L'altro giorno a pranzo con un amico parlavo di un argomento che da un pò si insinua strisciante nei miei pensieri. Complice il "progredire" di questo blog.
E come sempre succede in questi casi, finisce per trovare verbalizzazione qui .
La sensazione che, nel corso di questa nostra - di questa mia - ricerca di ciò che può "darci qualcosa", ci sia "troppo di tutto".
Non un semplice eccesso di sostanze - come chi mangia troppi dolci o si droga o eccede nell'alcool - o un eccesso di informazione - come coloro che guardano troppa TV o ascoltano troppa musica.
Parlo della tendenza continua a cercare il film bello, il libro giusto e ricco di significato, il sound nuovo o che ci ricorda i tempi innocenti che furono, il blog sottile, la foto che muove, il filmato You Tube che stupisce, la mostra del grande artista che fu. Non perché fa stare bene in sé, ma è perché è l'accumulare conoscenze che ci fa stare bene.
Come una specie di capitalismo della conoscenza e dell'esperienza estetica.
In pratica, il rischio è che la ricerca di contenuti mascheri il bisogno di colmare un vuoto. Pur facendolo con le armi sottili che ci vengono date dal bagaglio estetico e dalla dialettica elaborata in questi anni.
Qualcuno invoca il silenzio, ma il blog è l'opposto del silenzio. Quando va bene è un bisbiglio digitale, ma sempre una voce, che reclama attenzione. Altrimenti è solo un diario lasciato per sbaglio aperto nella sala d'aspetto di un aereoporto intercontinentale.
Insomma il rischio è - per paradosso- l'assuefazione alla "cultura", per altro vissuta in modo passivo, per interposta persona, quasi come un modo per tirare a campare.
Dimenticando per altro, la fisicità delle cose.
E non ci si illuda che qui si faccia cultura. Di cultura (senza dubbio) ne facevano di più Mogol e Battisti mentre scrivevano Pensieri e parole.
Il discorso messo così è un pò estremo, ma mi pare degno di approfondimento, almeno per me, in qualche post successivo.
Una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte fermo restando la salute, F. Nietzsche 1883-84.
12 commenti:
La cultura può offendere ma ci può anche difendere.
Trovo che sia anche cultura non pasteggiare a tavernello, ma per cucinare il tavernello và benissimo.
Yin e Yang Arilmoldi, Yin e Yang.
O se preferisci Ric e Gian, ma quella è un'altra storia.
La bellezza, la cultura, la musica, sì, forse riempiono un vuoto. Ti dirò di più: danno Senso e contrastano la depressione. Ma non ci vedo niente di male. Sei troppo autocritico, hai paura di essere autoindulgente?
FZ
al di la' di bellezza, cultura e musica.... mi ci trovo un po in questo post... ma giro la questione pigliando una frase di una canzone degli afterhours "maledire certe domande che forse era meglio non farsi mai".
Alla fine la ricerca, spesso é vana. Come quando vuoi raggiungere una cosa: conquistare un uomo, arrivare ad un traguardo e mizzeca c'arrivi e poi e poi... godo sempre del domani.... mai godo del presente. Lo vedo più ampio il discorso...molto meno legato a delle cose che riempiono il vuoto bensì... lasciatemelo dire... legato al fatto che pensiamo sempre che ci sia qualcosa di meglio... eh si ci sta ... ma alcune volte (parlo per me) ...la continua ricerca snerva...e vorrei fermarmi e godermi con sana superficialità un unico momento...un unico sentimento, una unica sensazione....
(spero di nn essere andata fuori tema... spero d'avervi fatto capire ...che intendo...)
E VOGLIO UN PENSIERO SUPERFICIALE CHE RENDA LA PELLE SPLENDIDA.....
* la tendenza continua a cercare il film bello, il libro giusto e ricco di significato, il sound nuovo o che ci ricorda i tempi innocenti che furono, il blog sottile, la foto che muove* … il rischio è che la ricerca di contenuti mascheri il bisogno di colmare un vuoto*
Molto interessante, il concetto di vogliuzza. Secondo me hai toccato un tasto fondamentale. Però, mi chiedo, non sarà che giri attorno al concetto di vogliuzza con atteggiamento sottile, anch’esso da vogliuzza, appunto?
Non me ne volere, carissimo Arimondi, anche perché sai quanto ti stimo, e poi in fondo sono un romano 60enne ormai prossimo al rincoglionimento. Voglio dire cioè che a me a volte piacerebbe che tu tirassi fuori più direttamente quello che hai dentro, che so essere ricco e pieno (non vuoto), ma che tu per me schermi, forse blocchi o soffochi con le vogliuzze, appunto. Può essere la deformazione capitolina, o semplicemente che dico meramente cazzate - anche perché nella mia nuova casa sul mare muoio dal freddo, mi sono svegliato alle 4:30 congelato, acquisto stufa a gas essendo un must di oggi – posso dire cazzate, dicevo, ma per me devi solo provare a scavare, a tirare fuori in modo più chiaro e comunicabile. Non ti nascondere dietro le vogliuzze.
Ok, magari sbaglio, magari le vogliuzze sono sintomo del vuoto. Boh, ma io mi chiedo: chi diavolo ha veramente il vuoto nell’anima? Nessuno, credo, o quasi. Ok, c’è grande crisi oggi, come diceva il geniale Guzzanti, romano, scusate il vanto, trombato dal Berlusca, che è milanese (è un vanto?). Ci sarà pure questa crisi, ma in ognuno di noi che ce stanno a fa’ non so quanti miliardi (100?) di neuroni ognuno dei quali è connesso a non so quanti altri neuroni con almeno – se ben ricordo – 10.000 collegamenti o sinapsi? Questa materia grigia che fa, nella fase attuale, fa la siesta?
