La seconda parte delle spettacolo di Roberto Benigni in televisione ieri sera.
La parte dedicata al commento e alla lettura di un canto della Divina Commedia.
Più di moltre altre cose, uno spettacolo come questo proposto una volta al mese ci farebbe proprio bene.
Farebbe bene a tutto il nostro paese. Come una cura disintossicante dall'arroganza, dal vuoto di senso, dall'ignoranza.
Per me è stato un esempio emozionante di educazione alla Bellezza.
Approfittare dell'occasione di non scrivere solo per sé, per confrontare il proprio pensiero con ciò che accade intorno. Insomma, per vedere - non più di nascosto - "l'effetto che fa".
30 novembre 2007
25 novembre 2007
They were punks before we were punks
Ballet mécanique
Immagini mobili di Fernand Léger e Dudley Murphy
Sincronismo musicale di George Antheil.
Capolavoro dadaista, allora incompreso.
L'anno è il 1924.
La musica era così complessa che non fu mai possibile a quei tempi eseguirla. Tra gli strumenti: 16 pianoforti automatici che dovevano eseguire quattro parti diverse in simultanea e tre eliche d'aeroplano...
Rock'n'roll brand
Il nuovo modello di una lussuosa auto viene pubblicizzata con uno slogan: "Rock'n'roll"
Ieri zappavo su una trasmissione televisiva intitolata "Ma si può vivere senza rock'n'roll"?
Veniva intervistato tra gli altri Massimo Gramellini (ottimo giornalista de La Stampa) che affermava che senza musica classica si può forse vivere, ma certo non senza rock'n'roll (citando per altro rappresentanti iper-mainstream del rock come Led Zeppelin e Genesis).
Che il rock avesse perso la spinta provocatoria l'avevamo capito da un pezzo (anche molto prima di vedere i bolsi Deep Purple ospiti da Luciano Pavarotti). L'ideale vive più che altro nei nostri cuori, nell'immagine di noi adolescenti con una Stratocaster in mano che ora amiamo ricostruire dentro di noi e tra di noi, tuttora alla ricerca di un barlume di "autenticità" nel vasto universo dell'Alternative (e mi rendo conto della ambiguità e della relatività del termine autenticità).
Però a me fa ancora effetto vedere la parola "rock'n'roll" usata ed abusata, diventare uno slogan per la pubblicità patinata oppure una bandiera per una generazione diventata classe dirigente. Cose che sono l'opposto dello sporco, della devianza e della rabbia che il rock'n'roll ha cercato di rappresentare.
Da sempre il rock'n'roll, almeno come l'ho inteso io, è una attitudine, non un genere musicale.
In questo senso non riesce a essere inquadrato dalle parole dei pubblicitari o dai grandi media, anche di sinistra.
Chi incomincia a suonare rock'n'roll la fa sempre con un'attitudine trasgressiva. Eppure, in un mondo in cui la provocazione è non è più solo la norma ma anche quasi l'unico codice comunicativo, sempre di più vedremo la parola e l'immagine rappresentare qualche cosa o qualcuno di assolutamente integrato.
Ieri zappavo su una trasmissione televisiva intitolata "Ma si può vivere senza rock'n'roll"?
Veniva intervistato tra gli altri Massimo Gramellini (ottimo giornalista de La Stampa) che affermava che senza musica classica si può forse vivere, ma certo non senza rock'n'roll (citando per altro rappresentanti iper-mainstream del rock come Led Zeppelin e Genesis).
Che il rock avesse perso la spinta provocatoria l'avevamo capito da un pezzo (anche molto prima di vedere i bolsi Deep Purple ospiti da Luciano Pavarotti). L'ideale vive più che altro nei nostri cuori, nell'immagine di noi adolescenti con una Stratocaster in mano che ora amiamo ricostruire dentro di noi e tra di noi, tuttora alla ricerca di un barlume di "autenticità" nel vasto universo dell'Alternative (e mi rendo conto della ambiguità e della relatività del termine autenticità).
