19 aprile 2007

La perfezione di un Giorno Perfetto

Adoro la serie di DVD “Classic Albums” (Eagle Rock Entertainment).

In ogni uscita viene narrata la genesi di un disco fondamentale per la storia del rock e del pop. Attraverso video d’epoca e interviste a musicisti, produttori, tecnici del suono e giornalisti si racconta di album come Who’s Next (The Who), Rumours (Fleetwood Mac), Dark Side of the Moon (Pink Floyd), Nevermind (Nirvana), dello sviluppo delle idee musicali che hanno portato alla loro creazione, della storia delle persone che vi hanno lavorato, dell’ambiente di quegli anni.

C’è un frammento di uno di questi video che non smetto di guardare.

Il DVD è quello dedicato all’album Transformer di Lou Reed, prodotto da David Bowie e Mick Ronson nel 1972. Sciolti i Velvet Underground, l’album segnava l’affermazione di Lou Reed come interprete solista, dopo il primo fallimentare album “Lou Reed”.

Brani immensi come Walk on the Wild Side, Vicious (vedi video), Satellite of Love raccontati nella loro genesi, sia musicale sia narrativa. Si parla da una parte dell’avventura con la Factory di Andy Warhol, ma soprattutto si parla di musica. Il contrabbassista Herbie Flowers spiega come è nato il riff di Walk on the Wild Side: il glissato di contrabbasso doppiato da un basso elettrico, solo perché il turno con due strumenti era pagato doppio…

Ma il frammento più emozionante è quello dedicato a PERFECT DAY canzone capolavoro, sintesi magnifica di rock e di pop, testo ambiguo in bilico in una zona grigia dove si narra di una felicità confinata con disincanto nel lampo di un giorno.

Lou Reed è in studio di registrazione, di fronte ad multipista ed è stato invitato a riascoltare al giorno d'oggi il missaggio originale, presumibilmente nello studio in cui fu registrato l’album. E’ visibilmente contento di avere questa opportunità, dopo più di trent'anni. Siamo nel clou della canzone. Gli occhi si muovono rapidi sul mixer, preme un pulsante e toglie la voce. Restano gli archi. I polpastrelli alzano una delle tracce dell’ensemble d’archi; un altro pulsante attiva una traccia di violini. Lui guarda la console, alza gli occhi verso l’interlocutore e sussurra:

“isn’t it beautiful?”

La sala è piena di violini che si rincorrono. La voce non c’è più. Reed alza il volume degli archi, che ora sovrastano il resto. Muove un altro fader e fa emergere il pianoforte. Il suo viso esprime uno stupore discreto, ma si vede che è in realtà assai mosso da tanta bellezza, dalla bravura di Mick Ronson, artefice dell’arrangiamento.

E’ un frammento che in un attimo rende l’artista, il suo interlocutore, il pubblico partecipi di momento molto alto, da brivido dietro la schiena. L’emozione, forse, di cogliere un artista rapito,
stupito dalla sua stessa creazione.

Peccato non esista (credo) una versione online di questo frammento. In compenso, qui sotto, una recente versione di Perfect Day, molto bella anche se un pò "do they know it's christmas-style.


Isn’t it beautiful?

Vicious, you hit me with a flower (Vicious, da Transformer, 1972)

Torti e giustizia

"Ogni torto si dirizza"
Milano, scuola elementare statale

La sensazione che possa essere davvero così...

01 aprile 2007

Voci mutanti

Stamattina mio figlio grande - tredici anni fra pochi mesi - aveva una voce diversa.
Strana.

Un'inequivocabile tonalità rauca mi indica che sta cambiando voce.

E' solo uno dei repentini e innumerevoli cambiamenti fisici e psicologici di questi mesi.

Solo da grandi - memori della propria pre-adolescenza - si può capire quanto è spiazzante ritrovarsi ad essere dei "mutanti" inconsapevoli.

Loro subiscono questi terremoti naturali senza sapere, affrontandoli con un'energia incontenibile e meravigliosa.