Credo ognuno di noi abbia un proprio modo di osservare la realtà. Io mi ritrovo sempre rapito e distratto dai dettagli.
In un museo, prima di immergermi nell’osservazione delle opere d’arte, non posso esimermi dal guardare l’atteggiamento del guardiano della sala. Ha lo sguardo spento, tipico di chi fa da troppi anni quel lavoro? Ha elaborato una tale usura al lavoro che un Rubens è per lui uguale a un'orrida foto di Lachapelle? Oppure nelle ore tarde di solitudine si ferma rapito davanti alla bellezza di quel Caravaggio? E la ragazza che mi ha venduto i biglietti, con quel golfino color topo, questa sera tornerà a casa stanca e usurata dalla sua famiglia stanca e usurata o il suo sguardo nonostante tutto vivo nasconde qualcosa di tangenziale?
Ieri, è passata in auto una signora ciccia che ha affrontato una curva tenendo saldamente in mano un chupa chups.
Lo sguardo delle persone in metropolitana mi dice se il mio umore è buono o meno.
Una mattina - nonostante la Playlist Light sull'iPod - lo sguardo delle persone mi appare spento e doloroso. Allora in un paio di fermate riesco a caricarmi dell’intero dolore dell’umanità. Vedo persone che piangono, dentro o fuori. La rabbia, la fatica, l’ignoranza, la miseria, la malattia, l’odore.
Altre volte mi sembra di essere su una carrozza felice. Il libro della signora appare chiaramente avvincente ai suoi occhi, la ragazza di fronte deve avere il pensiero fisso al proprio amore tanto le brillano gli occhi e quel signore in fondo che parla con un altro uomo sembra aver ritrovato l’amico di tanti anni fa.
Mi spaventa ovviamente pensare che in realtà le persone in metropolitana sono sempre uguali, sono io che cambio ogni volta...
La leva dell’Allarme è lievemente abbassata, il sigillo spezzato. Chissà se qualcuno ha mai provato a tirarla per scherzo.
E le scritte a pennarello o incise sulle porte. Il messaggio afasico di qualche sfaccendato, di qualche pazzo, di qualche adolescente con gli ormoni in esplosione.
Lo sguardo di quello stilista che sul cartellone fa la pubblicità ad una scuola di lingua inglese. Non poteva farsi la barba prima di farsi fotografare? Ha sempre quella faccia così anche nella vita normale?
L’uomo dallo sguardo aggressivo che gestisce l’albergo ad ore a pochi passi dalla fermata della metro. Mi risulta sempre simpatico nel suo sentirsi padrone di quei dieci metri di marciapiedi che tiene puliti come uno specchio.
Le persone in attesa nella lavanderia automatica. Chissà se anche lì nascono amori come nei film americani?
E il negozio che vende gli spray per writers. Ogni giorno mi viene voglia di entrare per vedere l’effetto che fa sentirsi vecchi in un negozio. Non ho negozi di tatuaggi nei paraggi, sennò sarebbe lo stesso.
E quei padri davanti alla scuola elementare. Con che baldanza e apparente allegria parlano del Milan, dell’Inter e della prossima partita di calcetto a cinque. Come faranno? Il futuro professionale di una persona si misura non tanto dalla sua capacità, ma dalla prontezza e vivacità con cui sa sostenere una conversazione sulle coppe europee e su Fabio Capello allenatore della nazionale inglese...
Per fortuna c’è N. che mi accompagna a sentire in anteprima il nuovo singolo dei B. e ci perdiamo nel dettaglio delle chitarre e delle colte citazioni rock. Dettagli.
Non smetto di stupirmi dei dettagli.
Mai quelli importanti.
Quelli importanti, come le parole dette, tendo a dimenticarli subito.
Una crepa su un muro può essere il prologo o la sintesi della mia giornata.
Similmente al Gattopardo, che nel vedere il quadro della resa di Napoleone, già intuisce in un attimo la propria sconfitta nel confronto con il villico furbo, ignorante e senza storia e pudore che mariterà con successo propria figlia.
Amo i dettagli. Riempiono la giornata delle cose che mi mancano.