Però a me fa ancora effetto vedere la parola "rock'n'roll" usata ed abusata, diventare uno slogan per la pubblicità patinata oppure una bandiera per una generazione diventata classe dirigente. Cose che sono l'opposto dello sporco, della devianza e della rabbia che il rock'n'roll ha cercato di rappresentare.
Da sempre il rock'n'roll, almeno come l'ho inteso io, è una attitudine, non un genere musicale.
In questo senso non riesce a essere inquadrato dalle parole dei pubblicitari o dai grandi media, anche di sinistra.
Chi incomincia a suonare rock'n'roll la fa sempre con un'attitudine trasgressiva. Eppure, in un mondo in cui la provocazione è non è più solo la norma ma anche quasi l'unico codice comunicativo, sempre di più vedremo la parola e l'immagine rappresentare qualche cosa o qualcuno di assolutamente integrato.
24 novembre 2007
22 novembre 2007
La polvere del tempo sul suono
Uno dei motivi per cui la musica pre-Anni Sessanta suonava un pò ostica a chi come me si ingozzava di rock'n'roll tra gli Anni Settanta e Ottanta era la scarsa qualità sonora di quelle incisioni.
Come si sa, dopo i Beatles, Revolver, l'effetto stereo e i quattro piste, le incisioni discografiche non furono più le stesse. Il sound entrò a far parte delle caratteristiche (magari subliminali) di un gruppo e del suo successo.
Ecco uno dei motivi per cui Elvis Presley suonava quasi tutto "vecchio". Scarsa risposta in frequenza, dinamiche quasi assenti. E addiritura preistorica suonava qualsiasi canzone leggera pre Anni Cinquanta. In Italia Modugno negli Anni Sessanta fu il primo ad avere dischi che suonavano decentemente. Ancora oggi, in barba a qualsiasi direzione d'orchestra illuminata dal divino, non riesco ad ascoltare una sinfonia registrata prima del 1965 perché le orecchie vomitano.
Eppure in questi mesi ho notato con orrore che album fondamentali degli Anni Ottanta, che allora avevano per me un sound pieno ed elettrizzante, ora suonano come fossero stati incisi dentro ad una scatola da scarpe. Gli Smiths, i primi Clash, i Tuxedo Moon, gli X, anche quasi tutti i Joy Division (sob)... Li ricordo scintillanti e ora risultano "sordi" in confronto a qualsiasi produzione media di oggi.
Un esempio per tutti: Stop me if you think you've heard this one before degli Smiths vs la recente pop version di Mark Ronson.
L'originale è un capolavoro assoluto di ambiguità e forma canzone sghemba, ma come suona quella di Marc Ronson! E i miei figli votano impietosamente per la seconda... In effetti le ritmiche e i fiati ti piombano addosso come un treno, e vibri.
Si salvano ancora London Calling e i Talking Heads, che erano avanti decenni.
I still love you. Only slightly, only slightly less than I used to, my love...
Come si sa, dopo i Beatles, Revolver, l'effetto stereo e i quattro piste, le incisioni discografiche non furono più le stesse. Il sound entrò a far parte delle caratteristiche (magari subliminali) di un gruppo e del suo successo.
Ecco uno dei motivi per cui Elvis Presley suonava quasi tutto "vecchio". Scarsa risposta in frequenza, dinamiche quasi assenti. E addiritura preistorica suonava qualsiasi canzone leggera pre Anni Cinquanta. In Italia Modugno negli Anni Sessanta fu il primo ad avere dischi che suonavano decentemente. Ancora oggi, in barba a qualsiasi direzione d'orchestra illuminata dal divino, non riesco ad ascoltare una sinfonia registrata prima del 1965 perché le orecchie vomitano.
Eppure in questi mesi ho notato con orrore che album fondamentali degli Anni Ottanta, che allora avevano per me un sound pieno ed elettrizzante, ora suonano come fossero stati incisi dentro ad una scatola da scarpe. Gli Smiths, i primi Clash, i Tuxedo Moon, gli X, anche quasi tutti i Joy Division (sob)... Li ricordo scintillanti e ora risultano "sordi" in confronto a qualsiasi produzione media di oggi.
