09 gennaio 2010

Emmaus

Riesco sempre a rimanere rapito dalla capacità di Alessandro Baricco di colpire le ombre oscure del sentimento con la sua scrittura al contempo sintetica e profonda. Così ho letto il suo ultimo romanzo breve Emmaus (Feltrinelli, 2009) tutto d'un fiato.

Devo però dire che, dopo Oceano mare e Senza sangue, il meccanismo dello spiazzamento ottenuto attraverso scarti nell’abisso del dolore risulta un po' logoro.

Anche nella nuova opera Baricco sembra mirare a far sanguinare il suo lettore in modo spettacolare, usando gli stessi strumenti con cui sventra i suoi personaggi, colpiti dal destino o dall’influenza di altri uomini egualmente feriti e imperfetti.

C’è altro nel libro: la crisi delle certezze di un gruppo di cattolici integralisti, qui smascherati senza pudore nelle loro contraddizioni al limite del fanatismo, c’è il senso di vuoto delle nuove generazioni (Galimberti?), c’è il tema del della ipocrisia borghese nei confronti della prostituzione, del travestitismo (chissà se pre o post Marrazzo) e della diversità, e c’è il tema del senso di colpa dei figli nei confronti dei genitori e delle loro aspettative:

Ci disarma infatti l’inclinazione a pensare che la nostra vita sia, innanzitutto, un frammento conclusivo della vita dei nostri genitori, solo affidato alla nostra cura. Come se ci avessero incaricato in un momento di stanchezza di tenere un attimo quell’epilogo per loro prezioso – ci si aspettava da noi che lo restituissimo, prima o poi, intatto. L’avrebbero poi ricollocato a posto, formando la rotondità di una vita compiuta, la loro. Ma ai nostri padri stanchi, che si erano fidati di noi, noi restituiamo il taglio di cocci affilati, oggetti scappati di mano. Nel sordo strisciare di un simile fallimento, non troviamo il tempo di riflettere, né la luce di una ribellione. Solo l’immobilità sorda della colpa. Così tornerà nostra, la vita, quando sarà ormai troppo tardi.” (pag. 100).

2 commenti:

Franco Zaio ha detto...

E' il prossimo libro che leggo e poi ti dico. Mi ero trattenuto per una piccola antipatia personale per il personaggio, sai come sono ;-)

Anonimo ha detto...

ho letto castelli di rabbia e sono rimasto a bocca aperta, ho letto city e sono rimasto piacevolmente colpito, quando ho iniziato a leggere seta ho capito che baricco scrive sempre uguale, sempre le stesse cose, e quando capisci il meccanismo ti rendi conto che altro sistema per stupire non conosce.
DELUSIONE.