04 aprile 2012

Diritto al lavoro. Ma lontani da mammà

Cosa è più logorante per un giovane che guarda oggi al suo futuro nel mondo?


E' logorante studiare sette camicie per sperare di trovare lavoro dopo diciotto anni di fatiche?
Per poi ancora agitarsi per (forse) finalmente trovarlo?

Ma non è forse più logorante per i figli sopportare la vista quotidiana di questi genitori che affannosamente si agitano intorno e si agiteranno tutta la vita per poter dare loro una prospettiva migliore?
Può un ragazzo convivere con il fardello e la pressione di questa attenzione quotidiana? Una piccola goccia acida che rimbalza su ogni atto della vita quotidiana. Una specie di punizione ultra-terrena da cui non può fuggire. Un catalizzatore di sensi di colpa e di impotenza.
Questa attenzione, questa ossessione del futuro, maledettamente disinteressata; obiettivamente indispensabile. Eppur mai veramente richiesta.
Conferenze scolastiche, seminari di associazioni di volontariato, trasmissioni dedicate, blog in rete, cene tra adulti in cui l'argomento regna sovrano. Il tema è sempre lo stesso: il difficile futuro dei giovani.
Non stupisce che alcuni di questi, esausti e smembrati, rimangono per sempre avvinti come in una tossicodipendenza nel mondo di frutta candita dei genitori che si agitano per loro, rimanendo per tutta la vita dei mantenuti.

E se invece il messaggio che loro vorrebbero inviare fosse: "non datemi una mano; lasciate che sia io a svangarla. Non voglio più vedervi rinunciare a nulla per me. Mi avete generato ed allevato, trasmesso i vostri geni e la vostra cultura "illuminata" di sinistra. Accontentatevi di ciò un buona volta. Un tempo voi lottavate per dei valori nuovi, diversi da quelli dei vostri genitori. Oggi noi lottiamo per vivere nel mondo, ma anche per essere indipendenti, costretti a sopravvivere alla vostra invadenza, al vostro continuo e inevitabile venire in soccorso.
E soprattutto, voi genitori - perché è in questo che dimostrate di essere proprio ciò che temete di più, ovvero VECCHI - toglietevi di dosso quella maledetta aria di martiri piegati della globalizzazione, rinunciatari al lusso dei vostri padri cresciuti nel boom, soffocati dall'angoscia indotta dai mezzi di comunicazione, vetero borghesi di una classe media che non c'è più, disincantati e cinici ormai di fronte a tutto e tuttavia ancora cullàti e consolàti come bambini dalle cagate dei vari Neil Young, Lou Reed, Clash, Joy Division, cantori tedofori di un'immagine da perdenti, figli di un'epoca rock'n roll oggi fagocitata e sincronizzata dagli spot della BMW Eletta, dagli assorbenti femminili e dai prodotti di cosmesi per maschietti.
Abbiamo sentito parlare di Pasolini da voi, ci siamo commossi ed entusiasmati con voi a vedere Apocalypse NowInto the Wild, ma ora lasciateci ascoltare Skrillex e Jason F in pace."

Noi genitori siamo ansiosi nei confronti del futuro dei nostri figli.
Abbiamo modellato esageratamente i nostri progetti anche personali in funzione del loro futuro. L'impressione è che, più che aiutarli, a volte li si bombardi di aspettative di cui forse loro stessi, nella migliore delle ipotesi, non si rendono conto e che soprattutto non ci chiedono. Alcuni, magari più pragmatici, convivono bene con questa forma strisciante di assistenzialismo paternale, ma altri, più sensibili e timidi, non ne verranno schiacciati e avviliti nell'anima e nello spirito?


Foto © Arimondi