Un esempio per tutti: Stop me if you think you've heard this one before degli Smiths vs la recente pop version di Mark Ronson.
L'originale è un capolavoro assoluto di ambiguità e forma canzone sghemba, ma come suona quella di Marc Ronson! E i miei figli votano impietosamente per la seconda... In effetti le ritmiche e i fiati ti piombano addosso come un treno, e vibri.
Si salvano ancora London Calling e i Talking Heads, che erano avanti decenni.
I still love you. Only slightly, only slightly less than I used to, my love...
21 novembre 2007
?
20 novembre 2007
Vogliuzze
L'altro giorno a pranzo con un amico parlavo di un argomento che da un pò si insinua strisciante nei miei pensieri. Complice il "progredire" di questo blog.
E come sempre succede in questi casi, finisce per trovare verbalizzazione qui .
La sensazione che, nel corso di questa nostra - di questa mia - ricerca di ciò che può "darci qualcosa", ci sia "troppo di tutto".
Non un semplice eccesso di sostanze - come chi mangia troppi dolci o si droga o eccede nell'alcool - o un eccesso di informazione - come coloro che guardano troppa TV o ascoltano troppa musica.
Parlo della tendenza continua a cercare il film bello, il libro giusto e ricco di significato, il sound nuovo o che ci ricorda i tempi innocenti che furono, il blog sottile, la foto che muove, il filmato You Tube che stupisce, la mostra del grande artista che fu. Non perché fa stare bene in sé, ma è perché è l'accumulare conoscenze che ci fa stare bene.
Come una specie di capitalismo della conoscenza e dell'esperienza estetica.
In pratica, il rischio è che la ricerca di contenuti mascheri il bisogno di colmare un vuoto. Pur facendolo con le armi sottili che ci vengono date dal bagaglio estetico e dalla dialettica elaborata in questi anni.
Qualcuno invoca il silenzio, ma il blog è l'opposto del silenzio. Quando va bene è un bisbiglio digitale, ma sempre una voce, che reclama attenzione. Altrimenti è solo un diario lasciato per sbaglio aperto nella sala d'aspetto di un aereoporto intercontinentale.
Insomma il rischio è - per paradosso- l'assuefazione alla "cultura", per altro vissuta in modo passivo, per interposta persona, quasi come un modo per tirare a campare.
Dimenticando per altro, la fisicità delle cose.
E non ci si illuda che qui si faccia cultura. Di cultura (senza dubbio) ne facevano di più Mogol e Battisti mentre scrivevano Pensieri e parole.
Il discorso messo così è un pò estremo, ma mi pare degno di approfondimento, almeno per me, in qualche post successivo.
Una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte fermo restando la salute, F. Nietzsche 1883-84.
E come sempre succede in questi casi, finisce per trovare verbalizzazione qui .
La sensazione che, nel corso di questa nostra - di questa mia - ricerca di ciò che può "darci qualcosa", ci sia "troppo di tutto".
Non un semplice eccesso di sostanze - come chi mangia troppi dolci o si droga o eccede nell'alcool - o un eccesso di informazione - come coloro che guardano troppa TV o ascoltano troppa musica.
Parlo della tendenza continua a cercare il film bello, il libro giusto e ricco di significato, il sound nuovo o che ci ricorda i tempi innocenti che furono, il blog sottile, la foto che muove, il filmato You Tube che stupisce, la mostra del grande artista che fu. Non perché fa stare bene in sé, ma è perché è l'accumulare conoscenze che ci fa stare bene.
Come una specie di capitalismo della conoscenza e dell'esperienza estetica.
In pratica, il rischio è che la ricerca di contenuti mascheri il bisogno di colmare un vuoto. Pur facendolo con le armi sottili che ci vengono date dal bagaglio estetico e dalla dialettica elaborata in questi anni.
