Approfittare dell'occasione di non scrivere solo per sé, per confrontare il proprio pensiero con ciò che accade intorno. Insomma, per vedere - non più di nascosto - "l'effetto che fa".
27 gennaio 2008
L'alea sferica
Munari è sommamente ironico senza mai apprire cinico (L'Olio su tela è davvero un lenzuolo di tela sporco di olio d'oliva), è allegro senza mai apparire vacuo, è pungente e tuttavia il suo spillo ha una leggerezza infantile (rifilessa anche nell'attenzione continua rivolta all'infanzia), è sistematico senza mai apparire serioso.
Rappresenta la modernità del Novecento senza la spocchia dell'avanguardia radicale, rappresenta la tradizione creativa italiana rinascimentale trasposta ai giorni nostri, quale la vorremmo vedere sbandierata in ogni angolo del mondo.
Insomma una boccata di ossigeno: intelligenza, saggezza e Bellezza nei pochi metri quadri della Rotonda della Besana.
All'uscita, insieme agli oggetti della mostra, vendevano questi dadi sferici. Non ho conferma che siano veramente stati disegnati da Munari, ma non me ne stupirei.
Già di per sé il dado è oggetto che spesso rappresenta il caso (àlea: dado, in latino). Ma l'idea di farli sferici è una iperbole straordinaria. Un eterno rotolare che non darà mai alcuna combinazione risolutoria.
Va bene, mi affido al terribile caso, ma almeno il dado mi offre una soluzione, una decisione, una cifra risolutiva, un numero illuminante. No. Neppure quello. Il dado rotola e rotola all'infinito. Anche da fermo (potrei cercare di fermarlo) non mi darà mai un numero preciso. Quasi tre. Forse cinque.
Mi piace immaginare che solo un uomo allegro come Munari possa aver ideato un'opera così "diabolica".
Li porterò al lavoro, per prendere le decisioni importanti.
23 gennaio 2008
16 gennaio 2008
Charlie o del mostrare per esorcizzare
Vorrei morire a questa età
vorrei star fermo mentre il mondo va
ho quindici anni.
Programmo la mia drum-machine
e suono la chitarra elettrica
vi spacco il culo
E' questione d’equilibrio
non è mica facile.
Charlie fa surf, quanta roba si fa
MDMA
ma ha le mani inchiodate
se Charlie fa skate, non abbiate pietà
crocifiggetelo, sfiguratelo in volto
con la mazza da golf
alleluja alleluja
Mi piace il metal, l’r'n’b
ho scaricato tonnellate di
filmati porno
e vado in chiesa e faccio sport
prendo pastiglie che contengono
paroxetina
Io non voglio crescere
andate a farvi fottere
Charlie fa surf, quanta roba si fa
MDMA
ma ha le mani inchiodate
da un mondo di grandi e di preti, fa skate
non abbiate pietà
una mazza da baseball
quanto bene gli fa
alleluja alleluja.
Ispirata da:
10 gennaio 2008
Vuoto
Misurare il vuoto dentro di sé, nel groviglio fuori.
Nella mancanza.
Nel "venire da un altro pianeta".
Nelle orecchie, playlist Rude&Nasty in shuffle.
- Communist Eyes, Germs
- Long Snake Moan, PJ Harvey
- Date with a Night, Yeah Yeah Yeahs
- Downer, Nirvana
- Mr. Knowitall, Primus
- White Riot, The Clash
- Change, Killing Joke
- Ether, Gang of Four
09 gennaio 2008
Candidi senza lavoro
“Avete ragione,” rispose Pangloss; “infatti, quando l’uomo fu messo nel Paradiso Terrestre, ci fu messo ut operaretur eum, perché lo lavorasse, la qualcosa prova che l’uomo non è nato per stare in ozio.”
“Lavoriamo senza discutere,” fece Martino, “non c’è altro modo per sopportare la vita." (...)
"Voi dite bene," rispondeva Candido; "(...) noi bisogna che lavoriamo il nostro orto."
Candido, simbolo di un ottimismo irresistibile ma ottuso vive talmente tante sventure, violenze, saccheggi, stupri, ladrocini, uragani, terremoti, pestilenze e altro ancora che, pur nel suo sconfinato candore, alla fine non può fare a meno di vacillare, scalfito nelle proprie certezze.
Senza il lavoro siamo esseri umani a metà.
So personalmente quanto oggi l’incertezza mini la vita e l’equilibrio delle persone. Soprattutto oggi dove il non potersi permettere di fare certe cose corrisponde quasi al non esistere.
Personalmente posso permettermi di dire di amare l’ozio, ma solo perché so di avere, ora, un lavoro.
Perché trovino o salvino il loro orto.
07 gennaio 2008
Voyeur del mondo
Un foto mash-up.
Per chi non lo sapesse, Flickr è il sito di gestione e condivisione di fotografie che vedete linkato qui a destra e che uso anche io per pubblicare le mie foto.
Imperdibile per gli amanti della sociologia spicciola come me. Posso passare mezz'ora immobile a guardare in sequenza: un foto della stazione ferroviaria di Cambridge, una gara di maratona a Hungtinghton Beach, CA, due ragazzotte sbronze e sorridenti in una discoteca a Stoccolma, una signora con cane a Reading, UK. E a interrogarmi sui mille dettagli che scorrono istante dopo istante.
Curiosamente, queste foto mostrano quasi sempre il lato "positivo" del mondo. Il lato light. Non è poco.
Pensate quando al posto delle foto si potrà postare un video girato in tempo reale tipo Youtube: un telegiornale della vita quotidiana in simultanea da tutte le parti del mondo. Quando sarà possibile farlo in streaming, senza limiti di tempo: quanti filmeranno lo propria vita?
