23 marzo 2009

Closer close-up


Domenica mattina ho salutato moglie, figli, sorelle, parenti vicini e lontani e insieme ad un caro amico fotografo sono andato a caccia.
A caccia di immagini. Immagini diverse dal solito.
Da tempo volevo farlo e finalmente, eccole.

Molti le riconosceranno subito.

Non è da tutti passare la prima assolata domenica di Primavera in un cimitero, lo so.
Ma che cimitero (il cimitero monumentale di Staglieno a Genova) e per quali immagini.

Sono le sculture utilizzate nel 1980 per copertine dell'album Closer e del singolo Love Will Tear Us Apart dei Joy Division. Un album e un singolo che hanno segnato me e molti altri, che sul quelle copertine abbiamo passato ore, nelle nostre camerette dark un po' problematiche, mentre il vinile nero girava nero.


Per anni ho avuto gli originali di queste sculture a due chilometri da casa e non le avevo mai viste dal vivo.
All'interno non è stato difficile trovarle, anzi quella di Closer si trova a sinistra, appena entrati (il mio amico - cinico ascoltatore dei Queen - ha detto che il fotografo, non avendo tempo, riprese la prima statua capitata a tiro...).

Mi sono trovato a volte a chiedermi su come furono scelte, e chi le propose a Tony Wilson della Factory Records per quelle due copertine. E' vero che esiste da sempre una forte affinità tra Genova e l'Inghilterra, ma Manchester e Staglieno non mi pare ispirino particolari associazioni di idee.

La mattinata è continuata con un indimenticabile giro tra viali alberati in collina, tra cappelle gotiche monumentali e capolavori della scultura, tra prati degradanti vero la Val Bisagno piene di tumuli infiorati e sentieri che ad ogni angolo offrivano scorci mozzafiato e un po' inquietanti di statue, croci e lapidi, a volte anche abbandonate, respirando una boccata di spirito da Grand Tour ottocentesco insieme ad una sensazione di abbandono malinconico, accentuato dalla polvere e dallo smog che ricoprono molte statue.

Se non si è troppo sensibili o peggio superstiziosi, facendo clic qui si può accedere ad una selezione di altre mie foto di queste sculture, "fantastiche" nel vero senso della parola.

13 marzo 2009

Grr


L'aggressività intorno a me.
La respiro, si taglia a fette.
Mi ci sto abituando? Mi sto adattando ad essa?
Orrore.

Allora leggo le Tragedie Greche. Ascolto American Graffiti. Ascolto le Arie Antiche da camera dell'Ottocento cantate da Cecilia Bartoli. Piano e voce.

Leggere, fresche come l'ossigeno, come il bisogno di correre verso la radice dei concetti umani, alla purezza felice di un rock'n'roll spensierato, alla fonte della voce umana, voce di donna.

Oggi creata nuova playlist. Lieder.
All'interno, le Arie Antiche di cui sopra, il Winterreise di Schubert, le Chansons de Bilitis di Debussy.

03 marzo 2009

I cultori dionisiaci della musica ritmica


Ieri sera ripetevo con mio figlio dal libro di storia. La nascita di Atene: Draconte, Solone, Ipparco, Clìstene.
Quanti ricordi e soprattutto quanti personaggi ed eventi che non ricordavo affatto...

Poi l'occhio mi cade su un riquadro giallo, di quelli che servono per approfondire un concetto o per definire un termine particolare, in questo caso quello dei misteri dionisiaci:

"Si credeva che l'eccitamento derivante dal vino o da una qualsiasi forma di esaltazione collettiva preparasse i fedeli ad accogliere l'ispirazione divina. Ancora oggi, del resto, alcuni cultori di musica ritmica cercano nella droga e nel contatto tendenzialmente orgiastico col pubblico la liberazione della fantasia e l'agile felicità dell'improvvisazione (anche se poi, in realtà, ottengono solo il risultato di rimbecillire)."
A. Camera - R. Fiabetti, Corso di Storia Antica e Medievale, II edizione, Zanichelli, 1992, 1997, pag. 133.

Mi pare splendido essere definito un "cultore di musica ritmica" e invidio tutti coloro che amano la musica non ritmica perché chissà quale inesistente ed extramondana musica ascoltano.
Mi dispiace anche essermi perso tutte (dico tutte) le orgie a cui avrei potuto partecipare e che invece mi sono sfuggite.
All'"agile felicità dell'improvvisazione" (termine a mio avviso involontariamente sublime) ho invece sempre aspirato e la musica mi ci ha quasi sempre condotto, per fortuna.
Per il rimbecillito, a quarantasei anni posso dire che hanno perfettamente ragione.

Certo è che con tutto l'affetto che posso avere per il Camera-Fabietti (che secondo i revisionisti di destra è un libro "di parte", che ha "plagiato generazioni di italiani" e al quale sono quindi riconoscente), questo incredibile paragrafetto potevano risparmiarselo.

Però rido e penso a quella meravigliosa battuta di Andrea Pazienza, raffigurante una mamma dagli occhi strabuzzati e urlante:
"Oh cielo! Mio figlio si fa le mele!!!!"