Qualcuno invoca il silenzio, ma il blog è l'opposto del silenzio. Quando va bene è un bisbiglio digitale, ma sempre una voce, che reclama attenzione. Altrimenti è solo un diario lasciato per sbaglio aperto nella sala d'aspetto di un aereoporto intercontinentale.
Insomma il rischio è - per paradosso- l'assuefazione alla "cultura", per altro vissuta in modo passivo, per interposta persona, quasi come un modo per tirare a campare.
Dimenticando per altro, la fisicità delle cose.
E non ci si illuda che qui si faccia cultura. Di cultura (senza dubbio) ne facevano di più Mogol e Battisti mentre scrivevano Pensieri e parole.
Il discorso messo così è un pò estremo, ma mi pare degno di approfondimento, almeno per me, in qualche post successivo.
Una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte fermo restando la salute, F. Nietzsche 1883-84.
19 novembre 2007
Buoni legami (aka good links)
Due buoni indirizzi per due prospettive sulla musica diverse dal solito (benché tra loro simili) :
Mauro Graziani Blog Un mia conoscenza dei tempi di Verona, vero guru della musica elettronica e dell'informatica applicata alla musica.
SounDesign Sito sul paesaggio sonoro.
Mauro Graziani Blog Un mia conoscenza dei tempi di Verona, vero guru della musica elettronica e dell'informatica applicata alla musica.
SounDesign Sito sul paesaggio sonoro.
18 novembre 2007
Boys will be boys
Questo pomeriggio mio figlio studiava. Passando accanto alla camera usciva della musica.
Elliott Smith, Yeah Yeah Yeahs, T.Rex (dopo aver visto insieme- entusiasticamente - Billy Elliot).
Più tardi, mi chiede di ripetere le lezioni di storia e di musica. Accanto alla storia degli emigrati italiani del primo del Novecento, la storia della prima musica afro-americana, dai canti di lavoro alle jug bands degli Anni Venti.
Son soddisfazioni.
L'altro - il piccolo - mi inizia alle delizie dello squash, per la gioia delle mie rotule e del polso destro.
Mi aspettano dunque mesi di conversione allo sport (mi sono pure iscritto in palestra...).
La loro esuberanza fisica a questo mi porta: per stare - volentieri - al loro passo.
Il maestro di tennis mi ha pietosamente informato dello stile "ottocentesco" del mio diritto. Inizialmente la cosa mi ha lusingato, tuttavia non sono certo fosse un complimento...
D'altra parte non prendevo una lezione da trent'anni.
Come potrei lamentarmi? E' stato un buon fine settimana.
Elliott Smith, Yeah Yeah Yeahs, T.Rex (dopo aver visto insieme- entusiasticamente - Billy Elliot).
Più tardi, mi chiede di ripetere le lezioni di storia e di musica. Accanto alla storia degli emigrati italiani del primo del Novecento, la storia della prima musica afro-americana, dai canti di lavoro alle jug bands degli Anni Venti.
Son soddisfazioni.
L'altro - il piccolo - mi inizia alle delizie dello squash, per la gioia delle mie rotule e del polso destro.
Mi aspettano dunque mesi di conversione allo sport (mi sono pure iscritto in palestra...).
La loro esuberanza fisica a questo mi porta: per stare - volentieri - al loro passo.
Il maestro di tennis mi ha pietosamente informato dello stile "ottocentesco" del mio diritto. Inizialmente la cosa mi ha lusingato, tuttavia non sono certo fosse un complimento...
D'altra parte non prendevo una lezione da trent'anni.
Come potrei lamentarmi? E' stato un buon fine settimana.
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Adolescenza,
Cinema,
In corpore sano,
Life,
Musica,
Piume delle mie piume
16 novembre 2007
14 novembre 2007
L'ospite inquietante (continua...)
Forse l'Occidente non sparirà per l'inarrestabilità dei processi migratori contro cui tutti urlano, e neppure per la minaccia terroristica che tutti temono, ma per non aver dato senso e identità, e quindi per aver sprecato la proprie giovani generazioni.
Umberto Galimberti, L'ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Feltrinelli, 2007, p. 130.
