09 gennaio 2008

Candidi senza lavoro

“So anche,” disse Candido, “che bisognava lavorare il nostro orto.”

“Avete ragione,” rispose Pangloss; “infatti, quando l’uomo fu messo nel Paradiso Terrestre, ci fu messo ut operaretur eum, perché lo lavorasse, la qualcosa prova che l’uomo non è nato per stare in ozio.”

“Lavoriamo senza discutere,” fece Martino, “non c’è altro modo per sopportare la vita." (...)

"Voi dite bene," rispondeva Candido; "(...) noi bisogna che lavoriamo il nostro orto."

Molti citano il Candide di Voltaire come il libro che castiga il positivismo e coloro che insistono sul fatto che viviamo “nel migliore dei mondi possibili”.
Candido, simbolo di un ottimismo irresistibile ma ottuso vive talmente tante sventure, violenze, saccheggi, stupri, ladrocini, uragani, terremoti, pestilenze e altro ancora che, pur nel suo sconfinato candore, alla fine non può fare a meno di vacillare, scalfito nelle proprie certezze.

Eppure Voltaire, pur nella lucida crudezza e nello spietato realismo, chiude il libro con il dialogo qui sopra citato e sembra darci una via di uscita, che non è spesso citata, chissà perché:

Il lavoro.

Senza il lavoro siamo esseri umani a metà.
So personalmente quanto oggi l’incertezza mini la vita e l’equilibrio delle persone. Soprattutto oggi dove il non potersi permettere di fare certe cose corrisponde quasi al non esistere.
Personalmente posso permettermi di dire di amare l’ozio, ma solo perché so di avere, ora, un lavoro.

Dedico questo banale e inutile post a tutte le persone a me vicine e meno vicine che si agitano per il loro lavoro. Per ottenerlo o mantenerlo.
Perché trovino o salvino il loro orto.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Volgarmente..
il lavoro per l'uomo è come la pillola per il ciclo..
regolarizza.

listener-mgneros ha detto...

grazie Arimondi e tu sai perchè...

Anonimo ha detto...

Il problema è anche quantitativo: la maggior parte delle ore delle nostre giornate sono dedicate al lavoro, giocoforza. Quindi, a meno di imboscarci per ore, conviene cercare di farselo piacere, il lavoro che si ha/fa, scoprirne ed esaltarne gli aspetti "belli", creare o contribuire ad un ambiente di lavoro sereno e salutare, "lavorare il proprio orto" ma con una vision e una mission. Se no è come passeggiare in cerchio sulle sabbie mobili, sia psicologicamente che professionalmente. Io da lunedì forse so se risco ad uscire dallo stagno.

listener-mgneros ha detto...

forse dovemmo oltre che lavorarlo l'orto iniziare a impedire che qualcuno vi entri dentro e lo calpesti...segnare il territorio...finalmente ho più ex amici ex conoscenti ex colleghi ex persone da cagare...e qualche vero amico qualche vero conoscente qualche vera persona con cui comunicare, ricordate jack nicholson in Wolf...quando piscia sulle scarpe di james spader?

leorso ha detto...

Grazie