14 giugno 2007

Lomo

L’amico Giovanni Caviezel, da oggi qui linkato, mi ha raccontato della Lomografia, una delle molte espressioni artistiche da lui praticate.

E' un fenomento di cui si parla già da qualche anno in Italia, ma si sa, io sono lento.

Nata nel 1992 a Praga dall’idea di due giovani viennesi che hanno scoperto le qualità di una vecchia macchina fotografica sovietica comprata su una bancarella, la lomografia è un tipo di fotografia istantanea, praticata in qualunque luogo e senza pensare troppo al soggetto. Una fotografia d’istinto, in cui la velocità di ripresa è più importante della qualità fotografica, dove la qualità estetica delle foto non è basata sui parametri tradizionali, ma sulla combinazione spesso casuale di colore, movimento, inquadratura e soggetto, a volte sviluppata su più fotogrammi ripresi a pochi istanti di distanza.

In realtà, la vera lomografia richiederebbe l’uso esclusivo di uno specifico modello di macchina fotografica, la Lomo (vedi foto qui sopra), che grazie ad alcune peculiari caratteristiche costruttive, permette di ottenere colori molto brillanti anche in condizioni di luce difficili.

Il fenomeno è già preda di un’abile operazione di marketing. Il sito ufficiale dedicato alla lomografia, che pure spiega con dovizia di particolari l’estetica del movimento, tenta in realtà di venderti il nuovo modello di Lomo, ricostruita identica all’originale degli Anni Ottanta.
Onore al merito a chi nel 2007 riesce a vendere un obsoleto oggetto del realismo socialista sovietico.

Tuttavia il concetto dello scattare per cogliere l’attimo casuale è un’idea che mi affascina e mi accompagna da tempo e in più, detto tra noi, può essere realizzato anche con qualsiasi altra macchina fotografica, digitale o non, lavorando un pò sulla saturazione e sui tempi di posa.

Qui qualche pallido esempio sul mio spazio flickr.

7 commenti:

Franco Zaio ha detto...

Eh sì, bello. Cogli l'attimo, che non torna più, e potrebbe essere unico, irripetibile.

domesticamaria ha detto...

Caro Arimondi, grazie per aver dedicato tempo e spazio alla mia "zona lomografica". Intanto una precisazione: uso un solo tipo di macchina "lomo", quella a quattro obiettivi rotanti, che mi permette di mescolare la fotografia al cinema e di infondere movimento nel colpo d'occhio del riguardante. E ora una considerazione di metodo: se il punto di partenza è il grado zero della tecnica (quasi nessuna inquadratura, nessuna messa a fuoco, nessun controllo dell'esposizione, la peggior qualità di pellicola possibile, ecc.), il punto di arrivo avviene nella post produzione con Photoshop, che rende l'immagine molto più "pensata" e "voluta" di quanto i lomografi puristi vorrebbero. In questo senso le mie foto assomigliano molto ai sogni: affiorano quasi del tutto inconsciamente dalla pellicola per poi essere descritti, analizzati e rielaborati molte volte.

Arimondi ha detto...

Quindi, qualcosa di praticamente casuale viene elaborato fino a diventare un manufatto artistico, in questo caso grazie anche all'ausilio della tecnologia (Photoshop).

Queste foto in movimento, simili a fotogrammi appunto, fanno pensare a quei meravigliosi esperimenti figurativi messi in pratica dai Futuristi negli Anni Dieci. Laddove arti "statiche" come la pittura (Balla) e la scultura (Boccioni) volevano dare il senso del movimento, che allora (e in verità ancora oggi) era sinonimo di "modernità".
In questo la Lomografia mi sembra così "inattuale" e proprio per questo così affascinante.

domesticamaria ha detto...

Sì, caro Arimondi, "inattualità" è la parola giusta, alla quale puoi aggiungere anche una tecnologia "debole" in partenza e "forte" in arrivo. Di fatto, un baldo tentativo di andare controcorrente, ovvero contro l'entropia.
silver_john

Arimondi ha detto...

Una della conseguenze del postmoderno è senza dubbio l'entropia. La deriva verso il massimo disordine. Il "tutto va bene" della comunicazione mediatica, della TV, delle "Scienze della comunicazione", anche dell'Internet di "Second life", perché no.
Capisco, quindi, credo, il tentativo di arginare la tendenza al disordine del pensiero e della sensibilità, dando metodo e ordine (estetico) alla "casualità" forzata, in questo caso della foto lomografica.
Non una richiesta di "Ordine", bensì di coerenza.

domesticamaria ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
domesticamaria ha detto...

sì, la lomografia, o meglio la mia lomografia è, come hai scritto nel post successivo a questo, un modo duchampiano per esprimere un atto estetico ma soprattutto tetico verso l'oggetto.
E forse l'obiettivo più prossimo è la percezione stessa come origine dell'atto creativo (Arnheim). Vedere è ordinare, dare senso al mondo. Finchè vediamo, sfuggiamo al caos, o comunque "accettiamo il caos" (Dylan).
Johnny B. Goode