Anche io, come altri che scrivono qui intorno nel vasto reame digitale, trovo che il libro qui citato sia un libro più che stimolante, e non solo per chi ha figli.
Non voglio, né è possibile, sintetizzare il libro.
Benché apparentemente "apocalittico" nel tracciare con la precisione del bisturi il declino della nostra cultura, la perdita di senso che sovrasta noi e i nostri assai più fragili giovani dopo la fine della religione, delle ideologie e del legalismo, tuttavia il libro indica qua e là - a volte per negazione, a volte esplicitamente - quella che potrebbe essere la via per recuperare l'identità.
Questa via sia chiama passione, amore, empatia, educazione emotiva (ed estetica, aggiungerei poco modestamente), forza d'animo, recupero del pudore (contrario della "spudoratezza" dei media e della politica), naturalmente comunicazione da parte dei genitori e soprattutto della scuola, capacità di elaborare i conflitti interni, abitudine alla differenza.
E ha ragione Franco quando dice che benché il libro scriva dei giovani d'oggi, l'ambito di interpretazione potrebbe ben essere trasposto nel mondo di noi adulti oggi, che per altro eravamo giovani vent'anni fa e forse qualcosa nel retro del cervelletto ricordiamo, magari d'istinto.
Non eravamo noi la Generazione X degli indifferenti di cui parla G. (p.127)? Non eravamo noi i no future chiusi nelle "stanze della rassegnazione" dei primi Anni Ottanta? Eppure, alla fine, non è stata forse la nostra passione per qualcosa, la forza d'animo, le speranza dettata dalla curiosità di andare avanti e grattare il fondo del dark, "accogliendo a braccia aparte le (nostre) ombre" (p. 54), a "salvare" (forse, per ora) molti di noi?
Umberto Galimberti, L'ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Feltrinelli, 2007, p. 130.
Anche io, come altri che scrivono qui intorno nel vasto reame digitale, trovo che il libro qui citato sia un libro più che stimolante, e non solo per chi ha figli.
Non voglio, né è possibile, sintetizzare il libro.
Benché apparentemente "apocalittico" nel tracciare con la precisione del bisturi il declino della nostra cultura, la perdita di senso che sovrasta noi e i nostri assai più fragili giovani dopo la fine della religione, delle ideologie e del legalismo, tuttavia il libro indica qua e là - a volte per negazione, a volte esplicitamente - quella che potrebbe essere la via per recuperare l'identità.
Questa via sia chiama passione, amore, empatia, educazione emotiva (ed estetica, aggiungerei poco modestamente), forza d'animo, recupero del pudore (contrario della "spudoratezza" dei media e della politica), naturalmente comunicazione da parte dei genitori e soprattutto della scuola, capacità di elaborare i conflitti interni, abitudine alla differenza.
E ha ragione Franco quando dice che benché il libro scriva dei giovani d'oggi, l'ambito di interpretazione potrebbe ben essere trasposto nel mondo di noi adulti oggi, che per altro eravamo giovani vent'anni fa e forse qualcosa nel retro del cervelletto ricordiamo, magari d'istinto.
Non eravamo noi la Generazione X degli indifferenti di cui parla G. (p.127)? Non eravamo noi i no future chiusi nelle "stanze della rassegnazione" dei primi Anni Ottanta? Eppure, alla fine, non è stata forse la nostra passione per qualcosa, la forza d'animo, le speranza dettata dalla curiosità di andare avanti e grattare il fondo del dark, "accogliendo a braccia aparte le (nostre) ombre" (p. 54), a "salvare" (forse, per ora) molti di noi?
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13 novembre 2007
L'Ascoltatore è tornato
E' tornato!
Perso tra le montagne da quasi tre anni (ma come ha fatto a resistere in quelle valli domesi così strette che quando ci sono stato io m'è venuta l'ansia dopo sette minuti), dopo non poche rocambolesche vicissitudini - tra notti bollenti e giornate ghiacciate - è tornato Listener, aka TeoTrash. Cosa ha in serbo per noi non lo sappiamo ancora, ma il breve scritto molto autobiografico in apertura del suo blog fa presagire cose interessanti e "trasverse". Benritrovato.
