Quando un pover'uomo muore in modo clamoroso (vedi il DJ tifoso della lazio), oppure forse uccide (la presunta omicida di Perugia), oppure uccide per davvero (il killer liceale finlandese) oppure salta agli onori della cronaca per qualunque altro motivo, la fervida fantasia dei giornalisti si manifesta in apici di creatività, pubblicando il link al blog personale dei malcapitati.
I giornalisti di cronaca sottraggono le foto di famiglia, peché non dovrebbero usare immagini e storie già belle e pronte?
Solo con il cecchino di Roma ex-capitano non l'hanno potuto fare. 55 anni e poco informatizzato.
Quindi, ecco tutti voyeur a vedere cosa scrivevano, cosa pensavano, come erano loro e i loro amici. Gente mai vista e conosciuta che lascia sentite condoglianze o insulti irripetibili. Tutti a immaginare dietro alle foto, dove anche immagini innocenti o scherzose diventano potenzialmente equivoche, morbosamente significanti di chissà quali atti e abitudini.
Insomma, se un giorno volessi mai dare popolarità a questo blog devo per forza scomparire clamorosamente o commettere un atto inconsulto. In questo modo godrò di una postuma celebrità.
Se invece scompaio e basta, il blog si ferma lì.
3 commenti:
Mi scuso, fin d’ora. Sarò prolisso, insomma divagherò un po' (del reso è la mia specialità, divagare intendo). Ma l’argomento mi prende e mi coinvolge troppo per riuscire ad affrontarlo con superficialità.
Ho sentito seminari, convegni discorsi e tante, tantissime chiacchiere sui rapporti fra blog e giornalismo. Da anni in Italia e altrove se ne parla e non sarà certo questo post a chiudere l’annosa questione, né sarebbe utile dedicare a questa materia un intero blog, appunto.
Capita sempre più spesso di vedere come Internet stia diventando una parte significativa della vita delle persone che la utilizzano. Capita anche che oggi il giornalista trova su Internet non solo spunti testuali per il proprio lavoro ma anche (se ha la sensibilità di capire) confronto e differenti punti di vista. Non solo, l’amministratore pubblico incontra i cittadini imparando piano piano a comprendere i pro ed i contro degli strumenti di relazione disponibili (che sono tantissimi); singoli individui (come Arimondi, Zaio, Lisner e tanti altri) , costruiscono all’interno del proprio ambito sociale in rete, non solo le priorità della propria dieta mediatica, ma anche relazioni sociali e nuove opportunità individuali e professionali. E' per questa ragione che spesso sono contento, mi sembra che il mondo, tutto intero, mentre si avvicina alla rete, stia cambiando in meglio.
Penso inoltre che forse non è così importante capire se gli strumenti di relazione oggi disponibili (tutto quel mare di roba che un genio del marketing ha messo sotto il cappello di “web 2.0”) debbano essere considerati nuovi rispetto alla nostra idea originale di rete Internet. E' utile invece osservare che attraverso la mediazione sociale (Internet come uno dei luoghi della nostra vita di relazione) la comprensione della rete stessa è disponibile ormai per chiunque, con molti meno problemi di un tempo.
Dentro questa speranza che si fa ogni giorno più concreta, trovo purtroppo anche orribili eccezioni a conferma del mio ottimismo: molti - soliti - accenni apocalittici alla rete costruiti con regolarità sui media, nei quali Internet viene descritta con dovizia di particolari come non è. Nei giorni scorsi la punta dell’iceberg di questo solito trionfo disinformativo è stato un articolo di Gabriele Romagnoli su Repubblica (per chi ha fegato e per chi avesse perso tali perle di giornalismo, l'articolo è qui)
Buon lunedì.
Sòrbole, Filippus, e poi sono io il positivista?
(Questa la mia reazione a caldo.
Fra un pò rileggo e sproloquio qualcosa.)
ho aperto il mio blog...spero di non pentirmene
http://teotrash.blogspot.com/
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