02 gennaio 2008

RCA (I)

L’orecchio prevalentemente rivolto verso l’Inghilterra o gli Stati Uniti a volte non permette di cogliere quello che abbiamo o abbiamo avuto in casa.
E’ uscito un libro per me molto interessante. La storia della RCA Italiana, raccontata attraverso la voce di uno dei più importanti e creativi produttori della discografia italiana, Lilli Greco. (Maurizio Becker, C'era una volta la RCA. Conversazioni con Lilli Greco, Coniglio Editore 2007, 352p.)

Durante gli Anni Sessanta e Settanta la RCA Italiana era una macchina da guerra musicale.
I quattro studi di registrazione erano all’avanguardia dal punto di vista tecnico e artisti come Frank Sinatra o Arthur Rubinstein venivano a registrare le loro session nel famoso ed enorme Studio A, allora il più grande del mondo.
Abbey Road a confronto impallidiva (non lo stesso per i quattro che lo abitavano musicalmente...) e in tutta Italia le etichette concorrenti (Durium, Fonit Cetra, CGD) mandavano a incidere i loro artisti in quegli studi.
Roma surclassava Milano e la pur gloriosa Ricordi di Milano, con 150 anni di storia alle spalle (da Rossini a De André, passando per Verdi, Puccini e Respighi), faceva fatica a stare dietro al nuovo modello industriale imposto dagli studi della RCA di Via Tiburtina a Roma.
Le classifiche di vendita degli Anni Sessanta e Settanta erano dominate dalla RCA: Morandi, Pavone, Meccia, Fontana, Patty Pravo, Fidenco. Ma non solo. Nei primi Anni Settanta i cantautori trovarono presso la RCA la struttura capace di finanziarli, produrli e promuoverli: Dalla, De Gregori, Venditti, Battisti, Cocciante, Paoli, Baglioni, Gaetano e Conte. Per citare solo i più celebri.

Attraverso questo libro, anche grazie all’apparato iconografico strepitoso, si capiscono molte cose.
Da una parte un’etichetta discografica ben cosciente delle necessità di produrre risultati economici e profitto che forniva un modello organizzativo severo ma al contempo efficace, con turni di registrazione serrati e inflessibili, grande dispiego di mezzi economici (anticipi spesso a fondo perduto agli artisti) e produttivi (si pensi al Cenacolo, luogo dal nome emblematico dove erano realizzati centinaia di provini a settimana in una decina di mini-studio operativi giorno e notte). Dall’altra produttori esterni e interni, assistenti musicali, direttori artistici, fonici, responsabili degli studi e delle orchestre, addetti alla promozione, alle edizioni musicali e alla vendita. Tutti a lavorare con ed intorno all'artista. In pratica, uomini capaci, dotati di altissime professionalità e di una visione artistica che avrebbe cambiato la storia della musica commerciale in Italia.

- continua nel post successivo

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