28 gennaio 2012

Serendipità, nostalgia dell'inatteso


In un articolo tratto dal numero di dicembre di Intelligent Life, supplemento bimestrale di The Economist, ho trovato alcune considerazioni interessanti su un concetto che mi ha sempre incuriosito e il cui significato non avevo mai approfondito.
Il concetto è serendipità (dall'inglese serendipity) e la sua analisi si collega ad alcuni temi molto attuali, come quello del controllo e dell’influenza che strumenti della rete sempre più potenti e sofisticati come motori di ricerca o social network posso avere sulla nostra vita quotidiana, sulle nostre scelte e sulla nostra evoluzione culturale.

Il termine serendipity fu creato da Horace Walpole, aristocratico e scrittore dilettante che riportò ad un amico la leggenda dei Tre Prìncipi di Serendip. I tre fratelli, educati alle scienze empiriche e inviati in viaggio dal padre, se la cavavano nelle vicende più difficili grazie alla scoperta di cose sempre inaspettate, un po' per fortuna, un po' acutezza di spirito ed intelligenza.

Questo è proprio ciò che caratterizza la serendipità: la capacità di scoprire nuove cose interessanti e inattese in modo casuale mentre si è alla ricerca di altro. Presupposto per queste scoperte è la sagacia e lo spirito di osservazione. La serendipità presuppone anche una certa inefficienza, la non-pianificazione ed esclude la fretta e la mancanza di tempo.
Basta citare il forno a microonde, il Prozac, il Viagra e il pianeta Urano: scoperte che avvennero casualmente mentre gli scienzati stavano cercando qualcos'altro.


Anche la città è luogo ideale per le scoperte casuali, luogo eletto per il flâneur, ovvero per colui che gira per la città a naso all'aria per scoprire nuove cose ma senza una mappa (ma di questo simpatico personaggio da cui sono affascinato parleremo un’altra volta).

Il punto dell'articolo dell’Economist è che oggi il web rischia di ridurre le opportunità di trovare per caso cose che non cerchiamo e che in seguito saremmo contenti di aver trovato.
Apparentemente verrebbe da pensare il contrario: in rete basta qualche click casuale per ritrovarsi in mondi sconosciuti.
Ma Internet non è più un luogo di surfing come lo si immaginava all'origine: spazio virtuale infinito dove avremmo potuto imbatterci in meraviglie e stimoli inaspettati che avrebbero dato il via a nuove scoperte.
Nella pratica questo non accade quasi più: in parte per la pigizia che ci rinchiude nelle confortevoli quattro mura dei nostri bookmarks, feed e delle amicizie dei social network e che ci porta spesso a navigare con la stessa abitudinarietà con cui si passa alla sera a sbirciare nella casella della posta sotto casa per contollare se è arrivata qualche lettera.
Ma non accade più anche perché i siti che visitiamo tendono sempre di più a indirizzarci verso contenuti basati sulle nostre preferenze: i social network per esempio, ma anche i “suggerimenti” di negozi on-line come Amazon. In quest'ultimo caso, da tempo ormai il negozio virtuale di cui sono cliente mi propone solo musica che gravita intorno all’universo indie o rock anni '60-'70 e mai che gli venga in mente di propormi Gesualdo da Venosa, György Ligeti o Burt Bacharach, che pure fanno parte della mia formazione musicale.

In confronto, il quotidiano cartaceo tradizionale – anche quello più ideologicamente orientato - sembra più efficace nel indirizzare il lettore verso nuove scoperte casuali grazie all'impaginazione, che può farti incontrare argomenti inattesi. Si pensi all’importanza che aveva la Terza Pagina nel accostare tra loro argomenti stimolanti ma molto diversi tra loro.
Al contrario, alcuni quotidiani on-line già tendono a consigliarti gli articoli che sono piaciuti ai tuoi amici di Facebook.

Google ti invita a personalizzare il tuo profilo affinché le tue ricerche diano risultati “migliori”, più “adatti” a te, perché basati sulle tue indagini precedenti, sul luogo in cui vivi, sulle preferenze degli amici e, grazie alla geolocalizzazione di cui sono dotati oggi molti cellulari, sui luoghi che hai visitato. Propone tutto ciò come un grande vantaggio mirato a semplificarti la vita. Nella recente policy che unificherà tutti i prodotti Google si parla di esperienza "su misura per te".

In alcuni casi ciò può essere effettivamente vantaggioso perché propone ciò che cerchi; d’altra parte - per ovvi motivi commerciali - tende a non distrarti da ciò che con più facilità finirai per acquistare.
In ciò ricorda un po’ tristemente i canali televisivi Mediaset, quando negli Anni Ottanta e Novanta presero possesso del cervello di una gran parte degli italiani con la loro melassa di mediocre banalità tranquillizzante e ripetitiva, mirata a livellare verso il basso ogni curiosità in favore dell’ingurgitare pubblicità.

Il Web è diventato un luogo ideale per soddisfare i tuoi desideri e per farti trovare ciò che cerchi, ma appare meno efficace nel farti trovare nuove cose.
E spesso, si sa, sono le cose nuove quelle che forniscono stimoli per sviluppare nuove idee e perché no, magari cambiare in meglio la propria vita.



Tutte le foto © Arimondi