Perso tra le montagne da quasi tre anni (ma come ha fatto a resistere in quelle valli domesi così strette che quando ci sono stato io m'è venuta l'ansia dopo sette minuti), dopo non poche rocambolesche vicissitudini - tra notti bollenti e giornate ghiacciate - è tornato Listener, aka TeoTrash. Cosa ha in serbo per noi non lo sappiamo ancora, ma il breve scritto molto autobiografico in apertura del suo blog fa presagire cose interessanti e "trasverse". Benritrovato.
11 novembre 2007
"Guarda Il killer finlandese in video prima della strage su Alice Video Condividi i tuoi video"
Quando un pover'uomo muore in modo clamoroso (vedi il DJ tifoso della lazio), oppure forse uccide (la presunta omicida di Perugia), oppure uccide per davvero (il killer liceale finlandese) oppure salta agli onori della cronaca per qualunque altro motivo, la fervida fantasia dei giornalisti si manifesta in apici di creatività, pubblicando il link al blog personale dei malcapitati.
I giornalisti di cronaca sottraggono le foto di famiglia, peché non dovrebbero usare immagini e storie già belle e pronte?
Solo con il cecchino di Roma ex-capitano non l'hanno potuto fare. 55 anni e poco informatizzato.
Quindi, ecco tutti voyeur a vedere cosa scrivevano, cosa pensavano, come erano loro e i loro amici. Gente mai vista e conosciuta che lascia sentite condoglianze o insulti irripetibili. Tutti a immaginare dietro alle foto, dove anche immagini innocenti o scherzose diventano potenzialmente equivoche, morbosamente significanti di chissà quali atti e abitudini.
Insomma, se un giorno volessi mai dare popolarità a questo blog devo per forza scomparire clamorosamente o commettere un atto inconsulto. In questo modo godrò di una postuma celebrità.
Se invece scompaio e basta, il blog si ferma lì.
I giornalisti di cronaca sottraggono le foto di famiglia, peché non dovrebbero usare immagini e storie già belle e pronte?
Solo con il cecchino di Roma ex-capitano non l'hanno potuto fare. 55 anni e poco informatizzato.
Quindi, ecco tutti voyeur a vedere cosa scrivevano, cosa pensavano, come erano loro e i loro amici. Gente mai vista e conosciuta che lascia sentite condoglianze o insulti irripetibili. Tutti a immaginare dietro alle foto, dove anche immagini innocenti o scherzose diventano potenzialmente equivoche, morbosamente significanti di chissà quali atti e abitudini.
Insomma, se un giorno volessi mai dare popolarità a questo blog devo per forza scomparire clamorosamente o commettere un atto inconsulto. In questo modo godrò di una postuma celebrità.
Se invece scompaio e basta, il blog si ferma lì.
10 novembre 2007
Il rombo assordante della cassa
L'altra sera, ascoltando con un amico un CD jazz di grande qualità sonora (Jaco Pastorius Big Band - Word of Mouth Revisited) su un ottimo impianto Hi-fi, parlando di aspetti tecnologici e musicali, ad un certo punto lui mi cita il sound della cassa della batteria.
Ah sì certo, la cassa.
La cassa.
LA CASSA? Quale cassa???
Tendo l'orecchio verso il subwoofer.
Lui dice: "ma sì, non la senti? Fa tum tu-tum tu-tu-tum qui sotto. Proprio ora..."
Nel mio sguardo appare un pò di inquietudine. Mi avvicino ancora al subwoofer (e intanto penso: "ma che ti avvicini, scemo, le frequenze basse non c'entrano con la vicinanza o la lontananza").
L'amico mi guarda un pò preoccupato e forse già compassionevole. "Se ti sposti qui la senti."
Mi sposto. Mi immagino nel cervello come suona una cassa, di solito. "Tum tu-tum tu-tu-tum". Me la immagino anche mentre batte sulla pelle. Tum Tum.
