06 settembre 2011

Facebook killed the blog star (part 1)

Ho sempre ammirato la battuta fulminante, l'aneddoto che in poche frasi circoscrive una vicenda ed è capace di estrarne il succo con ironia.
Ma eccomi qui in Facebook (d’ora in poi fb) in compagnia di un esercito di piccoli aforisti, wannabe Oscar Wilde in erba che sintetizzano la loro vita quotidiana in massime di apparente acume ed efficacia nell'immediato, ma di disarmante e proterva banalità sul medio termine.

Disarmati, i copywriters delle agenzie pubblicitarie impallidiscono di frustrazione di fronte alla abilità  degli utenti di fb più svegli nel promuovere la propria esistenza con slogan fulminanti e irresistibili degni di una campagna finto-provocatoria di Oliviero Toscani.

Ma voglio vederci tra dieci anni a rileggere le stronzate partorite quotidianamente, inorriditi nello scoprire le migliaia di ore perse di fronte al video e rubate alla vita, quella vera.

Fb replica quasi sempre la cerimoniosità ipocrita dell'incontro veloce da sveltina sociale e il desiderio compulsivo di partecipazione, di far parte di qualcosa.
Nella migliore delle ipotesi, si rivela sostituto appena "correct" di Meetic, il social network propugnatore del cuccare.

L'ottusa meraviglia espressa a bocca aperta se parliamo del nostro presente, l'alone nostalgico da lacrimuccia se proiettato nel passato (le foto e i tag della nostra "avventurosa" adolescenza, i video dei nostri beniamini ex-ribelli gonfi del rock 'n'roll), l'entusiamo dell'"ah che bello" se proiettato nel futuro, tutti coinvolti nall'anelante buonismo della campagna etica o bioetica della settimana.
Eccoci ad esaltare la dimensione fugace e superficiale delle persone, delle cose e degli eventi, distillando massime da Baci Perugina.

Come in una composizione aleatoria potrei forse – con un po' di tempo a disposizione - stupire gli avventori, seminando a caso lucide frasi e costruendo immaginari frammenti di vita splendida e  appagante, sommo re degli hipster.
O essere pecoreccio al punto giusto per mimetizzarmi tra gli "amici" di Totti e i fan di Alvaro Vitali.
 

Ma a me terrorizza l'esternazione nella vita reale, figuriamoci quella in rete. Quindi “condivido” male e poco.
La nobile parola "condivisione" (che faccio una fatica boia a mettere in pratica nella vita reale, anche solo in famiglia), fa francamente sorridere se applicata all’immateriale e fugace fb, dove la volontà primaria è in genere quella di condividere ed affermare una cosa sola: il proprio ego.

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