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A Londra, sono andato a curiosare allo Speakers' Corner.
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Per chi non lo sapesse è quell'angolo di Hyde Park dove la domenica mattina chiunque può salire su un panchetto e arringare la folla, libero di dire quello che vuole fino a quando qualcuno lo sta ad ascoltare (e fino a quando la polizia considera quanto viene detto rispettoso della legge).
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C'ero stato circa trent'anni fa ed ero convinto che oggi, negli anni dei media invasivi e della rete, fosse ormai un luogo caduto in disuso, obsoleto sito di comunicazione verbale verso pochi, laddove se oggi non proclami in sei righe qualcosa ai tuoi 400 amici di Facebook sei meno di uno zero.
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Viceversa l'angolo era vivo e affollato più che mai, nonostante il freddo pungente.
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Per lo più santoni, fanatici religiosi, imbonitori, visionari un po' fuori di testa, nazionalisti che al confronto il leghista Castelli è un pericoloso comunista, sicuramente anche abitudinari nella loro smania di convertire.
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Tuttavia, ai miei figli (che si sono divertiti come pazzi) ho spiegato che quella dello Speakers' Corner è un po' la metafora della Gran Bretagna, del suo spirito dialettico e tollerante al tempo stesso, dove chi argomenta deve farlo in maniera convincente e deve saper mantenere il punto anche di fronte ad una platea scettica e difficile, pronta a porre obiezioni anche dure e imbarazzanti, e dove chi ascolta deve argomentare a sua volta in maniera civile, senza mai deviare nel linguaggio violento, né (inconcepibile) nel manesco.
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Come dice la
voce di Wikipedia citando un uomo politico inglese, un luogo dove "la libertà di parola viene estesa anche a ciò che è irritante, causa di contenzioso, eccentrico, eretico, scomodo e provocatorio almeno fino a quando non degenera nella violenza".
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Anche abbastanza impressionante è stato vedere un gruppo di musulmani che attaccava verbalmente in maniera molto caustica (e con odio palpabile), l'invasato predicatore ebraico qui sotto.
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Alla fine si è avvicinato un uomino alto un metro e sessanta con naso da clown e parrucca giallo canarino che ha cominciato ad arringare la folla usando una mimica straordinaria e un linguaggio verbale totalmente inventato, scimmiottando l'inutilità del cicaleccio dei politici di oggi (a metà strada tra un Berlusconi afasico e uno
Scarpantibus di Giorgio Bracardi).
La folla si è sbellicata.
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Quando è sceso dallo sgabellino ha cominciato a parlare con il suo compare accompagnatore, sfoderando - tra un "porco qui" e un "porco là" - un inconfondible accento ciociaro.
Di colpo mi sono ritrovato catapultato nel più paradossale luogo comune di un Totò e Peppino all'estero che conquistano il popolo inglese... e il bello e il brutto è che era tutto vero.
Tutte le foto © Arimondi