04 febbraio 2009

Dieci anni

Troppo facile parlare di Fabrizio De André in questo decennale della scomparsa?
Ma lui rappresenta per me molto di ciò che è la mia educazione sentimentale e intellettuale e credo di dovere molto a lui e a coloro che me lo fecero conoscere, quando ero bambino di pochi anni.

Quello che posso dire è che il Volume 8 (1975) è oggi l'album a mio avviso più attuale e bruciante di De André.

Perché?

- La cattiva strada. Così ermetica e al contempo così chiara nel giustificare l'ambiguità crudele dell'uomo per il mezzo musicale di una ballata quasi sbarazzina. Una "que sera" di Chico Buarque italiana, più spietata. Mi ricorda indirettamente l'atmosfera di "Gomorra".
- Nancy - La storia di Nancy, della sua bigiotteria, della sua perdutezza e della distrazione degli uomini. Ai livelli di Suzanne di Leonard Cohen. Forse ancora più penetrante, nella sua fine, con quel "sono contenta che sei venuto" che ti morde lo stomaco.
- Le storie di ieri - Il ragazzo guarda il muro e si guarda le mani e capisce che non potrà mai accettare la generazione dei padri. Quello è il suo turno. E ti chiedi: i nostri figli ci guardano così oggi, noi nostalgici di un "vero" pensiero di sinistra?
- Giugno '73 - La fine struggente, affilata e rassegnata di un amore. "Tua madre c'è l'ha molto con me, perché sono sposato e in più canto" ... "E' stato meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati".
- Canzone per l'Estate - Il borghese degli Anni Settanta, degli Anni Ottanta, Novanta e di oggi. Eccomi a immedesimarmi come migliaia che si chiedono com'è che non riescono più a volare.
E cosa avrà provato mio padre ascoltando questa canzone?
- Amico Fragile - Per me il capolavoro di De André, anche musicalmente. La canzone della diversità, del disagio di sentirsi lucidamente estranei e lucidamente perduti, dell'orgoglio di esserlo. "Ero molto più curioso di voi" con tutte le implicazioni del caso, senza paracaduti.

Cosa poteva accadere ad un ragazzo tredicenne che nel mezzo degli Anni Settanta si trovò ad ascoltare queste parole?

3 commenti:

Franco Zaio ha detto...

Che diventa un amico fragile!
Ciao!

Arimondi ha detto...

Già.
Confesso però che a tredici anni di "Amico Fragile" non avevo proprio capito nulla, per fortuna forse.

Anonimo ha detto...

Da sempre "Amico fragile" incarna il mio malessere. E poco importa che abbia 45 anni e due figli. L'inquietudine che mi nasce dentro ogni volta che l'ascolto o la penso, é la stessa.

Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte...
...E poi sospeso tra i vostri "Come sta"
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci
tipo "Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di te"...
...pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra...
E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.

Un po' di tempo fa ho scritto sul blog di FZ come é nata questa visionaria ma disperatamente lucida poesia (non posso definirla altrimenti), con gli accordi che si sposano perfettamente, tesi, disperati, stanchi. Secondo me un capolavoro assoluto, senza tempo, forse meno amato e/o conosciuto di altri.

Andrea