Scusate il linguaggio – i romani a volte non essendo presentabili socialmente, me ne rendo conto – ma ognuno, ne sono fermanente convinto, ognuno, lo dico anche come ex insegnante, ognuno ha una ricchezza potenziale e-n-o-r-m-e (e grande volontà e forza enormi: basta cercare dentro). Lo dice anche l’induismo (io sono ateo, anzi agnostico): dio è in noi, cosa credo fichissima, una specie di panacea per la cattiva stima di sé.
Comunque, parlando in generale, se mi leggi saprai che amo il middle-brow più dell’high-brow, specie quel tipo di high-brow in cui la forma diventa elemento primario travalicante il contenuto. Sono allievo tra l'altro (e non marxista) dei sudisti Croce e soprattutto di Gramsci, due intellettuali italiani che tutto il mondo ci ammira OGGI (il premier attuale britannico, Brown, dichiarandosi per esempio in buona misura gramsciano): ebbene questi due grandi scrivevano cose che anche un 15nne capirebbe. Voglio dire, questa ossessione per la veste del messaggio che diventa più importante del contenuto del messaggio stesso è una malattia venerea delle letterature italiana e francese, che infatti oggi nessuno più legge (vedi Memorie di Adriano, libro stupendo, ok, ma che andrebbe sforbiciato almeno del 30-40%).
In Europa la felice eccezione era stata (fino a 20 anni fa) la Gran Bretagna. Gente del calibro di Bertrand Russell, tanto per fare un esempio sommo, scriveva libri eccelsi che anche una casalinga (o un pulitore di latrine) avrebbe compreso. Ma oggi anche loro si mettono a fare gli alessandrini (e lo fanno pure in USA) - per cui ultimamente mi incazzo terribilmente nei blog inglesi high brow e li attacco con le mie legioni (vane?) di parole.
Ok, ho fatto la mia concione usuale, il tribuno essendo la mia vocazione unfulfilled, cioè inappagata. Ma 1) sono romano e quindi amo pane al pane vino al vino 2) sono incazzato e infreddolito 3) ti voglio bene 4) mi piace fare casino sennò cazzo non mi diverto, dai, facciamo casino, mi piacerebbe che nel tuo blog si scatenasse una lotta forsennata roma-milano con tanto di vaffanculo, sganasciamenti da piegarsi in due e, ovviamente, perché questo è anche il vero piacere epicureo, senza intrinseche obiezioni alla dialettica razionale, purché molto molto concreta e poco poco chic).
ManofRoma
Being here, being there,
Though basically being nowhere
PS
Io puro vuoto? Oh noooooooo….ah ah ah ah ah …… ah ah ah ah ah …. ah ah ah ah ah …la risata crassa romana piano piano scompare (tecnicamente, un fade-out) perché l’uomo di Roma sghignazzante si allontana in bicicletta a ordinare una potente stufa a gas.
E i volti dei milanesi che leggono? Sbigottiti? Incazzati? Sprezzanti? Spero “la seconda che hai detto” (anche se mi va bbene tutto) così famo più casino … ;-)
Baci al colpevole che dice la verità!
Conosco bene tre persone che hanno il blog..in ognuno dei loro blog riconosco la loro Essenza...quello che valgono e sono capaci di dare.
Che valga anche per me?
Grazie a tutti dei contributi.
In sintesi (riesco a sintetizzare solo con ritardo...) volevo cercare di dire che in Occidente oggi viviamo un tempo dove, con un pò di curiosità, ci vengono date una quantità infinite di possibili scelte culturali ed esperienze estetiche, con una dose di tempo libero maggiore rispetto a qualsiasi epoca precedente dell'umanità (almeno fino alla fine del Settecento il 95% della popolazione doveva semplicemente pensare a sopravvivere).
Ebbene a volte mi pare di navigare istericamente in questo mare magnum di "estetico" (nel senso positivo del termine). Faccio fatica io a scegliere, mi immagino un giovane diciottenne curioso, con qualche miliardo di neuroni più vivi dei miei.
Un overload di stimoli culturali, porta all'assuefazione? Dieci anni fa vedere un film, ascoltare un CD, vedere una mostra, era un evento a cui ci si preparava con gusto. Oggi rischia di essere tutto qui, dato, immediatamente, neppure troppo caro. Quasi seriale.
Ma poi avete ragione tutti: Yin e Yang, Ric e Gian, alto e basso, basso e alto, autoindulgenza, la superficilità che rende molto morbidi, l'accettazione serena delle vogliuzze. Questo ci vuole.
Perché il vero segreto è più leggerezza nel vivere il presente...
Mi manca proprio ora la persona che questo mi ha insegnato.
È un piacere leggervi, così diversi, così uguali.
Wilson
ma se dio è in noi....come dice manofroma..è tutta la vita che mi insulto?
Hai perfettamente ragione Listener.
Ci ho pensato spesso a questa cosa.
Mi sono ricordato di quanto mi ero affezzionato a quella cassettina fatta in casa con sù la compilation delle mie canzoni preferite quando avevo 14 anni. Ho pensato al fastidio che provavo a passare da FF a REW per trovare il punto giusto in cui partiva la canzone giusta.
Ora penso a quanto mi riempie quel ricordo e quanto invece siano vuoti e anonimi i 60giga di musica che ho nell'hard disk.
E' vero. L'hard disk che rigurgita files di tutti i generi musicali è un buon esempio di possibile indigestione culturale. E anche lo shuffle smodato toglie il gusto dell'album come opera a sé.
Però è anche vero che se allora, a quattordici anni, ci avessero detto degli odierni 60 Giga di musica avremmo immediatemente firmato il patto con il diavolo del progresso...
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