una famiglia, qualcosa forse più simile all’amore e all’amicizia disinteressata.

Questo è per me l’estetico: ciò che permette contrapporre un pensiero critico alla rozzezza arrogante e semplificatrice della comunicazione dei mass media, che permette di affrontare con coraggio la “tristezza del pensiero” di cui parla George Steiner, che ti porta a lavorare ogni giorno per costruire qualcosa, che ti permette di tenere salde nel cuore nonostante tutto le persone che valgono amore, che ti permettere di trarre dalla Bellezza di cui parlo spesso in questo blog quell’alimento a coltivare la forza interiore, sentendosi parte di quella umanità che ha cercato e cerca di cogliere armonia (interiore ed esteriore) sia nell’armonico, sia nel disarmonico.

Mi rendo conto di aver qui aggiunto alcune cose che si allontanano dai temi trattati da Mario Perniola nel suo libro e tuttavia si collegano in qualche modo ai temi trattati da altri (perché non veicolare questo stesso tema agli adolescenti "sofferenti" di Umberto Galimberti?).

Tutto questo riguarda comunque ciò che mi fa stare qui ora a scrivere di queste cose, cose che certo non ti danno da mangiare né cambiano i macro destini di questo mondo, ma tuttavia possono arrivare a cambiarti la vita, mostrandola nel suo aspetto più onorevole e degno di essere vissuto.

- Fine

Estetico (II)

- segue dal post precedente

L’estetico come lo intende Perniola non è però una sovrastruttura leziosa, un ingenuo affidarsi al “bello” della vita o dell’arte, bensì un atteggiamento che affonda le radici nella nascita della società borghese dell’Ottocento, dalla sua volontà di sottrarsi al principi dell’egoismo e dello sfruttamento e di una visione delle energie umane viste come fine e non come mezzo, coadiuvate da memoria e immaginazione.

Un atteggiamento che, cosa importante, si rende autonomo dal rigore assoluto della Logica (il pensiero scientifico) o dal rigore dalla Morale (il pensiero religioso). Senza rinnegare i bisogni e le aspettative degli individui (che anzi, nell’arte sono centrali, anche nelle forme artistiche più estreme) e senza essere vittima della ricerca dell’arricchimento economico o del successo ad ogni costo.

Ma chi può mettere in pratica l’estetico? Solo gli artisti?

Perniola parla dei ricercatori, dei professionisti, degli insegnanti e arriva addirittura – e ciò mi colpisce in modo particolare - a includere la burocrazia, capace anch’essa di trovare soluzioni tecniche qualificanti per la società.

“Il capitale culturale del ricercatore scientifico, del burocrate, del professionista, dell’insegnante segue gli stressi criteri che presiedono alla formazione del capitale estetico dell’artista. Il loro statuto si fonda su un habitus disinteressato che sollecita un riconoscimento e una ricompensa proprio in virtù del fatto che prescinde dall’interesse economico.
Una società che non è più disposta a ricambiare il dono disinteressato dei suoi ricercatori, burocrati, professionisti, insegnanti, artisti... è destinata a perire, così come la famiglia, una chiesa o un’amicizia che si regga esclusivamente su rapporti commerciali negoziati.” (pag. 73-74).

- continua (2)

Estetico (I)

Da molto tempo voglio parlare di Contro la comunicazione di Mario Perniola (Einaudi, 2004), un libro che mi dà ossigeno nei momenti difficili.

Lo scritto muove una critica decisa alla dilagante cultura delle comunicazione offerta da mass media: la “cultura” falsificante e invasiva delle tv generalista, il “pensiero” dei partiti veicolato dai telegiornali, le “cultura” delle fiorenti facoltà di “scienze della comunicazione”, quella per cui tutto viene confuso in un crogiuolo dove ciò che conta è l’apparenza e dove, pur sbandierando pomposamente il rispetto per le differenze, ogni differenza viene omologata in cambio della presa e mantenimento del potere e del palcoscenico della celebrità.

Dove ciò che conta non è essere, ma esserci e dove i parametri di accuratezza o scientificità vengono sacrificati in nome dell’immediatezza al pubblico e dell’ottenimento di un risultato “tutto e subito”. Dove cantanti pop spericolati e vetusti presentatori ottengono lauree honoris causa in comunicazione, gli stilisti di moda o i piloti di motociclismo definiscono le tendenze “culturali” e dove la verbosità petulante vince sempre sopra la discrezione di un pensiero critico.

Ciò che propone Perniola in alternativa è un atteggiamento estetico.

