06 settembre 2011

Facebook killed the blog star (part 2)

A costo di apparire moralista e antipatico, quelle del post precedente sono solo alcune considerazioni di mezza via sull'uso di fb.
Erano posteggiate negli appunti da tempo e mi sono astenuto per un po’ dal pubblicarle perché avrei voluto evitare per una volta di fare lo snob nei confronti di ciò da cui molti traggono piacere, soddisfazione e a cui dedicano molto del loro tempo.
Sono abituato alla mia inattualità. Detestavo i primi “telefonini” per la loro pretesa di rendere tutti sempre reperibili. La storia mi ha dato torto: la maggioranza desidera ardentemente essere sempre reperibile e i cellulari sono dappertutto.
A dare una ulteriore colpo alla mia schizzinosità è l’importanza che i social network hanno mostrato nelle ultime elezioni politiche: capaci di compattare un consenso alternativo che è stato (e sarà) determinante per il risultato e di cui si è parlato fin troppo poco su altri media.

Ma come evitare, siore e siori, di tratteggiare  il profilo sociologico dei nostri utenti di fb?

Fb richiama l'allegrone spensierato, quello con la risata lunga trenta vocali e i gattini teneri teneri.
Richiama come il miele le api il malinconico maturo nostalgico dell'adolescenza "ribelle”, dedito compulsivamente a proporre video musicali risalenti ai gloriosi tempi della sua epopea privata, circoscritta al quartiere sotto casa.
Esalta il depresso da pedata in culo che stigmatizza ad ogni attimo le catastrofi politico-sociali e culturali del paese o che vomita il suo spleen esistenziale.
Amplifica il finto trasgressivo stiloso, sagace lettore del Rolling Stone italiota, quello che osserva Iggy Pop in foto insieme a Donatella Versace senza provare il devastante - e troppo romantico - colpo al cuore che prova il sottoscritto.
Insomma sembra incoraggiare coloro che - come direbbe la mia mamma - “parlano perché hanno la lingua in bocca”.
Oppure è solo perché mi sono scelto “amici” strambi?

Rigetta viceversa l'imploso sociale e il marginale, il quale per altro difficilmente ha un computer collegato in rete.
In sintesi, allontana da sé e rifugge il dolore reale.
Ditemi un po’, mai letto su fb uno stato del tipo:  "Oggi mi preparo per la chemioterapia e stamattina vorrei impiccarmi al ponte dietro casa"?

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