Approfittare dell'occasione di non scrivere solo per sé, per confrontare il proprio pensiero con ciò che accade intorno. Insomma, per vedere - non più di nascosto - "l'effetto che fa".
21 agosto 2012
Pur che se ne parli
Qui non si fa nulla, nulla, se non si fa chiasso. Bisogna essere discussi, maltrattati, levati in alto dal dolore delle ire nemiche. Il parigino non compra quasi mai il libro spontaneamente, per un sentimento proprio di curiosità; non lo compra che quando gliene hanno intronate le orecchie, quando è diventato come un avvenimento di cronaca del quale bisogna dire qualcosa in conversazione. Pur che se ne parli, comunque se ne parli, è una fortuna. La critica vivifica tutto: non c'è che il silenzio che uccida. Parigi è un oceano, ma un oceano in cui la calma perde, e la burrasca salva. Come si può scuotere altrimenti l'indifferenza di questa enorme città tutta intenta ai suoi affari e ai suoi piaceri, ad ammassar quattrini e a profonderli? Essa non sente che i ruggiti e le cannonate. E guai a chi non ha coraggio!
Non è un'"acuta" osservazione da piccolo moderno comunicatore di massa, ma una lettera di Émile Zola a Edmondo de Amicis, risalente più o meno al 1879.
Zola aveva lavorato da Hachette e aveva imparato presto come vendere i propri libri.
Ma dopo quasi 150 anni, l'industria culturale di oggi usa ancora gli stessi strumenti "promozionali" e non è ancora riuscita a trovare nulla di meglio di fare chiasso per far parlar di sé.
Il silenzio uccide, quindi ammettiamo qualsiasi nefandezza comunicativa, purché se ne parli.
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