Non amo molto le commemorazioni e gli anniversari imposti. Ne riconosco razionalmente il valore simbolico (solo nel caso in cui abbiano per me qualche valore), mi distolgono per un attimo dai pensieri quotidiani e mi rendono più che altro contento se mi procurano un giorno di ferie in piu...
Però quest'anno sento di dover scrivere qualcosa in merito a questo Giorno della Memoria.
Il mio pensiero va a quelle persone che si prendono sulle spalle il carico faticoso della Memoria. Sono le persone che hanno vissuto i campi di sterminio, con perdite personali indicibili e che oggi si rendono testimoni in prima linea di ciò che è stato commesso da un parte dell'Europa civilizzata ai danni di loro consimili durante gli anni della prima metà del Novecento.
Credo di poterne scrivere brevemente, perché conosco una di queste persone.
G., uscito da quell'Inferno, ha continuato a vivere, si è costruito coraggiosamente una famiglia con dei figli, ha vissuto una propria vita perfettamente inserito nel tessuto della società, cercando di essere il più normale possibile e di vivere normalmente, nonostante l'accaduto.
Come molti altri ha vissuto per anni portando dentro di sé il ricordo, cercando tuttavia di far in modo che questo ricordo non condizionasse troppo la vita propria e dei suoi cari. Per anni - da ciò che mi ha raccontato - non ha fatto granché per parlarne pubblicamente, un po' per auto-protezione, un po' perché c'erano altri testimoni a ricordare.
Oggi però le persone che sono in grado di testimoniare sono per motivi anagrafici sempre meno. E lui ha cominciato a sentire il bisogno di raccontare.
Quasi un imperativo interiore del tipo "se non c'è nessuno che può farlo, credo di doverlo fare io".
In questi giorni era quasi in "tourneé". E' stato chiamato da tutte le parti d'Italia per ricordare, per raccontare. Associazioni, Scuole, Centi Culturali, Comuni, tutti ad invitarlo per ascoltare, per intervistare, per filmare.
Credo che nessun possa immaginare quanto deve essere difficile ricordare quanto è accaduto e doverlo ogni volta verbalizzare davanti ad estranei. Dover sacrificare la propria intimità in nome di una "missione".
Per questo dedico questo povero e stringato pensiero del Giorno della Memoria a G., immaginando quanto deve essere stanco oggi e augurandomi si possa riposare di un meritato riposo accanto alle persone cui vuole bene (sempre che lui, uomo dall'energia invidiabile, sia capace di fermarsi a riposare).
Al contempo spero si senta molto fiero di sé.
Io, per quanto può contare, sono fiero di lui e sono certo che siamo in molti ad essere fieri e grati a testimoni della Memoria come lui.
Per quanto può servire, è giusto che G. se lo senta dire. Sperando non sia turbato da questa ulteriore intrusione nella sua sensibilità.
Proprio in questi anni, in cui mi rendo conto di quanto la memoria da tramandare sia importante per i nostri figli, per evitare o cercare di evitare gli orrori provati dall'ignoranza e dall'odio che l'uomo sa commettere.
3 commenti:
G. ha letto questo post e mi ha scritto due righe, autorizzandomi a pubblicarle.
Eccole:
(..)
Quello che cerco di fare non è solo ricordare e fare una breve lezione di storia, recente ma non troppo ormai.
Alle elementari dove i ragazzini sono molto curiosi mi è stato domandato: come mai ci racconti queste cose?
Ho risposto più o meno così: “Avevamo avuto dei segnali di quello che stava succedendo. Chi ha avuto il coraggio di abbandonare la propria casa e il proprio Paese è partito e ha evitato la catastrofe. Bisogna essere attenti, avere coraggio, prevedere."
Inoltre:
"Italia e Germania erano governati da persone di bassa cultura che si sono rivelati dei delinquenti. Ma anche i governanti degli altri Paesi non erano aquile. Bisogna stare attenti a chi governa."
E (da genovese): "è come se fossimo su una grande nave. Stiamo attenti a chi la governa, a chi decide la rotta. Non possiamo lasciare fare, essere indifferenti e poi lamentarci perché la nave è andata contro gli scogli.
Informatevi, leggete i giornali, fatevi un parere, dichiaratelo (...)“.
Questo è il punto. Più o meno è quanto dico, a conclusione, anche se non mi viene fatta la domanda. (...)
G. For President!
Eh sì, in effetti ho mancato di evidenziare che non si tratta solo di "ricordare", ma anche e forse soprattutto di aiutare a ragionare sul presente e sul futuro, per vigilare su chi prende le decisioni, perché non avvengano mai più derive del genere.
"(...) Essere attenti, avere coraggio, prevedere (...)".
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