Altro che information overload.
03 gennaio 2008
Neve. Ma non illuderti, ha smesso.
02 gennaio 2008
RCA (II)
- segue dal post precedente.
Dicevo,
La partita di pallone, i Watussi, Il mondo, la bambola, Che sarà. Basta citare queste cinque canzoni – a loro modo capolavori di melodia, ritmica, testo, arrangiamenti orchestrali e sound - per definire lo spirito di un’epoca.
Eppure non tutti sanno che dietro a molte di queste canzoni stanno gli arrangiamenti e la direzione d’orchestra di Ennio Morricone e Luis Bacalov, i testi di Franco Migliacci, la direzione artistica di Vincenzo Micocci, la produzione di Lilli Greco, tutti supportati da dirigenti lungimiranti come Ennio Melis e Giuseppe Ornato.
Lilli Greco, oltre che valido musicista, era funambolo della sperimentazione, capace di manipolare i nastri in modo innovativo e di esigere il massimo dagli orchestrali e dei tecnici in studio, severo nel mettere a nudo i difetti interpretativi e compositivi (storici i litigi con Patty Pravo). Eppure non manca di ricordare che ciò che conta alla fine è la canzone, che la tecnologia a poco serve se manca il “mistero artistico”, quel qualcosa in più di indefinibile capace di muovere le emozioni.
Degli studi di Via Tiburtina non resta nulla, trasformati in un magazzino di scarpe.
La musica di quegli anni però continuiamo ad ascoltarla ancora oggi.
- Fine
RCA (I)
E’ uscito un libro per me molto interessante. La storia della RCA Italiana, raccontata attraverso la voce di uno dei più importanti e creativi produttori della discografia italiana, Lilli Greco. (Maurizio Becker, C'era una volta la RCA. Conversazioni con Lilli Greco, Coniglio Editore 2007, 352p.)
I quattro studi di registrazione erano all’avanguardia dal punto di vista tecnico e artisti come Frank Sinatra o Arthur Rubinstein venivano a registrare le loro session nel famoso ed enorme Studio A, allora il più grande del mondo.
Abbey Road a confronto impallidiva (non lo stesso per i quattro che lo abitavano musicalmente...) e in tutta Italia le etichette concorrenti (Durium, Fonit Cetra, CGD) mandavano a incidere i loro artisti in quegli studi.
Roma surclassava Milano e la pur gloriosa Ricordi di Milano, con 150 anni di storia alle spalle (da Rossini a De André, passando per Verdi, Puccini e Respighi), faceva fatica a stare dietro al nuovo modello industriale imposto dagli studi della RCA di Via Tiburtina a Roma.
Le classifiche di vendita degli Anni Sessanta e Settanta erano dominate dalla RCA: Morandi, Pavone, Meccia, Fontana, Patty Pravo, Fidenco. Ma non solo. Nei primi Anni Settanta i cantautori trovarono presso la RCA la struttura capace di finanziarli, produrli e promuoverli: Dalla, De Gregori, Venditti, Battisti, Cocciante, Paoli, Baglioni, Gaetano e Conte. Per citare solo i più celebri.
Attraverso questo libro, anche grazie all’apparato iconografico strepitoso, si capiscono molte cose.
Da una parte un’etichetta discografica ben cosciente delle necessità di produrre risultati economici e profitto che forniva un modello organizzativo severo ma al contempo efficace, con turni di registrazione serrati e inflessibili, grande dispiego di mezzi economici (anticipi spesso a fondo perduto agli artisti) e produttivi (si pensi al Cenacolo, luogo dal nome emblematico dove erano realizzati centinaia di provini a settimana in una decina di mini-studio operativi giorno e notte). Dall’altra produttori esterni e interni, assistenti musicali, direttori artistici, fonici, responsabili degli studi e delle orchestre, addetti alla promozione, alle edizioni musicali e alla vendita. Tutti a lavorare con ed intorno all'artista. In pratica, uomini capaci, dotati di altissime professionalità e di una visione artistica che avrebbe cambiato la storia della musica commerciale in Italia.
- continua nel post successivo
Natale 2 (in ritardo)
Mio figlio di dieci anni:
2008 e bloggers in their twenties
Per i propositi no, perché non li ho ancora espressi tra me e me e non è detto che lo faccia.
Ma c'è una cosa che salta agli occhi in questo fine anno e di cui mi piace scrivere.
Il cerchio di chi scrive "in sintonia" (parola troppo grande forse?) si è allargato e si allarga guarda caso ai ventenni.
Londoncallingste e Madison Fallen si leggono spesso qua e là ed è assai godibile leggerli. Non credo sia solo la passione per un periodo musicale a noi caro, i primi anni Ottanta, che crea legami.
E' la grana delle sensazioni espresse.
Vivono desideri e inquietudini simili alle mie (nostre?) di quarantenne e sono al contempo più inesperti (quante sensazioni simili già vissute, risolte, non risolte...) e un pò più saggi (svestiti delle ideologie, molto più pragmatici) e anche più freschi ( almeno mi piace immaginarli così, anche sui gusti musicali).
I trentenni ce li siamo quasi persi per strada?
Un pò lo si sa, lo si dice in giro da tempo. Se non è vero, alzino la mano che mi rimangio l'affermazione.
Scusate la sociologia spicciola, forse il paternalismo, lo so che odiate tutti le generalizzazioni e anche io detesto i "volemosse bbene", tuttavia quello che ho scritto mi pare un dato di fatto.
E per sdrammatizzare e mantenere il mio (dicono) proverbiale cinismo cito una citazione di Londoncallingste: "odiami e tagliami le mani che prima o poi ti rubo i sentimenti buoni".
Buon anno a voi lettori.