Mostra di Bruno Munari a Milano. Al di là della genialità sorridente dell'artista e del designer, ha ragione l'amico Filippus quando dice che ciò che più colpisce di Munari è l'assenza di qualsisi legame con l'idea dell'artista "tormentato" che spesso accompagna come uno stereotipo la concezione dell'arte anche recente.
Munari è sommamente ironico senza mai apprire cinico (L'Olio su tela è davvero un lenzuolo di tela sporco di olio d'oliva), è allegro senza mai apparire vacuo, è pungente e tuttavia il suo spillo ha una leggerezza infantile (rifilessa anche nell'attenzione continua rivolta all'infanzia), è sistematico senza mai apparire serioso.
Rappresenta la modernità del Novecento senza la spocchia dell'avanguardia radicale, rappresenta la tradizione creativa italiana rinascimentale trasposta ai giorni nostri, quale la vorremmo vedere sbandierata in ogni angolo del mondo.
Insomma una boccata di ossigeno: intelligenza, saggezza e Bellezza nei pochi metri quadri della Rotonda della Besana.
All'uscita, insieme agli oggetti della mostra, vendevano questi dadi sferici. Non ho conferma che siano veramente stati disegnati da Munari, ma non me ne stupirei.
Già di per sé il dado è oggetto che spesso rappresenta il caso (àlea: dado, in latino). Ma l'idea di farli sferici è una iperbole straordinaria. Un eterno rotolare che non darà mai alcuna combinazione risolutoria.
Va bene, mi affido al terribile caso, ma almeno il dado mi offre una soluzione, una decisione, una cifra risolutiva, un numero illuminante. No. Neppure quello. Il dado rotola e rotola all'infinito. Anche da fermo (potrei cercare di fermarlo) non mi darà mai un numero preciso. Quasi tre. Forse cinque.
Mi piace immaginare che solo un uomo allegro come Munari possa aver ideato un'opera così "diabolica".
Li porterò al lavoro, per prendere le decisioni importanti.
3 commenti:
una buona dose d'ironia e genialità con un po di angostura surrealista....non fanno più cocktails del genere oggi giorni, vanno di moda i beveroni
Meraviglioso tutto: Munari e i dadi.
anch io li voglio i dadi
per le decisioni importanti
a lavoro
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