
Ieri sera sceglievo con mio figlio alcuni brani musicali adatti a sonorizzare poesie che verranno recitate durante lo spettacolo di fine anno a scuola.
Ad un certo punto ha cominciato a leggere.
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Ungaretti la scriveva a Napoli il 26 dicembre 1916, in licenza durante la Prima Guerra Mondiale. La intitolava Natale.
Doveva essere molto stanco di guerra e forse di altro.
Nei giorni e nelle ore che preannunciano momenti difficili si desidera scomparire in se stessi, come se la raccolta in sé potesse servire a unire e concentrare le proprie forze, ma anche a rassicurarsi delle proprie cose più profonde, da soli.
La scelta musicale è poi caduta su Everloving, Moby.
Foto © Gianni Berengo Gardin