28 agosto 2007

Teletubbies e London Stock Exchange

Come si sa, i bambini non vanno tanto per il sottile quanto a giudizio estetico e non faticano a farci capire in poco tempo ciò che è gradito e ciò che non lo è.
Nel campo televisivo i miei figli hanno sempre avuto punti fermi: qualche anno fa Leone cane Fifone, Ed, Edd ed Eddie, Mucca e Pollo (Cartoon Network), oggi Io sono Donato Fidato (con l’inseparabile Matteo Babbeo), ma anche Zack e Cody al Gran Hotel, Hanna Montana (Disney Channel). Già parano verso i Simpsons e South Park e presto li immagino davanti a Beavis & Butt-head (davvero i peggio caccalli del mondo).
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Al di fuori di questi confini per i miei figli si estende un territorio televisivo verso il quale non esiste tolleranza. Esiste solo lo sguardo pietoso e lo sbuffo senza fine, l’espressione del viso atterrita, simile a quella che si palesa di fronte ad un piatto di bietole o all’idea di passare un pomeriggio con le bambine dei vicini, di tre anni più piccole.
In questo territorio del disprezzo si ergono storicamente due protagonisti:
Le Bratz – bamboline leziose e smorfiose che suppongo facciano la gioia di tutte le bambine desiderose di un radioso futuro come veline di Striscia la Notizia.
Queste bamboline sculettanti credo che ispirino ai miei figli il desiderio di appenderle per i capelli con le mollette allo stenditoio di casa e farle piombare sul cemento sottostante dopo un volo di venti metri. Come del resto facevo io con la Barbie di mia sorella, manifestando un sano e precoce, anche se latente, desiderio di possesso.
All’apparire delle Bratz in pubblicità si alzano mugugni, borbottii di disappunto e spesso volano carte di caramelle contro lo schermo.
Ma al primo posto dominano gli incredibili Teletubbies.
Pupazzotti colorati e informi che si muovo ballonzolando su verdi colline finte, tenendosi per mano e esclamando frasi assolutamente tautologiche quali:
Oggi c’è il sole!
Bello il sole!
Il sole è caldo.
Come è bello e caldo il sole!
Eh, si oggi c’è il sole!
Come è belloooo!
Perfetti per i bambini di due/tre anni, con la stessa funzione d’intrattenimento del ciuccio. Non a caso trasmettono le stessa puntata due volte perché la ripetizione rassicura il pupo.
Simili alla funzione ipnotica che
aveva per noi degli Anni Sessanta il monoscopio della RAI (con sottofondo di rigoroso Liscio Romagnolo) prima che alle 17 iniziasse Giocagiò.
Sommo culmine dell’infantilismo, in casa mia, il solo pensiero di vederne una puntata rischia di dare la patente di “poppante” per l’eternità.

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Ma…

Nelle settimane scorse ero a Londra e, accesa la TV appena sveglio, come faccio sempre in albergo, invece della BBC che parla del meteo nel Sussex e del traffico infernale sulla M4 mi sono apparsi i Teletubbies nella loro nuova reincarnazione chiamata In the night garden.

Veri prati verdi, immobili e soleggiati, veri alberi alti e snelli, cieli blu. Al centro, pupazzi rosa e azzurri a forma di coniglietto cicciotto, pupazzette dalla faccia sorridente a forma di margherita, circondati da improbabili pesci volanti a guisa di dirigibile (o da dirigibili con le pinne da pesce?) e da formichine rosse squittenti.

Ebbene, mi sono ritrovato ipnotizzato da questa meraviglia terapeutica. Surreale e psichedelico. Sono sceso sorridente a fare colazione e per tutto il giorno avevo questa freschezza infantile addosso, come di gioco di bambino.
Il giorno dopo mi sono svegliato apposta all’ora stabilita per vederli. Stesso effetto del giorno prima.
Come la muzak più ipnotica, come un massaggio shiatzu, come un mantra orientale, come una carezza, “In the Night Garden” potrebbe essere la cura per il logorio della vita moderna…
Chissà quanti cinici brokers della City londinese non si azzardano ad andar in Borsa a decidere i destini della società capitalista prima di aver concluso la loro seduta mattutina davanti ai pupazzi di “In the night Garden”.
Che certamente li consigliano bene…

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