A volte ritornano.
Li si rivede in città. Nella vita sociale. Un po’ timidi e inquieti. Il tempo ha loro segnato un po’ il viso.
Non
che sia qualcosa di evidente o eclatante. Solo chi non li ha incontrati
da tanto tempo lo noterà. Forse lo sguardo meno vivace di un tempo;
certamente qualche capello in meno, le rughe più accentuate, una taglia
in più.
Più
dignitose le donne. Si curano con un’attenzione che tradisce la
coscienza di un orgoglioso declino. Decise per forza genetica a non
cedere alle lusinghe della plastica chirurgica che tanto devasta i
labbroni delle loro coetanee inquiete.
Vestono vestiti più grigi i loro compagni uomini. Soprattutto se per pudore (o timore) non hanno mai vestito i panni casual del ggiovane.
Da un po’ hanno smesso lo spolvero e
non si guardano con grande gioia nello specchio.
Le giovani donne per
strada non li notano con la stessa curiosità di pochi anni prima e
qualche volta si alzano per lasciar loro il posto in metropolitana,
dando rigorosamente del lei.
Sono i genitori dei figli della tarda adolescenza.
Si potrebbe dire i genitori dei figli finalmente adolescenti. O dei figli purtroppo adolescenti.
Il genitore stesso non sa bene, non sa se rallegrarsene o se preoccuparsi.
Da
una parte la prospettiva vertiginosa del tempo libero. Le mille nuove
opportunità che ti offre la grande città in cui il destino lo ha
condotto a vivere, i mille interessi che sa bene essersi solo sopiti e
addormentati in questi anni, e che basterà poco a risvegliare.
Dall’altra
un baratro di vertigine. Il figlio giovane che dava un’illusione di
eterna giovinezza. Sarà tempo libero o tempo vuoto? Fare i conti con se
stessi e con la sfida di un nuovo mondo che ti vede riapparire, dopo
quasi vent’anni di pausa, come un Robinson Crusoe tornato alla vita
“civile”.
Sarò capace?
Leggi nei loro occhi un’incertezza che non avresti notato solo qualche anno fa.
E
non è solo l’avvilente situazione sociale di questi anni, il lentissimo
ed esaperante declino del ributtante berlusconismo andato di pari passo
con il declino intellettuale di parte del paese e con il declino
economico della borghesia.
Non
è neppure la certezza che il consumismo - cui pure ha contribuito con i
suoi soldi - ha appannato il suo spirito critico e che qualcosa di
profondo sia stato barattato tanto tempo fa con l’abbonamento Sky, la
banda larga e l’auto aziendale.
E’ piuttosto la sensazione inquieta che si stia aprendo una nuova fase della vita.
Ma si badi che non è un UFO il nostro genitore di figlio adolescente.
Frequenta
i suoi simili e parla spesso dei figli con i genitori degli altri
figli. Con loro scambia occhiate trasversali, convinto che il
vicino stia invecchiando peggio di quanto invecchi lui. Anche se alle
riunioni di classe si guarda intorno sospettando a ragione che i molti
decrepiti stanchi presenti siano molto simili a lui.
Non
sa in verità quanto il figlio gli racconti di sé. Narra la cronaca che
anche quelli che dicono di saperlo, in realtà si illudono, perché non lo
sanno affatto; ed è anche cosciente che i genitori degli altri figli
sanno probabilmente di suo figlio cose che lui stesso non conosce.
Loro,
i figli, uno gentilmente, l’altro con le sue maniere, gli hanno fatto
capire che la vita ora è solo loro. Lui l’aveva già capito da un pezzo.
Quando non rispondevano al cellulare o quando ha scoperto che
non era più loro amico su Facebook, cancellato in una notte.
Ritornano
alla memoria gli innumerevoli week-end passati con i figli piccoli.
Ricordi della loro risata critallina e felice ad ogni scoperta delle
cose del mondo. Un uccello in volo, lo sguardo stupito, risate
squillanti, il rotolarsi sul tappeto a fare la lotta. Energia ineusaribile. I ricordi più preziosi.
L’idea
consolante di aver trasmesso la curiosità per il mondo e di averne
temperato le durezze. Perché i figli con un’infanzia felice saranno
uomini più probabilmente felici.
Questo e molto altro passa nella mente di un genitore che vede i propri figli crescere ragazzi quasi adulti.
Eppure
a volte bastano due piatti come quelli della foto - posati su una
tavola apparecchiata e ordinata con qualche frutto della terra in un
giardino settembrino - per intuire che le prospettive che si aprono sono
davvero “prospettive”: balconi con panorami e colori affacciati su
mondo di opportunità, e non da soli.