27 marzo 2008

Occhio open air


Uscire dalla città per cogliere il legno vivo, il verde delle piante, lo scuro della terra e il calore degli oggetti usati dagli uomini che lavorano.
Qui sotto, qualche scorcio, attraverso il mio obiettivo.

Legno Terra Verde e Cielo

24 marzo 2008

Camcaminin



Sera di Pasqua. Troppo tardi per il noleggio di un dvd. Campionati Europei di nuoto finiti. Zapping su tv generalista. Dieci minuti di Candid Camera, poi ti assale il disgusto che ormai ti prende di fronte alla trivialità di tutta questa paccottiglia, al di là di qualunque snobismo, lo giuro.

Provo RAI Tre. Mary Poppins.
Abbiamo già dato, ci guardiamo distrattamente con i figli.
Poi ci fermiamo un attimo. Stanno per saltare nella pozzanghera che li trasporterà nella campagna inglese, in groppa a cavalli da giostra. Colori, musica, sorrisi, danze, risate.

Da lì non ci siamo più fermati. Che grazia, che creatività, che Bellezza.
Venticinque anni prima di Roger e Jessica Rabbit (ma non era questo il primo film con attori veri e cartoni animati?). Sarà forse perché ci siamo tutti un po' innamorati del sorriso e della serena ineffabilità di Julie Andrews o immedesimati nell'irresistibile bimbo cicciotto (Matthew Garber) dalla faccia da vecchietto (ma come è vestito!) o perché Dick Van Dyke è proprio lo zio che tutti avremmo voluto avere (non solo in Mary Poppins, ma anche in Chitty Chitty Bang Bang).
Insomma sono rimasto incollato. E non solo io e il piccolo di dieci anni, ma, incredibile a dirsi, anche il Giovane Adolescente, il quale (ma questa è storia da narrare a parte), lontano dalla corte milanese di compagni un po' gonzi e compagne basso ombelicate, sembra cercare ovunque spazi per rituffarsi nell'infanzia serena che tanto ripudia nei giorni urbani.

Quando la Walt Disney, anzi Walt Disney era simpatico e non faceva film autoreferenziali.

Da consigliare a tutti. Da rivedere da adulti, magari in compagnia di qualche piccolo.
Chi non ha figli ne faccia in fretta per vederlo con loro.

16 marzo 2008

Occhio urbano


Vivo a Milano da più di dieci anni. In precedenza ho abitato in varie città italiane. Ho sempre amato andare a scoprire le bellezze dei luoghi, quasi sempre monumenti, luoghi e oggetti artistici del passato, non per scelta, ma perché le città italiane offrono meraviglie di ogni tipo in questo senso.

Da qualche tempo, qui a Milano, sono più attratto dai paesaggi urbani periferici e dall'archeologia industriale.

A causa mia o di Milano?

Si parla talvolta di Bellezza, qui o in altri luoghi amici. Ci può essere bellezza in ammasso di rottami luccicanti o in un traliccio ferroviario che si staglia contro il cielo blu?

Urban

Etre et avoir


Essere e avere di Nicolas Philibert, Francia 2002.

Un film documentario da vedere.

Una piccola scuola di un minuscolo e sperduto villaggio nell'Auvergne che accoglie bambini dall'asilo alla quinta elementare per insegnare loro a leggere e scrivere, ma non solo.
Su come potrebbe essere un'educazione che guarda sempre alle persone.

Per me disintossicante.
Consigliabile anche a chi non ha bambini intorno.

12 marzo 2008

Kit per adolescenti inquieti e padri paranoici

Ho ricevuto a casa una lettera del Comune di Milano inviata a tutte le famiglie con figli tra i 13 e i 16 anni.

In questa lettera si mette in guardia contro l’uso sempre più precoce di droghe da parte degli adolescenti.

Drizzo le antenne…

Dopo un’introduzione anche condivisibile (la noia, le logiche di gruppo, la mancanza di comunicazione…) si comincia a parlare di “controllo”.

Guarda caso, il destinatario della missiva vira dalla generica “famiglia” al meno generico “genitore”.
“(…) Recenti studi hanno dimostrato che la cannabis (…) comporta invece pesanti danni psichici soprattutto se assunta in età evolutiva. (…)”.

Eccoci.

Ma la chicca della lettera è che con questo foglio in mano puoi andare in farmacia e ritirare gratuitamente un kit di rilevazione di sostanze stupefacenti nelle urine.

Stavo pensando di dire a mio figlio: “Ehi, voglio vedere se ti droghi. Fai un pò una pisciatina qui dentro così posso controllare.”

La fiducia e la comunicazione con i figli innanzitutto.

Di certo i giovani milanesi saranno felici di collaborare con i loro genitori urinando in provette a dimostrazione della loro maggiore o minore tossicità… Sarà uno spasso stare ad osservare insieme di quale colore si tingono le cinque strip. Un simpatico passatempo domenicale in famiglia.
Notevole.

