Approfittare dell'occasione di non scrivere solo per sé, per confrontare il proprio pensiero con ciò che accade intorno. Insomma, per vedere - non più di nascosto - "l'effetto che fa".
27 agosto 2008
26 agosto 2008
Sicilia Meridionale 2
Dopo il consenso, eccoli intonare antichi versi, con la mimica accorata con cui la tradizione vuole che si accompagnino quelle parole.
Manca il senso dell’estetismo fine a se stesso, l’attenzione verso l’apparenza così soffocante negli italiani continentali. Nulla è mai sciatto e nello stesso tempo nulla appare
Ossigeno per gli occhi e per il cuore.
Sicilia Meridionale
La sottigliezza gattopardesca dei siciliani deve averli indotti a tollerare il nome di queste vie perché non è certo il nome di una via che ti fa sentire conquistato (ingenui altoatesini, baschi e bretoni con i loro cartelli bilingui).
Chissà quanti nomi di vie fenicie, greche, romane, bizantine, arabe, normanne, spagnole, piemontesi hanno visto iscrivere sui muri nel corso dei secoli, guardando sornioni di sottecchi, dalla calma delle seggioline posate avanti i loro usci.
Scrivete, scrivete, che sappiamo bene chi comanda qui.
E per neppure un secondo ti può venire il dubbio che chi comanda qui sono le persone del posto, qualcuno confuso tra la gente, vestito allo stesso modo. Qualcuno che hai visto di sottecchi baciarsi sulla gancia con un compaesano ossequioso questa mattina al bar principale del paese, dove ti offrono specialità del posto quali cucchitelle e brioches con la granita al limone.
Qui sembra non essere ancora arrivata Ikea, né Dolce e Gabbana, neppure la mafia cinese di Gomorra. La globalizzazione sembra non aver ancora disintegrato le relazione tra le persone del paese, del rione, forse. Arriverà di sicuro, di sicuro ci prova notte e giorno con Canale 5, il digitale terrestre, Miss Italia, Veline, Amici. Arriverà presto o tardi, ma sarà comunque come lo vorranno i siciliani, legati al loro passato ricco di esperienza e quindi attenti a ciò che accade intorno.
Alla festa della Madonna del Soccorso tutto il paese partecipa vestito a festa: belle e giovani donne eleganti, vecchie grinzose a piedi scalzi con lo scialle delle Figlie di Maria, uomini incravattati, ragazzine che si fanno fotografare in digitale dai fidanzati vicino alla statua della madonna col bambino, dopo averle accarezzato la mano.
25 agosto 2008
Le vie di una città
Ciò ci risparmierebbe in futuro tra l’altro Vico Fiorello, Via Gianni Versace, Piazza Giuseppe Grillo detto “Beppe”, Viale Giulio Andreotti, Largo del Cavaliere poi Presidente eccetera.
Suona pure come un’idea da diessini.
E comunque diciamocelo, in nome delle Fragole, dello Zucchero e del “Cioccolatte” di nefandezze nel mondo ne sono state commesse almeno altrettante.
Il Carmine
Lo ammetto. Genovese di nascita, non conoscevo il Carmine.
E’ un quartiere antico e centrale, che fa da frontiera tra i vicoli a mare e i quartieri residenziali della zona a monte a ovest di Castelletto. Il suo nome è sempre stato legato alla omonima chiesa, ingiustamente celebre per lo spaccio che di fronte si consuma(va).
Il Carmine (qui il mio breve tour fotografico) è in realtà un piccolo incantato paese a sé, dove l’atmosfera è quella del borgo antico, dove il muro scrostato convive con i panni colorati e con i ciottoli della creusa e dove i portoni delle abitazioni sembrano portoni di antichi monasteri.
Chi non vorrebbe vivere in Vico della Fragola o in Vico dello Zucchero, uscire di casa e svoltare in Vico del Cioccolatte? Nomi antichi di vie in cui evidentemente era possibile mercanteggiare questa marce allora preziosa ed esotica, non a caso molte intersencantesi con Via del Valore.
Piazza S. Bartolomeo dell’Olivella, con due olivi luccicanti a far da guardiani al portone della vecchia chiesa dimenticata, dove staziona la cuccia vuota di un improbabile “cane di quartiere” e dove, con occhio un po’ indiscreto, si può osservare dentro alla vita delle persone, immaginare (o sognare) il loro ordine lindo.
