
La crisi economica che colpisce la Spagna in questi mesi è palpabile, ma non sembra scalfire il desiderio dei madrileni di socializzare fuori di casa e di scambiare parole e idee.
Quattro giorni a Madrid bastano per immaginare un possibile diverso modo di vivere, dove la voglia di comunicare e dialogare sembrano più diffuse di quanto avvenga da noi.
Illusione di chi annusa un frammento di vita urbana filtrato dalle guide turistiche?
Può darsi.
Facile passare per superficiali avendo poco tempo a disposizione (ma che c'è di male nell'approfitare della superficialità offerta oggi dai voli
low cost, che mi permettono di visitare una capitale europea con pochi euro?).
Sta poi al singolo viaggiatore relativizzare, ricordando che una cosa è la routine quotidiana del proprio paese, capace spesso di tramortire l'entusiasmo e la poesia del vivere, altra cosa è gustare l'istantanea di una capitale pulsante di vita e di luoghi, dove le persone amano radunarsi per parlar fino a tarda notte.
Di certo Madrid è una città che si anima anche dopo le sette di sera e non si assopisce e rinchiude in se stessa come sembra invece voler fare la Milano di oggi.
A Madrid - a parte una serie di luoghi da vedere che non ho resistito ad elencare alla fine di questo post - ho scoperto due
highlights che non conoscevo e che da soli valgono, secondo me, il viaggio.
Sono opere di artisti, guarda caso, opposti tra loro.
Luce e tenebra, vita e morte, successo sociale e solitudine profonda.
Joaquin Sorolla e Francisco de Goya.
Joaquin Sorolla o della luce.

Pittore molto celebre in Spagna, da noi non molto conosciuto, rappresenta a pieno titolo un'arte figurativa espressa ai massimi livelli. Vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento potrebbe facilmente essere considerato un pittore conservatore, soprattuto se si pensa a cosa accadeva nella arti figurative in quegli anni in cui nuovi movimenti culturali e -ismi di ogni tipo stavano per rivoluzionare la sensibilità artistica contemporanea.
Eppure Sorolla, pur viaggiando spesso in città europee ed entrando in contatto con artisti delle avanguardie di quegli anni, continuò sempre a dipingere le sue spiagge, i figli, la moglie dall'aria dolce e rassicurante. Pur non mancando a tratti di cogliere aspetti sociali (i lavoratori delle campagne e dei villaggi spagnoli, gli orfani delle colonie al mare), complice il consenso della borghesia spagnola, Sorolla raggiunge la fama in Spagna unendo una talento e una tecnica pittorica eccezionale ad una volontà molto semplice: quella di rappresentare la bellezza intorno a sé.

C'è qualche cosa di incredibilmente alto nella sua capacità di cogliere la luce accecante del mare spagnolo, le ombre nette del mezzogiorno, le pieghe dei vestiti luminosi di donne di inizio secolo. La stessa luce che si coglie nel gardino che ospita il museo a lui dedicato e che fu la sua abitazione. Un giardino fatato, tra statue, zampilli di fontane, siepi di bosso e fiori, che, seppur oggi soffocato tra alcuni palazzi di un quartiere di Madrid, rimane un piccolo luogo miracoloso.
Francisco de Goya o dell'abisso.
Avete in mente i video di Chris Cunningham con la musica di Aphex Twin?
Per me rappresentano le paure e i terrori più ancestrali. Nulla di troppo volento, ma un po' come immergere un mestolo dentro al torbido dei nostri incubi e tirarne fuori il peggio: esseri deformi, giovani ghignanti, paesaggi post-atomici, angeliche figure femminili generate da una costola del "diavolo" in persona.