A chiusura della lettera, che fornisce anche una forzatamente sommaria descrizione degli effetti delle droghe più comuni, ecco un "prezioso" elenco di sintomi da cui si può dedurre che proprio figlio”si sta avvicinando alla droga”: tra gli altri: “Repentini sbalzi di umore”, “disturbi del sonno”, “difficoltà scolastiche e/o di lavoro”, “isolamento”, “insofferenza”, “occhi frequentemente arrossati”, riduzione dell'appetito".

E se mio figlio invece di essere innamorato fosse drogato?
E poi, visto che mi sento così sei giorni su sette, vai a vedere che sono drogato anche io senza saperlo... D'altra parte l’ho sempre detto che nell’acquedotto di Milano ci sciolgono l'anfetamina.

Sono malpensante, ma questa lettera sa di mossa pre-elettorale. E ricorda tanto la recente triste crociata di Ferrara contro la legge sull’aborto.

E un test per misurare quanto a volte siamo stronzi noi genitori, non ce lo vendono in farmacia?

School's out

L’hanno preso?
E l’altro, l’hanno preso?

E’ quasi finita.

Una maratona cominciata a settembre dell’anno scorso. Sono esausto fisicamente e prostrato psicologicamente.


Il fenomeno è di questi anni. Forse soprattutto a Milano, non so.

La scelta della scuola per i figli.

Quest’anno me ne sono toccate due: Medie per il piccolo, Superiori per il grande.

Il fenomeno non esisteva quando andavo io a scuola. Ti lanciavano a testa in giù, cartella bella e pantaloncini corti, nella scuola di quartiere. Coloro che arrivavano da qualche distretto lontano erano visti come degli esotici strambi, dei ritardatari o tutt’al più come degli snob.

In questi mesi ho visitato scuole su scuole, ascoltato decine di pareri, inseguito insegnanti per avere consigli, ho cercato di carpire numeri di telefono di presidi, ho partecipato a presentazioni estenuanti degne dello IULM ed estenuanti presentazioni degne di dilettanti allo sbaraglio, ho visitato laboratori fantastici e aule fatiscenti, palestre dai materassi consunti e biblioteche polverose, ascoltato domande dementi tipo “ma nella vostra scuola gira droga?” (E se poi non fosse una domanda demente?) e ascoltato relazioni brillanti e convinte da parte di insegnanti manifestamente amanti del loro lavoro.

Carovane di genitori che dilapidano il sabato per spostarsi in mandrie per la città attraverso i licei più “in” di Milano. Sognando un futuro migliore per i loro figli. Un futuro meno rabbioso e incerto. Di certo più nevrotico.
Ho visto giovani genitori (e belle genitrici) delle quinte elementari alle allegre presentazioni delle medie, ho visto i consumati e stanchi genitori della terza media (sì, bastano tre anni per consumarsi) alle efficienti presentazioni delle superiori.

E tu che fai? Non partecipi? Vuoi mandarlo alla T. dove ci sono 15 extracomunitari su 20?
E la sezione dello scientifico segue il PNI o è ha il latino potenziato? E’ difficile il saggio per l’ammissione al Musicale? Violino no per carità perché sennò poi ci suicidiamo in casa. I collettivi degli studenti sono attivi? Mah, dicono che ci sono più sezioni cielline che di sinistra… Preparano al PET e al CET?

Quesiti che tolgono il sonno…

E’ stato un lavoro. E non è ancora finita. Ora inizia la roulette russa della sezione.
A chi posso telefonare?

PS. Quello nella foto è il mio liceo. Luogo di mai dimenticato tormento fisico, mentale e sentimentale.
Solo di notte, oggi, assume un'atmosfera quasi umana.
Quella atmosfera umana che cerco nella scuola dei miei figli.

03 marzo 2008

Calore umano

Milano, Metro Linea 1, ore 8,30

Presepi

Alcune persone ti conoscono, magari anche molto bene. Ad un certo punto decidono che vogliono collocarti nel loro piccolo presepe.
Perché tutto deve stare a posto, tutto deve stare in ordine. Tutto in ordine, tutto a posto.

Ti mettono lì come una pecorella bianca, di quelle in alto in cima alla collinetta cosparsa di neve finta. Immobile, a far da paesaggio, a memoria dei bei tempi andati.

Eccolì laggiù il bue e l’asinello.
E i pastori alacri, le lavandaie operose.
E i mulini che si muovono allo scorrere fresco del ruscello.

Ma la pecorella nel loro presepe mentale non ci vuole stare. Tutto in ordine col cavolo.
Non vuole essere la pecorella di cui ogni tanto si dice “ma quanto è cara e gentile la pecorella, quanto è furba la pecorella”.

Come la pecora nera fa la sua cosa ed esce dalla scena.
Con il cuore spezzato.

Finale B
Arriva un cacciatore, con il coltello apre la pancia della pecorella e dal suo ventre estrae un lupo bianco molto incazzato, che lento esce dal plastico.
Con il cuore spezzato.