Cosa è che muove l’artista a creare? Non è un interesse materiale, una speranza di affermazione immediata. L’artista, almeno quello dotato di talento se non proprio di genio, è in genere spinto da una forza interiore che lo anima.

L’artista ha una visione della vita e dell’arte in qui si valorizzano i valori della discrezione interiore (non solo nel senso comune di sobrietà e riservatezza, ma anche di “capacità di discernimento”, quindi di volontà critica), di un ”interesse disinteressato” e di una moderazione intelligente verso le cose del mondo, usando per altro strumenti come l’ironia, l’arguzia, la seduzione discreta, opposti ai meccanismi arroganti e violenti della comunicazione dei mass-media.

- continua (1)

21 dicembre 2007

Natale

L'uomo, andando la lavoro, si prende le mani tra le mani e le frega tra loro, per riscaldarsi dal freddo pungente della mattinata invernale.

La vibrazione che si sprigiona dal quel gesto lungo le sue braccia gli ricorda in modo altrettanto pungente da quanto tempo non riceve una carezza.

Continua così ancora un pò a fregarsi le mani, stringendosi tra le spalle, a memoria di quel gesto raro e antico.

20 dicembre 2007

Camera con vista (molto sentimentale)

La ricerca scientifica in Italia

Università degli Studi di Milano - Politecnico

La foto ritrae un giovane ricercatore pazientemente in attesa di passare di ruolo presso il Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale.

What's behind that zip?

Cosa c'è dietro la cerniera?

Dedicata al mio amico Listener

Passanti per nulla passanti

Non è accettabile, nella vita, lasciar passare le occasioni e le persone importanti nascondendosi dietro il dito della quotidianità, delle fatiche fisiche, di problemi apparentemente insolubili, del "destino".
Eppure accade.
Ma come si fa poi a guardarsi indietro?
Non regge, per me, il detto "è la vita...".

...dopo si dice "l'ho fatto per fare"
ma era per non morire
si dice "che bello tornare alla vita
che mi era sembrata finita
che bello tornare a vedere"
e quel che è peggio è che è tutto vero
...
(I. Fossati)

19 dicembre 2007

Drive carefully. Scientists at work


Sempre volgarizzando da Steiner...
Se Dio è morto o non sta particolarmente bene, non è che alla Scienza del Cosmo vada meglio.

E' affascinante ma un pò difficile dover accettare quanto ci viene detto oggi dagli scenziati a proposito della creazione del nostro universo: che è assurdo, che non ha alcun senso pensare a ciò che c’è stato prima del Big Bang. Perché prima c’era il niente, e il niente non si pensa ed esclude la temporalità.

E 'difficile perché anche questa appare come una affermazione dogmatica, simile a cose quali l’Immacolata Concezione.

Non è un caso che la teoria del big bang pare non dispiaccia alla Chiesa.

Drive carefully. Gods at work

Leggendo “Grammatiche della creazione” di George Steiner (2001, ed. ital. Garzanti 2003) , libro tanto arduo e (probabilmente troppo) denso quanto spietato ed urgente, annoto questo:

Tra le varie visioni del metafisico e del simbolico passate in rassegna da Steiner, si ipotizza anche che la Divinità sia per sua stessa essenza obbligata a creare.
La creazione è l’unico atto che il Dio è obbligato a realizzare, pena la negazione della propria esistenza.
Un Dio sterile sarebbe un non senso, uno scandalo logico insolubile.

L’obbligo di creare come unica costrizione del divino. Quindi pur sempre una costrizione cui anche Dio – curiosamente - è soggetto (pag. 22).

Immaginate.
La mattina del lunedi della famosa settimana di Creazione, si svegliò molto più agitato del solito, molto più agitato di quanto lo sia io durante i miei lunedi (e vi assicuro di esserlo molto): per lui in ballo non c’era lo stipendio di fine mese, ma la sue stessa ESISTENZA!

Insomma, anche Lui doveva fare i “compiti”.

17 dicembre 2007

iPod dell'anima

Stefano Maderno, Santa Cecilia
(Roma, Santa Cecilia in Trastevere)

Le arti, e soprattutto la musica, conferiscono all’uomo la libera residenza nella sua città altrimenti mortale.
George Steiner, Grammatiche della creazione, Garzanti 2003


The devil is in the details

Credo ognuno di noi abbia un proprio modo di osservare la realtà.

Io mi ritrovo sempre rapito e distratto dai dettagli.