Ma il culmine del quartiere è Piazzetta della Giuggiola. Una minuscola piazza pedonale e senza uscita abbarbicata in cima ad una piccola collina, che piazza non è, ma cortile, corte.
Appena arrivato, una assolata domenica d’estate prima di pranzo, si acoltava il suono delle radio uscire dalle finestre e una ragazza acompagnava intonata Eppure soffia di Pierangelo Bertoli. Nelle altre vie si ascoltava Gigggi, Shakira, Mina, addirittura i Pearl Jam.
Bertoli era uno strano cantautore rock di sinistra, oggi inattuale e non ancora riscoperto dai revival ciclici. E bene echeggiava in questa piazza solitaria e fuori dal tempo. Ricordava una Genova viva e combattiva.
Mi sono seduto e ho ascoltato la canzone fino alla fine, sperando senza speranza di intravedere la giovane, che ho immaginato e tuttora immagino molto bella.
P.S. Per chi come me non si ricorda come è fatta una giuggiola, eccone un disegno.
Sintesi
Molte volte ho studiato la lapide che mi hanno scolpito: una barca con vele ammainate, in un porto. In verità non è questa la mia destinazione ma la mia vita.
Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo suo inganno; Il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura; l’ambizione mi chiamò, ma io fui terrorizzato dagli imprevisti. Malgrado tutto avevo fame di un significato nella mia vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino dovunque spingano la barca. Dare un senso alla propria vita può condurre a follia, ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio. E’ una barca che anela al mare eppure lo teme.
E.L. Master, Epitaffio di George Gray, da L'Antologia di Spoon River, Einaudi
Foto di William Willinghton da Spoon River Ciao, Dreams Creek.
Una poesia che nel sua semplicità lineare mi aiutò (e mi aiuta) spesso quando l'attesa sembrava molto più comoda.
19 agosto 2008
"Voglio tutto" o del collezionismo in edicola
Uno dei miei divertimenti estivi è immaginare cosa ci proporranno quest’estate le edizioni collezionabili in edicola.
Quest'anno vedo Fabbri e De Agostini un po’ in affanno (De Agostini propone la stantìa Famiglia Addams..). Hachette conduce il segmento medio alto, mentre Hobby & Work domina con Peruzzo e Del Prado il segmento popular-trash, quello che da sempre offre le sorprese più spassose.
Poter scoprire se esiste Sant’Arimondi mi sembra una prospettiva entusiasmante. Chissà che santino regalano.
Sempre di argomento esplorativo, la serie più sfigata in assoluto mi pare però la serie completa dei libri di Jules Verne rilegati in gran lusso e in custodia cartonata, ovvero l’illusione di far sentire dei veri bibliofili tutti i poveretti che hanno letto due libri in vita loro (di cui uno è Il giro del mondo in ottanta giorni e l’altro è la versione ridotta per bambini dei Promessi Sposi).
La serie dei richiami per uccelli era uscita in Francia due anni fa. Mi figlio ex-birdwatcher ha chiosato con un laconico: “sfigati”.
La Gazzetta dello Sport vende scacchi in vero marmo. L’unico utilizzo che riesco a immaginare potrebbero farne i lettori di quel giornale sarebbe scagliarli contro la tifoseria avversaria allo stadio.
Mi diverte sempre fantasticare sugli orrori del “marketing” e trovo strabiliante la capacità che hanno queste serie di solleticare il desiderio di possedere “il tutto” da parte di noi poveri umani. Per fortuna non so vendere uno spillo, perché mi sarebbe piaciuto sperimentare tecniche di vendita malandrine. Che so, la raccolta di home video con tutte gli atti di sadismo di alunni nei confronti degli insegnanti tratti da YouTube, la fedele riproduzione fotosatica dei mini assegni che spopolavano a fine anni Settanta quando non c’erano più spiccioli, la raccolta video di tutte le risse più spassose in Camera e Senato dalla Costituente ad oggi, una raccolta di fedeli riproduzioni in formato reale di telefonini vintage 1996-2000, una serie che duri 3712 settimane intolata “costruisci il tuo relitto di Ustica e trova la tua soluzione”…