Si correva a casa tornando da scuola, con la curiosità di ascoltare le trovate e i personaggi surreali che avrebbero preso vita alla radio a mezzogiorno e mezzo.
Per chi ha qualche anno in più dei quaranta, Alto Gradimento rappresenta - insieme alla Hit Parade di Lelio Luttazzi - il miglior ricordo di come in molte case italiane la radio fosse quasi un membro familiare aggiunto.
Oggi mi sembrerebbe quanto meno intrusivo pensare di ascoltare la radio (o peggio la televisione) a pranzo con la famiglia. Non lo era allora.
Con questo programma Renzo Arbore e Gianni Boncompagni portarono in Italia l'improvvisazione radiofonica, molti anni prima che le radio libere inondassero l'etere di parole. Proposero tra i primi la migliore musica pop del tempo, sia italiana sia anglosassone. Inventarono credo anche un artificio comunicativo che avrà grande fortuna negli anni successivi: il tormentone, ovvero la riproposizione puntata dopo puntata di personaggi o situazioni cui il pubblico immancabilmente si affezionava.
Al di là dei vari indimenticabili personaggi inventati da Mario Marenco, Giorgio e Franco Bracardi (sopra a tutti forse Catenacci con la sue nostalgie del ventennio fascista), ciò che fa sorridere ancora ora sono le risate soffocate di Arbore e Boncompagni, incapaci di trattenersi dall'esplodere di fronte alle follie degli improbabili ospiti.
Ma quello che a me pare l'aspetto più rilevante di Alto Gradimento è il messaggio di tolleranza che - forse inconsciamente - veniva lanciato: la porta era sempre aperta e veniva data libertà di parola ed espressioni a personaggi improbabili di ogni tipo. I due conduttori si limitavano a chiosare con le loro osservazioni divertite e pungenti ma mai offensive nei confronti del (finto) ospite che faceva irruzione - sempre sbattendo la porta - negli studi radiofonici.
Benché parte della finzione, il messaggio era che si poteva essere tolleranti anche nei confronti di coloro che erano "diversi", mantenendo leggerezza e sorriso sulle labbra. Cifra estetica che soprattutto Arbore (più di Boncompagni) avrebbe sempre mantenuto in tutta la carriera successiva.
Radio Due mette a disposizione in podcast un bel numero di puntate. Per ora una quarantina. Peccato che non ci sia anche la musica che Arbore e Boncompagni proponeva allora.
Tra le puntate si trova anche una breve intervista con Arbore, ascoltabile qui.
In questi giorni me li porto in metro e chissà cosa pensano i vicini di posto, vedendomi scoppiare a ridere tra me e me.
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