In un museo, prima di immergermi nell’osservazione delle opere d’arte, non posso esimermi dal guardare l’atteggiamento del guardiano della sala. Ha lo sguardo spento, tipico di chi fa da troppi anni quel lavoro? Ha elaborato una tale usura al lavoro che un Rubens è per lui uguale a un'orrida foto di Lachapelle? Oppure nelle ore tarde di solitudine si ferma rapito davanti alla bellezza di quel Caravaggio? E la ragazza che mi ha venduto i biglietti, con quel golfino color topo, questa sera tornerà a casa stanca e usurata dalla sua famiglia stanca e usurata o il suo sguardo nonostante tutto vivo nasconde qualcosa di tangenziale?

Ieri, è passata in auto una signora ciccia che ha affrontato una curva tenendo saldamente in mano un chupa chups.

Lo sguardo delle persone in metropolitana mi dice se il mio umore è buono o meno.
Una mattina - nonostante la Playlist Light sull'iPod - lo sguardo delle persone mi appare spento e doloroso. Allora in un paio di fermate riesco a caricarmi dell’intero dolore dell’umanità. Vedo persone che piangono, dentro o fuori. La rabbia, la fatica, l’ignoranza, la miseria, la malattia, l’odore.

Altre volte mi sembra di essere su una carrozza felice. Il libro della signora appare chiaramente avvincente ai suoi occhi, la ragazza di fronte deve avere il pensiero fisso al proprio amore tanto le brillano gli occhi e quel signore in fondo che parla con un altro uomo sembra aver ritrovato l’amico di tanti anni fa.

Mi spaventa ovviamente pensare che in realtà le persone in metropolitana sono sempre uguali, sono io che cambio ogni volta...

La leva dell’Allarme è lievemente abbassata, il sigillo spezzato. Chissà se qualcuno ha mai provato a tirarla per scherzo.
E le scritte a pennarello o incise sulle porte. Il messaggio afasico di qualche sfaccendato, di qualche pazzo, di qualche adolescente con gli ormoni in esplosione.
Lo sguardo di quello stilista che sul cartellone fa la pubblicità ad una scuola di lingua inglese. Non poteva farsi la barba prima di farsi fotografare? Ha sempre quella faccia così anche nella vita normale?

L’uomo dallo sguardo aggressivo che gestisce l’albergo ad ore a pochi passi dalla fermata della metro. Mi risulta sempre simpatico nel suo sentirsi padrone di quei dieci metri di marciapiedi che tiene puliti come uno specchio.
Le persone in attesa nella lavanderia automatica. Chissà se anche lì nascono amori come nei film americani?
E il negozio che vende gli spray per writers. Ogni giorno mi viene voglia di entrare per vedere l’effetto che fa sentirsi vecchi in un negozio. Non ho negozi di tatuaggi nei paraggi, sennò sarebbe lo stesso.

E quei padri davanti alla scuola elementare. Con che baldanza e apparente allegria parlano del Milan, dell’Inter e della prossima partita di calcetto a cinque. Come faranno? Il futuro professionale di una persona si misura non tanto dalla sua capacità, ma dalla prontezza e vivacità con cui sa sostenere una conversazione sulle coppe europee e su Fabio Capello allenatore della nazionale inglese...

Per fortuna c’è N. che mi accompagna a sentire in anteprima il nuovo singolo dei B. e ci perdiamo nel dettaglio delle chitarre e delle colte citazioni rock. Dettagli.

Non smetto di stupirmi dei dettagli.

Mai quelli importanti.
Quelli importanti, come le parole dette, tendo a dimenticarli subito.

Una crepa su un muro può essere il prologo o la sintesi della mia giornata.
Similmente al Gattopardo, che nel vedere il quadro della resa di Napoleone, già intuisce in un attimo la propria sconfitta nel confronto con il villico furbo, ignorante e senza storia e pudore che mariterà con successo propria figlia.

Amo i dettagli. Riempiono la giornata delle cose che mi mancano.

11 dicembre 2007

Marketing postale

La busta pubblicitaria con i soldi veri dentro mi mancava.

Però questa, belin, l'ho aperta.
.

Domande legittime

E tutti noi tra i quaranta e i cinquanta (eh già!) qui a scrivere un blog?
Solo in ritardo rispetto ai ventenni, in cerca di quel sapore perduto? Crisi dei quarantenni sublimata nella scrittura? Una nuova forma espressiva? Una forma espressiva come un'altra? Solo per vedere l'effetto che fa? Il sostituto dell'hobby della fotografia o del modellismo dei nostri padri? Patetico e inconfessato desiderio di protagonismo? Solo un modo per animare/ri-animare se stessi?

02 dicembre 2007

Rotto

Da soli, in autostrada, musica - può capitare di far sanguinare le orecchie per non sentire che qualcos'altro sanguina, laggiù di nascosto.

Simmetrie

Genova, Via Palestro