Approfittare dell'occasione di non scrivere solo per sé, per confrontare il proprio pensiero con ciò che accade intorno. Insomma, per vedere - non più di nascosto - "l'effetto che fa".
31 ottobre 2006
Most played... on the Web
Dalla lista si evince una sorprendente e quasi inarrestabile deriva verso la West Coast, altro che Belle and Sebastian...
Ma la playlist è occasione anche per provare a pubblicare un documento in rete accessibile a tutti, attraverso Google Docs & Spreadsheets e per valutare i pro e i contro dei primi vagiti di Web 2.0.
In sintesi.
Pro
Con Google Docs & Spreadsheets i miei testi e i fogli elettronici risiedono su un server da qualche parte del mondo e non più sul mio hard-disk; di conseguenza se il fido disco rigido va in crash non devo preoccuparmi. Posso pubblicare testi come la playlist qui sopra rendendoli accessibili a chiunque con un click, o ancora posso scrivere testi a più mani, facendo collaborare nello stesso momento più persone residenti in luoghi diversi. C'è chi conserva addirittura i propri file musicali in qualche remoto sito Web...
Contro
Se viceversa, come accade ahimé molto più spesso, è la Telecom che ti lascia a piedi (per quanto mi riguarda, black-out da Internet per tre giorni interi la settimana scorsa), con Web 2.0 sei semplicemente fottuto.
30 ottobre 2006
Ascolta che ti passa
Parlo della metropoli solo perché non ho altre esperienze: non so che uso se ne faccia in provincia o in campagna o nelle nevose valli del Trentino. A Genova lo usano facendo windsurf o passeggiando nei vicoli?
Sta di fatto che a Milano (dove si è SEMPRE più avanti...) in ogni carrozza della metropolitana ci sono almeno trenta individui cuffiati.
Il lettore mp3. Oggetto simbolo che distingue e che omologa allo stesso tempo.
Ogni tanto comunque non manco di tirarlo fuori molto snobisticamente in pubblico: l’iPod, un vecchio e simpatico 40Giga della terza generazione di cui vado molto fiero. Regalo di mio padre.
L’argomento mi sta a cuore: le playlist sono come uno specchio dell’anima. Si plasmano quotidianamente, si modificano con i nostri gusti, con il nostro presente e si basano anche sul nostro passato, su come abbiamo vissuto. Sulle persone incontrate. Giorno dopo giorno mi piace immaginare che si avvicinino al perfetto ritratto musicale di noi stessi. Come se si potesse fare un ritratto che viene ogni giorno perfezionato da una pennellata.
Mi piace immaginare che un giorno il mio iTunes conterrà il perfetto mio ritratto musicale, un ritratto sfaccettato, simile ad un quadro cubista o a un'opera di Giuseppe Arcimboldo e che, pure ascoltato in tutte le sue dimensioni, darà un’immagine reale di me.
I Joy Division accanto a Pierre Boulez, Fabrizio De André con Ivano Fossati, Aimee Mann con i Sonic Youth, i Flying Burrito Brothers con i Turin Brakes, la mia “Lester Bangs playlist” accanto ai “Children Favourites” dei miei figli…
Stasera navigando su siti che parlano di playlist ne ho trovato una che mi stuzzica:
- Non meno di cinque stelle di punteggi
- Ascoltate più di tre mesi fa.
Dovrebbe fornirmi musica che amo, ma ascoltata tanto tempo fa da farmela ormai mancare.
Da ascoltare rigorosamente in shuffle.
17 ottobre 2006
Joy
Guardatevelo e rabbrividite nel constatare quanto Ian Curtis appaia qui assolutamente indifeso, da tutto.
Poi, per fortuna, al mondo esistono anche persone capaci di sdrammatizzare e smitizzare.
In fondo c'è anche il lato "Joy", giusto?
Il Karaoke al tempo di YouTube
Annoto da Wired News che oggi il Lip Sync autoprodotto spopola in rete e promette lo stesso brivido protagonistico.
Guardate qui per un assaggio.
Si tratta di video amatoriali depositati in particolare su YouTube, in cui i creatori del video cantano in sincrono con un brano di successo mimando il cantante e gorgheggiando più o meno scherzosamente in play-back (che per altro è il termine che si usa da noi per tradurre il termine americano lip sync).
Qui il protagonismo non è canoro ma di tipo mediatico. Il brivido di immedesimarsi con una canzone, con un cantante, di auto-prodursi, di giocare e soprattutto di mostrarsi in video.
Con la piccola differenza che questa volta non si tratta del pubblico di un pub o, se va di lusso, di un pubblico televisivo alla Fiorello, ma di un potenziale di qualche milione di spettatori della rete.
Il fenomeno è già enorme: migliaia lip sync in linea, il video di due simpatiche ragazze che cantano i Pixies già visto più di dieci milioni volte, l'attenzione dell'industria dell'entertainment.
Non è difficile pronosticare il successo crescente del fenomeno, uno dei molti nuovi modi espressivi e decentralizzati che le rete offre in questi tempi.
Quando li vedo mi vergogno un pò per loro, ma si sa, sono uno maledetto snob.
