27 dicembre 2007

Estetico (I)

Da molto tempo voglio parlare di Contro la comunicazione di Mario Perniola (Einaudi, 2004), un libro che mi dà ossigeno nei momenti difficili.

Lo scritto muove una critica decisa alla dilagante cultura delle comunicazione offerta da mass media: la “cultura” falsificante e invasiva delle tv generalista, il “pensiero” dei partiti veicolato dai telegiornali, le “cultura” delle fiorenti facoltà di “scienze della comunicazione”, quella per cui tutto viene confuso in un crogiuolo dove ciò che conta è l’apparenza e dove, pur sbandierando pomposamente il rispetto per le differenze, ogni differenza viene omologata in cambio della presa e mantenimento del potere e del palcoscenico della celebrità.

Dove ciò che conta non è essere, ma esserci e dove i parametri di accuratezza o scientificità vengono sacrificati in nome dell’immediatezza al pubblico e dell’ottenimento di un risultato “tutto e subito”. Dove cantanti pop spericolati e vetusti presentatori ottengono lauree honoris causa in comunicazione, gli stilisti di moda o i piloti di motociclismo definiscono le tendenze “culturali” e dove la verbosità petulante vince sempre sopra la discrezione di un pensiero critico.

Ciò che propone Perniola in alternativa è un atteggiamento estetico.

Cosa è che muove l’artista a creare? Non è un interesse materiale, una speranza di affermazione immediata. L’artista, almeno quello dotato di talento se non proprio di genio, è in genere spinto da una forza interiore che lo anima.

L’artista ha una visione della vita e dell’arte in qui si valorizzano i valori della discrezione interiore (non solo nel senso comune di sobrietà e riservatezza, ma anche di “capacità di discernimento”, quindi di volontà critica), di un ”interesse disinteressato” e di una moderazione intelligente verso le cose del mondo, usando per altro strumenti come l’ironia, l’arguzia, la seduzione discreta, opposti ai meccanismi arroganti e violenti della comunicazione dei mass-media.

- continua (1)

2 commenti:

PEJA ha detto...

un libro fondamentale credo, dalle molte chiavi di lettura, e che offre altrettante chiavi di lettura del contemporaneo. Non chiuso in se stesso insomma. Political correct senza scadere nell'allarmismo, scritto bene, argomentato quanto basta. Su Àgalma la ricerca in tal senso spesso è proseguita...

Arimondi ha detto...

Grazie del commento.
Verrò di certo a trvoarvi su Agalma.