Niente. Non sento nulla.
NON SENTO NULLA.
Guardo l'amico con la mia espressione "faccia storta". Lui tace e mi guarda impassibile.
Allora mi concentro, chiudo gli occhi. Apro i padiglioni delle orecchie come padelle per farinata. Già in preda al panico cerco di discernere chiaramente i piatti, le trombe, il basso, il pianoforte... diamine, per esclusione rimarrà la cassa, si o no?
Niente.
Mi appello al mio fisico.
Solo allora, nel fondo della bocca dello stomaco, nell'estremità del tallone, sento un "tum tu-tum tu-tu-tum". Il pavimento vibra e trasmette delle (debolissime) vibrazioni alla mia gamba, e più su fino in pancia...
Eccola. E' lei. La cassa! La cassa! Guardo l'amico, con un senso di liberazione.
Ma il sudore imperla impercettibilmente la mia fronte.
Peccato che una cosa è ascoltare le frequenze basse con le proprie orecchie, altra cosa è "sentire" le vibrazioni con la pancia e le viscere...
Così imparo ad essermi stritolato le orecchie fin da piccolo con Dead Kennedys e Germs... A quest'ora qualche miliardo di cellule del timpano saranno disintegrate.
Insomma, una piccola dimostrazione che gli anni passano.
Amen.
Qui sotto, preclari esempi di cornetti acustici.
Ah sì certo, la cassa.
La cassa.
LA CASSA? Quale cassa???
Tendo l'orecchio verso il subwoofer.
Lui dice: "ma sì, non la senti? Fa tum tu-tum tu-tu-tum qui sotto. Proprio ora..."
Nel mio sguardo appare un pò di inquietudine. Mi avvicino ancora al subwoofer (e intanto penso: "ma che ti avvicini, scemo, le frequenze basse non c'entrano con la vicinanza o la lontananza").
L'amico mi guarda un pò preoccupato e forse già compassionevole. "Se ti sposti qui la senti."
Mi sposto. Mi immagino nel cervello come suona una cassa, di solito. "Tum tu-tum tu-tu-tum". Me la immagino anche mentre batte sulla pelle. Tum Tum.
Niente. Non sento nulla.
NON SENTO NULLA.
Guardo l'amico con la mia espressione "faccia storta". Lui tace e mi guarda impassibile.
Allora mi concentro, chiudo gli occhi. Apro i padiglioni delle orecchie come padelle per farinata. Già in preda al panico cerco di discernere chiaramente i piatti, le trombe, il basso, il pianoforte... diamine, per esclusione rimarrà la cassa, si o no?
Niente.
Mi appello al mio fisico.
Solo allora, nel fondo della bocca dello stomaco, nell'estremità del tallone, sento un "tum tu-tum tu-tu-tum". Il pavimento vibra e trasmette delle (debolissime) vibrazioni alla mia gamba, e più su fino in pancia...
Eccola. E' lei. La cassa! La cassa! Guardo l'amico, con un senso di liberazione.
Ma il sudore imperla impercettibilmente la mia fronte.
Peccato che una cosa è ascoltare le frequenze basse con le proprie orecchie, altra cosa è "sentire" le vibrazioni con la pancia e le viscere...
Così imparo ad essermi stritolato le orecchie fin da piccolo con Dead Kennedys e Germs... A quest'ora qualche miliardo di cellule del timpano saranno disintegrate.
Insomma, una piccola dimostrazione che gli anni passano.
Amen.
Qui sotto, preclari esempi di cornetti acustici.
Dead Man Posing
Perugia. Ennesimo omicidio giovanile, dettato dalla noia, dalla mancanza di senso, da chissà che altro.
Ma la cosa più disgustosa è che i media continuano a sottoporci sui loro siti Web (che qui NON linko per pudore) le foto della sospetta omicida in tutte le pose e con tutti i panorami possibili.
Cosa non s'ha da fare per vendere pubblicità.
Diciamolo, i media ci hanno veramente rotto il cazzo.
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