16 ottobre 2006
E come Hegel
Oggi passo da Ricordi e nello scaffale delle novità più vendute trovo il cofanetto contenente i cinque famigerati album "bianchi" di Battisti/Panella (Don Giovanni, L'apparenza, La Sposa Occidentale, CSAR e, appunto, Hegel) (in realtà il primo è giallo). Quelli che, usciti dopo E già, non facevano che far storcere naso e orecchie agli appassionati di "Una donna per amico" e di "Con il nastro rosa".
A parte compiacermi del mio essere inconsapevolemente trendy, più lo ascolto e più mi dico che aveva ragione lui e che questo album del 1994 che suona così bene anche oggi, era avanti. Facile ora, no?
A volte esser nemici facilita, piacersi è così inutile.
Hegel (Battisti - Panella), da Hegel, Numero Uno, 1994.
11 ottobre 2006
MP3 no grazie? A volte conviene
Alcuni giorni fa parlavo con un compositore di musica contemporanea che lavora in Francia, in particolare all'IRCAM di Parigi, dove dagli Anni Sessanta si effettuano ricerche sul suono.
Si diceva di come l'MP3 abbia trasformato radicalmente i modi di ascolto del pubblico.
Come compositore, a proposito di questo e degli altri metodi di compressione del suono, dava invece un parere assolutamente negativo dal punto di vista estetico e mi faceva un esempio molto semplice ma illuminante e più efficace a mio avviso del parere di molti audiofili.
Ascoltando un brano di musica pop o di classica compresso in MP3, se il mio udito è sensibile, potrò molto probabilmente percepirlo diversamente da come suonerebbe su un CD audio e avvertire la mancanza di alcune frequenze. Tuttavia i parametri generali melodici armonici e in gran parte dinamici restano inalterati. Potrò sostenere, giustamente, che non suona bene come l'originale, ma non potrò dire che non sia riconoscibile.
Nella musica elettronica colta, viceversa, gran parte del lavoro del compositore è dedicato alla creazione di un suono di sintesi volutamente diverso da quanto si ascolta tra le sonorità degli strumenti tradizionali o in natura. Si tratta di suoni complessi, studiati a tavolino, dove tutti i parametri acustici sono analizzati attentamente con strumenti sofisticati.
Nel caso del suono di sintesi, ciò che il compositore ha voluto creare è quel suono e basta. Un suono dal quale non si può eliminare nulla.
Quindi un metodo come l'MP3 che comprime questo suono, togliendo delle frequenze, semplicemente lo snatura, lo rende qualcos'altro. Ascoltare un'opera di musica elettronica contemporanea in MP3 corisponde a questo: ascoltare semplicemente un'altra cosa.
Come dire che invece di una Sonata di Beethoven sto ascoltando un Quartetto di Bartok, invece di Belle & Sebastian, James Brown.
I miei CD di musica elettronica contemporanea mi guardano dallo scaffale e mi implorano di essere masterizzati e trasferiti su Itunes. Non sanno che non avrò mai più il coraggio di farlo.
10 ottobre 2006
E allora mi lancio
Per ora mi sono preso scherzosamente del "vecchio moralista complessato" (moralista e complessato va bene, ma vecchio non ancora , dai!), qualcuno mi ha detto di trovarmi cambiato, altri semplicemente tacciono.
Certo, nel Blog è insita una forma di narcisismo: nel momento in cui affido i miei pensieri non più a un diario privato ma ad uno spazio "pubblico", dò per scontato che ci possa essere qualcuno interessato a quanto scrivo al di fuori di me. Mi aspetto, in modo anche un pò presuntuoso, che qualcuno legga.
Il rischio più grande è quello del "saluto tutti quelli che mi conoscono" televisivo. Sta a chi scrive evitare la chiacchiera da bar o il libro Harmony, così come il soliloquio snobistico.
C'è senza dubbio una desiderio di espressione creativa. Un'espressione discreta e ben lontana dall'"artistico" e tuttavia permeata da un "sentimento estetico". Che si può esprimere con la parola scritta ma anche, perché no, attraverso la scelta delle immagini, della grafica e in futuro con ciò che Web 2.0 ci metterà a disposizione.
Rispetto al diario, è evidente, non c'è assoluta libertà di scrittura. Qui si applicano quelle regole del senso comune che impongono di usare il pensiero critico pur cercando di non offendere nessuno. Cercando per altro di cogliere l'aspetto positivo di non poter indulgere nella autocommiserazione di solito autorizzata dalla forma diaristica.
Questo Blog non è anonimo. Il fatto che qui io utilizzi uno pseudonimo è anche questa una scelta di tipo estetico. In questo luogo io sono Arimondi. Questa è la parte "calda" di me, quella che nella vita di tutti i giorni si è portati a mettere spesso da parte.
E allora forse va delineandosi il profilo di queste parole. Degli appunti di viaggio, da condividere con chi abbia voglia di condividerli. Un promemoria di quanto colpisce la mia immaginazione, uno spazio dove fermarmi a ragionare, a volte in breve, altre volte con maggiore dettaglio, su ciò che di solito ronza nella mia testa e si ferma lì.
Se non funzionerà, tornerà a ronzare solo nella mia testa. Per ora mi butto.